
L’assessore Pierluigi Piccini racconta una politica culturale fondata su continuità, formazione e identità territoriale
29 Dicembre 2025
di Pierluigi Piccini
Negli ultimi anni il territorio amiatino sta attraversando una trasformazione che invita a superare una lettura rigida e gerarchica dei suoi equilibri interni. Non esiste più un unico centro che concentra funzioni e decisioni, ma un assetto sempre più policentrico, fondato su ruoli differenti e complementari, alcuni prevalentemente statici, legati alla conservazione di funzioni consolidate, altri invece dinamici, attraversati da processi di trasformazione, produzione e sperimentazione. In questo quadro, Piancastagnaio sta ridefinendo in modo sempre più riconoscibile il proprio profilo, assumendo un ruolo legato al lavoro, alla produzione e ai processi di innovazione che attraversano il versante meridionale dell’Amiata.
Dal punto di vista demografico, il comune conta oggi poco meno di quattromila abitanti, con un’età media elevata e una presenza significativa di cittadini stranieri, superiore all’11 per cento. Questo dato non va letto come una semplice statistica, ma come il riflesso di una comunità attraversata da dinamiche produttive reali, capace di attrarre lavoro e persone. La composizione sociale di Piancastagnaio restituisce l’immagine di un territorio che vive le contraddizioni tipiche delle aree interne, ma che continua a generare attività e relazioni, ponendo con forza il tema della qualità dei servizi, dell’abitare e dell’inclusione.
Il cuore di questa traiettoria resta la dimensione produttiva. Le aree della Casa del Corto e della Rota rappresentano i principali poli industriali del comune e costituiscono un elemento decisivo per la tenuta economica locale. Qui si concentrano imprese, occupazione e competenze che non servono soltanto Piancastagnaio, ma un bacino territoriale più ampio. Sono luoghi in cui il lavoro assume una forma concreta e quotidiana e che contribuiscono in modo diretto alla stabilità sociale ed economica dell’intero versante amiatino.
Questi insediamenti si collocano all’interno di un sistema produttivo più ampio che coincide con la Val di Paglia, intesa non come semplice perimetro geografico, ma come spazio economico funzionale. Un’area nella quale si addensano filiere manifatturiere, infrastrutture e relazioni produttive, e che svolge un ruolo strategico nell’economia locale. In questo contesto Piancastagnaio agisce come nodo di connessione tra produzione, lavoro e servizi, contribuendo a dare continuità e coerenza a un sistema che supera i confini comunali.
Accanto a questa struttura consolidata, si stanno aprendo nuove traiettorie legate all’innovazione e alla transizione ecologica. La geotermia non è più soltanto una risorsa energetica, ma diventa una piattaforma di sperimentazione tecnologica, ambientale e produttiva. Le richieste di nuovi insediamenti e l’interesse manifestato da diversi soggetti indicano un territorio percepito come affidabile, dotato di infrastrutture e competenze, capace di accogliere iniziative connesse alla ricerca e alla produzione avanzata. In questo quadro si collocano anche progetti come quello sulle bioplastiche, che mettono in relazione agricoltura, sostenibilità e industria, aprendo a forme di sviluppo ibride e non convenzionali.
Parallelamente, si è aperta una traiettoria culturale che non ha carattere accessorio, ma strutturale. Piancastagnaio sta attraversando una fase in cui la cultura torna a essere spazio di ricerca, di sperimentazione e di produzione di senso. Il riconoscimento ottenuto da Artribune va letto in questa direzione: non come un episodio isolato, ma come il segnale di una dinamica capace di intercettare linguaggi, pratiche e attenzioni che superano la scala locale.
In questa fase la cultura non è separata dal lavoro né ridotta a evento. È parte dello stesso movimento che attraversa il territorio, una tensione verso nuove forme del fare e del pensare. In un tempo segnato da trasformazioni profonde e da un diffuso bisogno di orientamento, la produzione culturale diventa uno spazio in cui si elaborano visioni, si mettono in discussione modelli consolidati e si costruiscono relazioni. Cultura, produzione e innovazione iniziano così a dialogare, rafforzandosi reciprocamente.
Nel loro insieme, le aree produttive, la Val di Paglia, le progettualità legate alla geotermia, le nuove richieste di insediamento e il lavoro culturale delineano un profilo territoriale articolato. Piancastagnaio non si definisce per contrapposizione ad altri comuni, ma per una funzione specifica all’interno di un assetto policentrico: luogo della produzione, del lavoro, della sperimentazione e dell’innovazione.
È in questa prospettiva che va letto il percorso in atto. Non come una somma di interventi isolati, ma come un processo di ridefinizione del ruolo del comune, capace di tenere insieme economia, cultura, energia e territorio. Un processo che richiede continuità, capacità di governo e visione, perché il futuro non si proclama: si costruisce, passo dopo passo, dentro i luoghi e nelle pratiche che li tengono vivi.
A dare forma concreta a questa prospettiva contribuirà, nei primi mesi del 2026, l’avvio dei lavori di recupero del Palazzo Bourbon del Monte: un intervento che non rappresenta soltanto un cantiere edilizio, ma un passaggio simbolico e operativo insieme, destinato a intrecciare memoria, produzione culturale e nuove funzioni, rafforzando ulteriormente il ruolo di Piancastagnaio come spazio attivo di sperimentazione, lavoro e progetto.





