“Eliminare Hamas non cambierà nulla se i palestinesi non otterranno giustizia”
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20 Ottobre 2023La Nota
di Massimo Franco
Le perplessità sulla manifestazione leghista del 4 novembre si stanno inspessendo. E si accompagnano a critiche sempre meno striscianti. L’aspetto più vistoso è che arrivano da una sinistra che parla di «pericolosa provocazione», ma anche dalla maggioranza di destra. Non a caso il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sta riflettendo sulla parata militare in programma per quel giorno, che celebra l’unità nazionale e le Forze armate in ricordo dei caduti delle guerre. Non si vogliono offrire pretesti a un estremismo islamico che soffia sul fuoco delle piazze non solo arabe ma europee.
La preoccupazione per quanto avviene in Medio Oriente e il pericolo di attentati consiglia di non opporre radicalismo a radicalismo, favorendo senza volerlo un’eversione che sembra pronta a approfittare di ogni occasione. Già c’era stata una dissociazione del vicepremier e ministro degli Esteri, il berlusconiano Antonio Tajani. FI non farà nessuna manifestazione, aveva precisato, per distinguere tra linea del governo e del Carroccio. Ma Matteo Salvini è a sua volta numero due dell’esecutivo e ministro, oltre a essere leader della Lega. E rivendica con convinzione l’iniziativa.
Questo diventa un motivo oggettivo di imbarazzo per la coalizione. Maurizio Lupi, capo dei Moderati, spiega l’iniziativa dell’alleato leghista sullo sfondo della campagna per le Europee. Salvini avrebbe scelto di scendere in piazza «in difesa dei valori dell’Occidente» per puntellare la sua identità e cercare voti: forse con l’obiettivo di «coprire» tutto il versante dell’estremismo anti-islamico. Ma «quella piazza può attirare soggetti pericolosi», avverte il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, di FI.
«Il rischio è che qualche infiltrato voglia contestare e provocare scontri». È la stessa tesi del partito della premier Giorgia Meloni, in sintonia con la mediazione tentata dagli Stati Uniti col governo di Israele. Eppure, l’idea di ritrovarsi isolati anche dalla propria maggioranza, forse a Salvini non dispiace più di tanto. Un tema che incrocia immigrazione e eversione di matrice islamica, per la Lega è una bandiera che in passato ha portato consensi, e ora potrebbe restituirglieli.
La speranza è di risalire la china dei sondaggi; e in parallelo di erodere voti a Meloni, costretta dal ruolo di governo a tenere una linea più responsabile e moderata. La conferma arriva dallo stesso Salvini, che ribadisce l’appuntamento del 4 novembre spiegando: «Non è contro qualcuno. Ma quando vediamo in Italia e Europa manifestazioni inneggianti ad Hamas, scontri con la polizia, aeroporti e musei chiusi, chiese e sinagoghe oggetto di attacchi non possiamo stare fermi. Tacere significa arrendersi». Resta da chiedersi se non sia proprio la reazione che il terrorismo punta a innescare.