Provincia
Le due aziende hanno ritirato i permessi di costruire un nuovo stabilimento e l’ampliamento dell’attuale Prosegue il dibattito sul Distretto industriale, con i Comuni attivi tra incarichi e sostegno alla prospettiva
AMIATA
Venti di crisi da una parte, prospettive di nuovo sviluppo dall’altra. Il comparto della moda e di conseguenza quello delle pelletterie, che sull’Amiata riguarda oltre duemila lavoratori, vive momenti di particolare fibrillazione. Le preoccupazioni più recenti hanno riguardato l’indotto Gucci, con la cassa integrazione per 320 persone che scatterà (in base all’andamento degli ordini) da qui a Natale. E in parallelo si è tornati a parlare della necessità del Distretto della pelletteria, con le richieste di Cisl e Cgil e il passo ufficiale del Comune di Piancastagnaio, che ha individuato una professionista per elaborare un progetto concreto su questo versante.Un obiettivo sostenuto in pieno anche dall’amministrazione comunale di Abbadia San Salvatore, con il primo cittadino Niccolò Volpini che ha scritto ai sindacati per sostenere la sfida del Distretto industriale.Ma qualcosa di importante si muove anche sul fronte degli investimenti e si attende ora la partenza dei lavori per concretizzare quanto annunciato nei mesi scorsi. In particolare c’è attesa per le prossime mosse di Prada, che l’8 luglio ha ritirato il permesso di costruire in località Casa del Corto, a Piancastagnaio. Un nuovo polo produttivo che dovrebbe coinvolgere trecento addetti e quindi andare sul versante del sostegno a tutto il settore.Via libera, a giugno, anche all’ampliamento del fabbricato della Garland, sempre a Piancastagnaio. Insomma se da una parte si temono le ripercussioni di una crisi internazionale che riguarda, per esempio, anche la perdita di mercati del lusso ora coinvolti nei conflitti alle porte dell’Europa, dall’altra si guarda con fiducia al consolidamento di un settore diventato vitale per l’occupazione sull’Amiata. Con la giusta preoccupazione avanzata da più parti (dagli amministratori ai sindacati) di non imboccare la strada di una monocoltura lavorativa, che davvero potrebbe essere rischiosa a fronte di una situazione di difficoltà.
Orlando Pacchiani