Chiusa la conferenza di Lucerna con una bozza che difende l’integrità territoriale dell’Ucraina “Sì” di 78 Paesi il Sud globale diserta
Daniele Raineri
BüRGENSTOCK — Finisce la prima conferenza di pace sull’Ucraina con un comunicato ufficiale firmato da 78 Paesi – quindi con la defezione del Sud globale – che afferma l’integrità territoriale ucraina e quindi si oppone direttamente alla Russia, che invece anche soltanto per cominciare a trattare vuole almeno quattro grandi regioni. Fonti dello staff presidenziale ucraino dicono aRepubblica che il piano di pace di Kiev adesso passa, tentativamente, per l’Arabia Saudita, per la Cina e per una sequenza di piccoli passi diplomatici che otterranno risultati all’inizio piccoli e poi sempre più importanti.
Cominciamo dall’Arabia Saudita: secondo gli ucraini potrebbe ospitare la seconda conferenza di pace, dopo questa prima che si è appena conclusa a Bürgenstock, perché la Cina considera l’Arabia Saudita un luogo non troppo compromesso con i governi occidentali e quindi accetterebbe di partecipare. Nemmeno la Svizzera, neutrale per tradizione, oggi va bene agli occhi di Pechino. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, intravede l’opportunità e la incoraggia. Sabato ha avuto parole di elogio sperticato per il ministro saudita Faisal bin Farhan al Saud: «Abbiamo notato le eccellenti dinamiche nelle relazioni bilaterali tra l’Ucraina e il regno saudita e abbiamo parlato di come farle progredire ». Il fatto che l’Arabia Saudita non abbia firmato la dichiarazione finale del summit di pace non spaventa Kuleba: «Due settimane fa scrivevano che l’Arabia Saudita aveva declinato l’invito alla conferenza di pace e noi sapevamo che non era vero. Il fatto che sia qui dimostra che è impegnata nel processo di pace: Riad è della partita». È possibile che i sauditi non abbiano firmato la dichiarazione finale perché include una presa di posizione definitiva sull’integrità territoriale dell’Ucraina – in sintesi: non si tocca, il contrario di quello che dice Putin – e quindi potrebbero aver deciso che per apparire mediatori imparziali era necessario astenersi. Il ministro saudita nel suo comunicato finale ha detto: «La partecipazione della Russia è essenziale per la credibilità di una conferenza di pace» e suona come un messaggio lanciato dritto ai russi. Il summit saudita, se mai ci sarà, vi aspetta a braccia aperte.
Se l’Arabia Saudita organizzasse la prossima conferenza, prosegue il ragionamento degli ucraini, allora la Cina si potrebbe convincere a partecipare. E Pechino ha un peso specifico che la Russia non può permettersi di ignorare. Il presidente russo si considera antagonista degli Stati Uniti, ma non vuole contrariare illeader cinese Xi Jimping (basti ricordare, a questo proposito, che nel 2022 la Russia aspettò la fine dei Giochi invernali in Cina per invadere l’Ucraina, in modo da non rovinare l’evento sportivo). Nella sua dichiarazione finale Zelensky lo ha detto con parole esplicite: «Credo che la Cina potrebbe aiutarci, ha influenza sulla Russia. L’Ucraina non ha mai detto che la Cina è nostra nemica. Io vorrei che la Cina fosse amica dell’Ucraina». E così gli ucraini, che devono ragionare sul medio-lungo termine per immaginare una pace realistica, provano ad afferrare i primi due anelli della catena che porta al negoziato con la Russia: sauditi e cinesi.
Su come sarà condotto questo negoziato, le fonti ucraine citano come modello la cosiddetta iniziativa del Mar Nero, un accordo firmato nel luglio 2022 a Istanbul che permise agli ucraini di esportare cereali e fertilizzanti via mare senza temere atta cchi da parte della Russia. Quelle trattative progredirono a piccoli passetti e su punti ridotti e specifici, senza puntare a risultati ambiziosi, e funzionarono. Riguardo ai dossier da negoziare con i russi, gli ucraini citano la cosiddetta “Peace Formula” annunciata da Zelensky nel novembre 2022, un elenco di dieci punti checontiene sia traguardi concreti sia obiettivi che adesso sembrano irraggiungibili, come il ritiro dei russi dal territorio dell’Ucraina. E tre di questi, la messa in sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la garanzia che il grano ucraino possa arrivare ai mercati dell’Africa e dell’Asia e la restituzione dei minorenni deportati in Russia, sono stati trattati in modo specifico a questa conferenza appena terminata in Svizzera. Ma nel luglio 2022 c’era un mediatore, la Turchia, e contatti continui con Mosca. Oggi queste cose non ci sono ancora.