Anastazja Maciąg – Moment
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6 Ottobre 2023Senza leadership
Che c’entra, direte voi, lo zio Podger con la pista dell’aeroporto di Peretola? Anche niente per chi (peccato per lui) non abbia mai riso leggendo le pagine di Tre uomini in barca , che descrivono le disavventure dello zio dell’autore e i suoi tragici, nonché demenziali, tentativi di attaccare un quadro al muro. Chi, al contrario, abbia accompagnato o voglia accompagnare i tre amici nel loro viaggio in barca, magari spostandosi dalle rive del Tamigi, per risalire la corrente dell’Arno fino ai ponti fiorentini, troverà utile, anche se molto meno divertente, il paragone fra le vicende dell’aeroporto Amerigo Vespucci e l’imbranatissimo parente di Jerome K. Jerome. L’aeroporto di Firenze è come il quadro dello zio Podger che, a sua volta, è come la sinistra fiorentina e toscana (oggi definibile sostanzialmente nel Partito democratico). È ormai più o meno dall’apparizione dell’Homo Sapiens che una parte della classe dirigente locale e regionale, ultimamente nei vari passaggi di sigle all’indomani della fine del Partito comunista, cerca disperatamente di attaccare un nuovo disegno della pista del Vespucci sul muro della piana di Sesto Fiorentino. Il Pd, come lo zio Podger, se ne è schiacciate di dita nei tentativi di infilare un chiodo nel muro dell’ostilità che di quadri non ne vuol sapere e di chi, pur facendo parte della stessa famiglia, si industria di complicare il più possibile i tentativi del già incapace maneggiatore di pinze e martelli.
Il gioco di paragoni fatto nelle righe precedenti in realtà descrive senza paradossi lo stato della politica che ruota intorno all’intramontabile querelle sullo sviluppo dello scalo di Peretola e sulla sua nuova pista, parallela o obliqua che sia di volta in volta: non c’è mai stata e non c’è leadership risolutiva all’interno del Partito democratico, sia in un senso che in un altro.
I vertici politici e istituzionali — tali dovrebbero essere davvero per quello che rappresentano di fronte agli elettori —, o non sono d’accordo, o tacciono, o non contano abbastanza.
Non è da prima della Rivoluzione francese che qualcuno coniò la definizione di «patto della bistecca» per un incontro fra il presidente della Regione Eugenio Giani e i sindaci interessati dal progetto della nuova pista.
Nei recenti annali fiorentino-toscani si scrisse dell’ottimismo del governatore che si sarebbe tradotto nell’assenza di osservazioni negative rilevanti al piano per la pista da parte delle amministrazioni comunali interessate, ancorché protagoniste di costanti, lontane e vicine, manifestazioni contrarie.
Bene: i Comuni della Piana hanno presentato al nuovo progetto per la pista osservazioni negative di rilievo, sia quelli come Campi e Sesto che sono diretti da sindaci a sinistra del Pd, sia quelli governati da esponenti di primo piano del partito dello stesso Giani, come Prato. Negli annali (Tacito abbia pazienza) si è dovuto registrare anche che a Sesto Fiorentino, avamposto ormai storico delle sconfitte a sinistra del Partito democratico, quest’ultimo ha recentemente votato contro l’aeroporto in Consiglio comunale, non contentandosi di essere in maggioranza con chi lo sconfisse clamorosamente nella precedente legislatura.
La verità è che anche un partito come quello dei democratici che ha conservato qualcosa, anche se poco, dei tratti che caratterizzavano le forze politiche di un tempo, oggi si dibatte in un vuoto di capacità di leadership che si infrange drammaticamente sul merito dei problemi.
Un vuoto di leadership
che significa anche incapacità di capire la realtà: se sabato scorso hanno manifestato i contrari allo sviluppo di Peretola, sabato 14 ottobre i cittadini di Brozzi e Quaracchi andranno in piazza per la nuova pista a cui sono favorevoli.
Se ne fossero accorti gli zii Podger della nostra sinistra allargata, dediti a scambiarsi martellate o per contrasti politici o per ambizioni legate a scadenze elettorali, con la conseguenza che un quadro, dritto o torto che sia, forse non verrà mai attaccato.
Franco Camarlinghi