Durante il processo sinodale in corso a Roma, che per la prima volta nella storia coinvolge tutte le componenti del popolo di Dio, molte sono le tensioni che emergono. Non può essere che così, come dimostrano tutti i sinodi che si sono svolti, dal primo testimoniato dagli Atti degli apostoli a Gerusalemme.
Anzi, la necessità di celebrare un sinodo si impone proprio quando è minacciata l’unità nella chiesa o tra le chiese.
Nel percorso attuale sono emersi sempre più come temi di confronto e di scontro i possibili mutamenti su svolgimento dei ministeri ed esercizio dell’autorità, tra cui la concessione del diaconato alle donne e la loro ammissione all’ordine presbiterale; o temi riguardanti l’etica morale che necessita di una nuova comprensione e di nuove letture di situazioni umane realissime come i legami tra persone dello stesso sesso, il riconoscimento del genere, eccetera. Questo è un sinodo voluto da Papa Francesco sulla “sinodalità” per esplorare, acquisire e arrivare a praticare nella vita ecclesiale questo stile del “camminare insieme”, per poter costruire lakoinonía secondo la volontà del Signore. Finalmente il sinodo si pone la domanda essenziale: sinodo cosa sei? Dopo decenni di ricerca, è giunta l’ora di definirlo.
Al sinodo è intervenuto il Metropolita ortodosso Job di Pisidia, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, affermando che per le chiese ortodosse il sinodo è “una riunione deliberativa di vescovi, non un’assemblea consultiva di clero e laici. Non ci può essere sinodo senza primate e non può esserci primate senza sinodo”. Ma ha anche ammesso che nella storia ci sono state eccezioni e che dei teologi che erano semplici fedeli hanno preso parte ai sinodi insieme ai vescovi.
Papa Francesco ha maturato un sinodo diverso introducendo delle novità: innanzitutto ha trasformato un evento in un processo, poi ha ammesso a questo processo non solo i vescovi ma anche altri battezzati uomini e donne e ha dato a tutti la possibilità di esprimersi per tendere verso l’unità. Ma ecco l’accusa: Francesco ha menomato il sinodo, lo ha ridotto ad assemblea di chiesa. In verità Francesco lascia intatto il sinodo come organo episcopale, che legifera come insieme di alcuni vescovi radunati attorno a un Primate (ilPrótos)e quindi prende decisioni per tutta la Chiesa. Non deliberano i laici che al sinodo hanno anche votato, ma i vescovi e il Primate. Così i laici (tutta la chiesa) sono coinvolti e i vescovi e il Papa conservano la loroexousía, la loro autorità. Certo questo sinodo avrà una nuova forma inedita, ma la sostanza non muta rispetto al primo sinodo di Gerusalemme, nel quale gli apostoli e lo Spirito santo decisero. D’altronde è questa la dinamica per prendere una decisione: ascoltare tutti, fare discernimento con l’aiuto dello Spirito santo tutti insieme e quindi procedere alle decisioni da parte di alcuni (i vescovi) insieme al Prótos, il papa. Questa prassi è antica quanto la Chiesa. I monaci l’hanno sempre praticata con i capitoli: tutti sono ascoltati a partire dai più giovani, e poi all’abate con il consiglio spetta la decisione ultima.