Il personaggio
Silvia Fumarola
SANREMO —Per chi lo conosce bene, vedere Amadeus come leader della sinistra, artefice di un festival politico fa un po’ sorridere. «Perché la libertà è libertà, non ha colore ed è di tutti» ripete come un mantra. Ci crede davvero. Ma Amedeo Rita Sebastiani, il ragazzo cresciuto nelle radio, che ha riportato il festival agli ascolti bulgari del 1995 — conquistare una media del 62% di share vuol dire davvero es sersi sintonizzato con la pancia del Paese — a suo modo è “un conduttore politico”.
Abile, con una squadra di autori alle spalle che costruisce la narrazione alto/basso, ha tenuto insieme le provocazioni con Fedez e le radici con Gianni Morandi. Ha parlato ai giovanissimi che fanno della fluidità la loro scelta di vita, e agli adulti che aspettavano di rivedere i miti della loro vita: e col trio Morandi-Ranieri-Al Bano tutto l’arco costituzionale è rappresentato. Gli attacchi della destra al Festival si sono moltiplicati. Fratelli d’Italia assedia viale Mazzini: il festival di Sanremo, l’evento che oltre agli ascolti fa cassa con oltre 50 milioni di raccolta pubblicitaria, il dato più alto di sempre, è l’obiettivo. A 60 anni Amadeus, con una nuova consapevolezza, ha attraversato questa settimana di polemiche con l’abilità da mediatore stile vecchia Dc. Tracce di ansia sul suo volto? Non pervenute.
Sulla questione Zelensky non si è scomposto. Neanche la presenza dell’ambasciatore ucraino in platea, invitato dall’ad della Rai Carlo Fuortes, gli ha fatto mettere mano alla scaletta della serata finale, tutta costruita sulla gara. Il messaggio di Zelensky è stato letto nel cuore della notte, dopo le due.
Fresco e pronto tutte le mattine, mentre le agenzie registravano attacchi di ogni tipo, Amadeus, che non è un pericoloso barricadero, ha dimostrato di essere un frontman che difende le sue idee.
E anche adesso, forte del record di ascolti che dovrebbe farlo sentire protetto, lo dice chiaro e tondo: «Se mi mandano via me ne vado. Se chiunque dovesse dirmi che il mio mandato finisce qua, ne prenderei atto conservando quattro bellissimi anni per tutta la vita, con il piacere di aver fatto quello che desideravo fare».
«Nella vita, al di là dei festival», spiega facendo un bilancio «dipende tutto da un risultato: se si ottengono questi risultati hai una forza. Se avessi fatto il 15-20% in meno sarei un allenatore esonerabile. Qualsiasiallenatore è forte finché la squadravince, se perde anche i più grandi sono a rischio esonero. Ecco perché devo portare sul palco quello che sento, devo essere sempre convinto di quello che faccio: bisogna sbagliare con le proprie idee, non con quelle degli altri». Nel 2024, secondo l’accordo firmato con Fuortes, il festival sarà ancora targato Amadeus.
Stratega, sicuramente, ha fatto il Sanremo che voleva. «Quando mi chiamano “visionario” lo ritengo un grande complimento, mi piace immaginare qualcosa che non si è concretizzato. L’importante » ripete «è avere accanto persone che condividono il tuo progetto, ti danno fiducia e ti permettono di lavorare al meglio. Ho sentito tutta la Rai vicina, dai dirigenti ai gobbisti che mi hanno aiutato, chiusi nella loro stanzetta».Non riesci mai a trascinarlo sul terreno della politica («Basta, parlano i fatti, non è possibile che con un festival con una media così stiamo ancora a discutere di questo»), ha capito benissimo che i politici possono parlare quanto vogliono, lui ha il pubblico dalla sua parte. E per chi deve fare i risultati in tv, non è poco.
«La forza della gente zittisce qualsiasi polemica» dice «È stato facile fare Sanremo con questo clima sereno. Vedere un fiume di persone dai 5 agli 80 anni per strada ti fa capire che la condivisione del pubblico è la forza del festival. La potenza della gente dà forza contro qualsiasi polemica». Oltre la tv, Sanremo è volato sui social, su RaiPlay, ha parlato a pubblici diversi. Li ha intercettati tutti. E forse alla fine ha ragione Al Bano, vecchio saggio: «Sanremo troppo di sinistra? Ma quando mai, il festival è come una chiesa: accoglie tutti».
Amadeus, a suo modo, è entrato nella storia: «Mi porto dietro la presenza del presidente Sergio Mattarella, il selfie dietro le quinte è un momento che non dimenticherò mai. Poi il monologo di Roberto Benigni sulla Costituzione, il supereroe Morandi. E la libertà che hanno avuto gli artisti di esprimersi ». Diligente, mai un capriccio, conduttore formato famiglia, moglie e figlio al seguito, un soldatino della tv. È ripartito subito da Sanremo, stasera sarà di nuovo in onda, in diretta su Rai 1: riparte I soliti ignoti .
La gente, il seguito fedele che lo rende forte, non si conquista con l’evento dell’anno, ma giorno dopo giorno, con la presenza, parlando a tutti. E lui lo sa bene.
Questa sì una lezione per la politica.