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«Mostra che racconta la miniera» Sarà inaugurata oggi l’esposizione con gli scatti degli ex minatori: hanno segnato la storia della comunità L’assessore Piccini: «Per adesso sarà itinerante ma non escludiamo di individuare una sede stabile»
PIANCASTAGNAIO di Giuseppe Serafini
Verrà inaugurata oggi alle 16.30 a Piancastagnaio in concomitanza con l’ inizio della festa del cinquantasettesimo ’Crastatone’ la mostra fotografica «Radici Minerarie» organizzata dal Comune di Piancastagnaio con il patrocinio del Parco nazionale Museo Miniere dell’ Amiata e la collaborazione dell’ archivio Foto Gori. L’esposizione «Radici minerarie» propone un viaggio tra gli scatti di ex minatori che hanno segnato la storia e l’’identità di un’intera comunità legata alla miniera. L’assessore alla cultura Pierluigi Piccini presenta l’ evento.
Assessore Piccini, perché una mostra dedicata ai volti di ex minatori? «I volti comunicano molto, si capisce lo stato d’animo delle persone e se si fa attenzione ci si accorge che i personaggi fotografati mirano direttamente chi li sta fotografando».
Cosa trasmettono questi volti? «Credo che riescono a trasmetterci uno stile di vita fatta di fatica e dignità del lavoro che abbiamo bisogno di ricordare e comunicare alle generazioni future». Sarà una mostra itinerante? «Al momento si, poi vedremo se riusciamo a trovare una sede stabile, qualche idea già l’ abbiamo».
Quale messaggio si può percepire? «Disseminando il centro storico di Piancastagnaio di foto i personaggi rivivono i luoghi che hanno vissuto e che in alcuni casi continuano a vivere. Le case che hanno abitato , le strade , le piazze che hanno vissuto».
La nostra popolazione è ancora legata al ricordo della miniera? «Certamente, chi di noi non ha una storia familiare da raccontare? Vicende legate a qualche nonno, padre, zio. Credo che è comunque molto da fare come il recupero di una lettura al femminile della miniera e ciò che ha segnato per le donne nell’arco della storia del Siele».
Il sacrificio dei minatori ha ancora il suo valore? «È un grande messaggio che ci hanno lasciato in eredità e di cui non dobbiamo perdere traccia come Comunità Amiatina. Oggi purtroppo tutto questo sembra ’essere passato di moda’ particolarmente in questo nostro tempo dove il dominio dell’uno sull’ altro è divenuto imperante. Nella vita di miniera, la vita stessa di un uomo era indissolubilmente legata all’altro. Per questo il lavoro sul Siele vogliamo che continui non solo come miniera di cinabro ma intreccio di fatti e di storie che per la loro dimensione e importanza non appartengono solo Amiata».