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29 Settembre 2024Materia viva
29 Settembre 2024Lubiana. Un’opera struggente e poetica di Adrian Paci nel sotterraneo della galleria Cukrarna, centro pulsante d’arte contemporanea della capitale slovena. Tre schermi, rintocchi casuali, albe e tramonti, nuvole e mare. E la nostra anima
Dong. Il rintocco di una campana è già un evento pieno. Un suono che “sa” di umano, di primordiale e di sociale; un avvertimento di presenza, un ritmo, qualunque sia, che dice “siamo qui”. Un rintocco di campana con cielo e nuvole innalza automaticamente lo sguardo e il pensiero, immagina territori spirituali inesplorati, lancia messaggi che vanno diffondendosi nell’aria, allargano il respiro, abbandonano la presa sulla terra, elevano verso e oltre l’orizzonte. Una campana che suona, da sola, nel mare aggiunge un elemento spiazzante e crea vertigini di associazioni di pensieri che non sapevi di potere o voler fare. Il suono di una campana mossa dalle onde è una poesia surrealista, un sogno metafisico che può essere dolcezza, festa e molto, molto dolore. Solitudine e compassione, traccia di un fato comune che ogni singolo tocco, dong, anziché separare unisce e non importa chi siamo e da dove veniamo.
Questo sogno, struggente e magnetico, accade e dura ogni venti minuti circa: siamo nel sotterraneo dell’ex zuccherificio Cuckrarna a Lubiana, adesso cuore pulsante dell’arte contemporanea della capitale slovena, immersi nel nostro silenzio attonito e nel buio rischiarato dai riflessi del sole sul mare (un’eterna epifania di bellezza), e questa campana che rintocca, dong, di- dong, sul rollio delle onde, ora dolci e tenui, ora allungata, frenetica, scossa da raffiche più potenti, l’ha pensata e realizzata per noi l’artista albanese, da tempo residente a Milano, Adrian Paci (che qui accanto ne racconta genesi e realizzazione). Il direttore Blaž Peršin, che ci accompagna, non ci ha avvisato della forza e potenza di questa danza marina: un canto delle sirene che calamita irresistibile la nostra ammirazione. La nostra emozione. Nelle sale ai piani alti, Paci è presente con una sua notevole mostra, che rende omaggio e riflette sull’eredità artistica e culturale che suo padre, il pittore Ferdinand, e la terra albanese, gli hanno lasciato. La guardo con la dovuta attenzione, ma ritorno in fretta, e con tutta calma, in questo sotterra pieno di spirito, e denso di spiritualità laica.
E sei tu, qui, che devi decifrare il suo messaggio. Nel buio del sotterraneo un ultimo rintocco, non sai da quale schermo. Su quello di sinistra, credo di vedere – o lo spero –, un sole che nasce. Dong. Silenzio. Struggimento. Dong. Dong. Titoli di coda. Brividi. In campana.