Il Punto 15/11/2022
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17 Novembre 2022di Aldo Cazzullo
De Benedetti: non siano schizzinosi, appoggino Moratti
«Le democrazie moderne sono minate da due mali che le divorano da dentro: le crescenti disuguaglianze e la distruzione del Pianeta. Un partito progressista che non mette in cima al suo programma questi due punti non serve a niente, e infatti fa la fine del Pd; che ha conquistato la borghesia e ha perso il popolo».
Ingegner De Benedetti, lei ha sempre una parola buona per tutti.
«Purtroppo queste non sono parole, sono fatti: con qualche eccezione, il Pd è un partito di baroni imbullonati da dieci anni al governo senza aver mai vinto un’elezione. La segreteria Letta è stata un disastro».
Perché dice questo?
«Perché in campagna elettorale Letta non ha saputo indicare una sola ragione per cui si dovesse votare il Pd, ma solo ragioni per non votare gli altri. Per la sua arroganza e supponenza il Pd ha corso da solo e ha determinato la vittoria della destra, che alla luce dei risultati non era affatto scontata».
Con chi avrebbe dovuto allearsi?
«Escludere a priori un accordo con i 5 Stelle è stata una prova di arroganza, oltre che una stupidaggine».
I 5 Stelle avevano provocato la caduta di Draghi.
«Ma identificare il Pd con Draghi è stato guardare al passato. Agli italiani bisognava parlare del futuro».
Parliamo del futuro. Chi dovrebbe essere il prossimo segretario?
«Quelli che si sono candidati non mi sembrano in grado di scongiurare la morte progressiva del Pd».
Bonaccini non le piace?
«Lo conosco poco. Ma sono rimasto legato alla teoria di Togliatti: gli emiliani sono bravi ad amministrare il territorio, pessimi a fare politica a Roma. Tranne Bersani, che per me è sempre il migliore».
Nardella?
«È un ottimo sindaco, ha fatto bene a Firenze. Ma temo che metterebbe i due punti-chiave, le disuguaglianze e il Pianeta, in un pastone, anziché farne le priorità assolute».
Elly Schlein?
«Non ha neppure la tessera del Pd. Sarebbe il classico Papa straniero. È una figura interessante; non una leader».
E della candidatura Moratti in Lombardia cosa pensa?
«Ho idee politiche da sempre opposte alle sue. Conosco la famiglia Moratti da una vita: da ragazzo andavo al mare a Stintino, l’hotel era loro. Ricordo Angelo: persona simpaticissima, il classico borghese milanese che si era fatto da sé, aveva cominciato commerciando olio usato dei motori e ha finito con due Coppe dei Campioni. Un uomo affascinante per personalità e simpatia. Ero amico dei figli, Gian Marco e Massimo. E ho visto arrivare in famiglia Letizia».
Che opinione ne ha?
«Le riconosco professionalità, capacità, onestà, passione, ambizione: tutte qualità. Il Pd in Lombardia non ha mai toccato palla. Ha sempre vinto la Lega».
L’errore
Alle elezioni il Pd ha corso da solo e ha determinato la vittoria della destra. Escludere a priori
un accordo con i 5 Stelle
è stata una prova di arroganza, una stupidaggine
Prima di Fontana vinceva Formigoni.
«Comunione e liberazione: peggio mi sento. Un candidato del Pd in Lombardia non vincerà mai. Saggiamente Cottarelli ha rifiutato. L’altra volta ho sostenuto Gori, anche finanziariamente: ottima persona, ma la sua corsa è stata un disastro».
È sicuro che candidare uno degli altri sia la soluzione?
«La Moratti ha avviato una profonda revisione del suo passato berlusconiano. Oggi non c’è più il centrodestra; c’è una destra dura, antieuropea, di matrice postfascista».
Addirittura?
«Questo governo è disastroso».
Non è un po’ troppo severo?
«Lo sono troppo poco. È un governo obbrobrioso».
Il suo pare un giudizio ideologico.
«Al contrario: giudico i fatti. E il governo ha fatto solo stupidaggini. Una legge speciale, inutile e incostituzionale, quando la questione del rave era già stata risolta brillantemente dal prefetto di Modena. Una sparata sui contanti, il tetto a 10 mila euro, poi dimezzati. Ora si annuncia un condono. Sui migranti il governo ha fatto una figura da cioccolatai: ha proclamato “non scenderanno mai”, e li ha fatti scendere tutti. Con la Francia ha creato un caso, ci è voluto Mattarella per ristabilire un rapporto almeno formale, e La Russa anziché ringraziarlo l’ha attaccato».
La reazione francese non è stata spropositata?
«Macron non deve governare l’immigrazione nel Mediterraneo; deve governare la Francia. E ha una forte opposizione di destra, con Le Pen e Zemmour. Era chiaro che gli sarebbero saltati al collo se avesse accolto una nave che era al largo delle coste italiane. Eppure l’ha fatto. E il governo italiano ha dimostrato un’ignoranza politica tremenda. Ha perso un alleato, con un errore che un bambino delle elementari avrebbe evitato».
Che lei sia contro la destra non è una notizia. Però ora sta criticando il Pd che chiude alla Moratti. È sicuro che possa vincere?
«Sono sicuro che un candidato del Pd non vincerebbe mai. Mentre contro Attilio Fontana la Moratti può farcela. Se il Pd la appoggiasse, secondo me ce la farebbe».
Ma nel Pd ci sono militanti che straccerebbero la tessera.
«Perché non l’hanno fatto quando il loro partito governava con Salvini? E ora fanno gli schizzinosi? Come mai questo pudore improvviso? Dopo la rotta del 25 settembre, ora la sinistra deve tornare a vincere. Per farlo servono coalizioni elettorali, che non sono necessariamente coalizione politiche. Lo scopo tattico di un partito all’opposizione è mettere in difficoltà il governo. E la Lombardia è una partita decisiva».
Perché?
«Se Salvini perde la Lombardia, cade. E se cade Salvini, cade il governo».
Il Pd è frenato anche dal fatto che la candidatura Moratti viene da Renzi e Calenda.
«Non si fa politica pensando sempre ai nemici. Nella testa di Letta risuona ancora la campanella di Palazzo Chigi, che passò a Renzi con l’entusiasmo che tutti ricordiamo. Ma sono trascorsi quasi dieci anni. Il Paese affonda, e la sinistra è prigioniera dei risentimenti personali?».