Se ne è parlato durante una riunione del gruppo dem in Regione Il problema resta il decreto sul payback che ancora non c’è
Lo spettro è sempre lì e l’ultima volta si è materializzato nuovamente durante una riunione del gruppo di maggioranza in Regione nei giorni scorsi. L’ipotesi delle tasse in sanità torna ciclicamente e con il passare dei giorni la preoccupazione aumenta, come il rischio di chiedere ai toscani di dare un contributo per finanziare ospedali e Asl. La settimana scorsa i consiglieri si sono salutati dopo aver ipotizzato di fare una manovra che prevede il prelievo di circa 200 milioni di euro dalle tasche dei toscani. Forse rialzando l’Irpef ai redditi alti. Soldi da mettere nel bilancio del 2024. A cui potrebbero essere accompagnati anche tagli di spesa. Il mantra che viene ripetuto in Regione è che bisogna evitare a tutti i costi di finire in piano di rientro.
Ad essere sereno, almeno così sembra, è il presidente della Regione Eugenio Giani, che durante l’incontro ha detto di essere convinto che alla fine arriverà il payback a sistemare le cose, almeno per questo 2023, anno in cui lo sbilancio è di circa 500 milioni di euro. Per payback, in questo caso, si intende quello sui dispositivi. Si tratta di un contributo che le aziende produttrici devono rendere alle Regioni quando la spesa per quelle forniture supera un certo tetto. La legge che lo prevede esiste da anni ma solo l’anno scorso il ministero alla Salute ha fatto un decreto per renderla operativa, chiedendo ai privati di rimborsare quanto guadagnato tra il 2015 e il 2018.Quei soldi sono serviti per ripianare il bilancio del 2022, anche se non sono arrivati tutti, visto che ben 1.800 aziende hanno fatto ricorso contro il decreto del governo. A breve si conoscerà la decisione del Tar.
Per salvare l’anno in corso, la Toscana aspetta i soldi riferiti al periodo tra il 2019 e il 2021. Si tratta di circa 420 milioni, che andrebbero a coprire quasi tutto il mezzo miliardo di buco. Il problema è che finché non si conosce l’esito dei ricorsi il ministero non si muove. Se poi le aziende vincessero i ricorsi relativi al 2022 sarebbe un problema. Anche se non è chiaro come si comporterà il governo, c’è il rischio che i soldi per il 2023 non arrivino e a quel punto salterebbe tutto. Ma affidarsi al payback è comunque rischioso, se non per l’anno in corso per il prossimo. La norma che lo ha introdotto non piace a nessuno e difficilmente sopravviverà anche l’anno prossimo.
La Toscana fa bene a lavorare per ridurre il suo sbilancio tendenziale perché prima o poi i soldi delle aziende che producono i dispositivi non arriveranno più ( e questo al di là di tutti i ricorsi). Da tempo nella maggioranza c’è chi parla della necessità di introdurre tasse per aiutare la sanità. Si tratta di una decisione politicamente molto impegnativa che però è stata presa in quasi tutte le altre Regioni del Centro- Nord. Inoltre, finire in piano di rientro, cioè con un rosso in bilancio, porterebbe comunque a introdurre le tasse per non finire commissariati.
Ma succederebbe intorno a maggio, quando si chiudono i conti dell’anno precedente. Gli effetti politici sarebbero dirompenti per il Pd, sia che il banco salti l’anno prossimo, quando tra l’altro si vota a Firenze, Prato e Livorno, oppure quello successivo, quando ci sono le elezioni regionali. E allora, pensa qualcuno, è meglio prendere il toro per le corna e introdurre da soli le tasse. Del resto da tre anni la sanità toscana è sotto di mezzo miliardo e non si riesce a risalire la china, malgrado le misure stabilite dall’assessorato e dalle Asl.
— mi.bo e.f.