Le stime del Pil pubblicate ieri dall’Istat per il quarto trimestre del 2024 ci dicono una cosa chiarissima: l’economia italiana è ferma. Certo l’intera eurozona non è messa bene, ma accontentarci della logica del mal comune mezzo gaudio… E poi, se guardiamo agli ultimi due trimestri, stiamo indietro anche rispetto alla media dell’eurozona.
All’interno di questa chi va davvero bene sono Spagna e Portogallo, i soli che mantengono tassi di crescita americani, anzi meglio.
Ma partiamo dall’Italia. Dall’ultimo trimestre del 2022, quando il governo Meloni è stato formato, al secondo del 2024 la crescita dell’Italia è stata in media positiva, anche se non molto alta: si viaggiava a una velocità, annualizzata, dello 0,6%. Negli ultimi due trimestri del 2024 la crescita è stata nulla, zero nel terzo trimestre, zero nel quarto: calma piatta. Il tasso di crescita del Pil dell’anno (tenendo conto del maggior numero di giorni lavorativi rispetto al 2023) dovrebbe essere dello 0,6%-0,7%, contro l’1% previsto dal governo nell’ottobre scorso.
Guardando in avanti il governo, sempre a ottobre, aveva previsto una crescita per il 2025 dell’1,2%. Visto il punto di partenza attuale, raggiungere questo obiettivo richiederebbe passare dal tasso di crescita zero della seconda metà del 2024 a un tasso di crescita trimestrale dello 0,45% per ogni trimestre del 2025. Direi impossibile.
Anche i dati sull’occupazione non sono buoni: il numero degli occupati ha smesso di crescere. Tra la fine del 2022 e l’agosto 2024 l’aumento dell’occupazione è stato di quasi 40.000 unità al mese. Il Pil non cresceva molto, ma gli occupati crescevano più rapidamente, il che forse vuol dire che creavamo posti di lavoro di cattiva qualità. Sia come sia, negli ultimi quattro mesi del 2024 abbiamo perso 1.500 posti al mese.
Passiamo all’Eurozona. Negli ultimi due trimestri del 2024 la crescita cumulata è stata dello 0,4%, meglio del nostro Paese, ma solo grazie a un buon terzo trimestre. Nel quarto, zero crescita anche per l’Eurozona. Chi sta messo peggio è la Germania: il leggero segno positivo del terzo trimestre è statoannullato nel quarto. La Francia va leggermente meglio, anche in questo caso per il discreto terzo trimestre (nel quarto -0,1%).
Stanno bene, come detto, Spagna e Portogallo. La prima ha viaggiato nella seconda metà del 2024 a un tasso annualizzato del 3,2%, il secondo addirittura del 3,6%. Sono tassi americani, anzi più alti di quelli mantenuti dall’economia statunitense negli ultimi trimestri. Il che è, a voler essere ottimisti, una buona notizia perché significa che anche nell’Eurozona si può crescere rapidamente. I due Paesi iberici dopo la crisi del 2011-12 hanno riformato profondamente le loro economie, puntando alla semplificazione per renderle più attraenti per gli investimenti per le loro imprese e per quelle estere. Il Portogallo lo ha fatto nell’ambito di un programma sostenuto anche dal Fondo monetario internazionale, la Spagna con il sostegno dei fondi del Mes (sì, proprio quello di cui noi non abbiamo mai approvato la riforma perché, dicevamo, era più o meno buono quanto Belzebù). E hanno fatto bene sia con governi a guida di centrosinistra che di centrodestra, evitando però le estremizzazioni politiche che invece hanno prevalso in Italia.
Ciò detto, se guardiamo al deludente andamento dell’Eurozona nel suo complesso, due considerazioni sono inevitabili. Nel breve periodo è essenziale che la Banca centrale europea proceda rapidamente con ulteriori tagli dei tassi di interesse: l’inflazione è sufficientemente bassa per non avere esitazioni, anche alla luce della leggera spinta recessiva che deriva dalla prevista riduzione dei deficit pubblici programmata per i Paesi dell’area nel 2025.
In un’ottica di medio termine anche i più recenti dati sul Pil confermano la validità di quanto scritto nei rapporti di Mario Draghi e di Enrico Letta preparati nel 2024 per le istituzioni europee. Se non cambiamo i nostri comportamenti, a partire dalla necessità di muoverci a livello europeo in modo più unitario per raggiungere le economie di scala necessarie per competere a livello globale con i super colossi americani e cinesi, scivoleremo presto nell’irrilevanza.