“Obbligo di denuncia del voto di scambio” Stretta sui candidati nel codice etico Pd
Schlein valuta di proporre a tutto il partito le nuove norme di trasparenza varate da Misiani in Campania. Controllerà Roberti, ex procuratore antimafia No a chi ha carichi pendenti, dovere di portare dai pm i tentativi di corruzione
ROMA — Sotto choc per le inchieste giudiziarie a Bari e a Torino su voto di scambio e corruzione elettorale, il Pd di Elly Schlein prova a reagire, scegliendo la linea dura per fare pulizia al suo interno. E porre un argine ai cacicchi che nei loro territori tendono a fare il bello e il cattivo tempo, in modo spesso fin troppo disinvolto.
Tutto nasce da una constatazione: il Codice etico varato dal partito all’atto della fondazione non ha impedito né scoraggiato la diffusione di pratiche illegali che ora la destra e i potenziali alleati del M5S utilizzano come una clava. Perciò il Nazareno ha deciso di correre ai ripari, piantando paletti più rigidi per i candidati alle prossime elezioni. Che dovranno attenersi al nuovo regolamento anti-corruzione elaborato dal senatore Antonio Misiani, il responsabile Economia che è anche commissario in Campania. Nato come iniziativa locale per le comunali nella Regione governata da Vincenzo De Luca, i fatti degli ultimi giorni in Puglia e in Piemonte starebbero convincendo il vertice dem a estenderlo a tutto il territorio nazionale. Anche se è una decisione che dovrà essere discussa prima in segreteria e poiin direzione.
Per garantire la «massima trasparenza nel processo di selezione delle candidature», oltre a dover presentare il certificato penale e i carichi pendenti, come già previsto dal Codice etico, nonché a verificare di non ricadere in uno dei casi di ineleggibilità stabiliti dalla Commissione Antimafia, i contendenti a un seggio dovranno sottoscrivere una dichiarazione contenente l’impegno a «denunciare alle Forze dell’Ordine eventuali tentativi di condizionamento del voto, di voto di scambio, di intimidazione, di corruzione o diconcussione nel corso della campagna elettorale e dell’eventuale mandato amministrativo ». Non solo. Dovranno pure improntare la loro azione politica «ai principi di trasparenza e legalità», dando priorità ai temi del «contrasto a ogni forma di criminalità organizzata». Il mancato rispetto comporterà l’esclusione dal Pd. E a riprova che si fa sul serio, a supervisionare l’attuazione del nuovo regolamento sarà l’europarlamentare e già procuratore antimafia Franco Roberti.
Una disciplina che sembra scritta alla luce di quanto accaduto a Bari e a Torino, anche se Misiani smentisce: «Questo lavoro è iniziato tre mesi fa, riprendendo una serie di buone pratiche di trasparenza adottate in passato in alcune amministrative campane». Una traccia che può tornare utile per il futuro. Magari inserendo altri interventi che, a livello nazionale, stanno a cuore a Schlein. Uno su tutti: il limite al numero dei mandati. Se è vero, infatti, che il Codice etico del Pdgià lo prevede, è vero pure che il frequente ricorso a deroghe ha spesso permesso di aggirare il tetto. Da qui l’idea di introdurre vincoli più stringenti.
Se ne parlerà nel corso della direzione che dovrebbe tenersi la prossima settimana per varare le liste per le Europee. Il momento della verità, dopo tante tensioni. Il dossier, che «è nella totale disponibilità della segretaria », presenta ancora alcuni nodi irrisolti: in particolare il posizionamento della leader dem e quello degli esponenti civici, da Lucia Annunziata a Marco Tarquinio passando per Cecilia Strada. Che rischia di condizionare la corsa di quanti fra i big ambiscono alla pole: Stefano Bonaccini nel Nord Est, Andrea Orlando nel Nord Ovest, Dario Nardella e Nicola Zingaretti al Centro, Antonio Decaro al Sud. Un sudoku per abili solutori che negli anni scorsi ha prodotto fibrillazioni tali da portare il Pd vicino alla scissione. Accadde a Renzi nel 2018.