il caso
PAOLO BARONI
Fin dall’inizio il piano per gli asili nido e le scuole dell’infanzia inserito nel Pnrr ha segnato il passo e oggi la Corte dei Conti arriva a certificare che tutta la programmazione di uno dei progetti più importanti inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sconta ritardi «assolutamente ingiustificati» nell’ordine di 4 o 5 mesi che mettono a rischio il raggiungimento dei prossimi step concordati con Bruxelles.
In bilico c’è la creazione entro il secondo semestre 2025 di ben 264.480 nuovi posti pubblici negli asili italiani in modo da raggiungere il target minimo della copertura del 30% delle richieste delle famiglie e contribuire così a conciliare i tempi famiglia/lavoro e a sostenere la natalità. Piano dotato di finanziamenti molto rilevanti, ben 4,6 miliardi, che però si è subito scontrato soprattutto con «l’inadeguata risposta degli enti locali».
Già la prima tranche dei 143 «progetti in essere», e quindi già in qualche modo avviati, ammessi il 31 marzo del 2022 al programma, è partita col piede sbagliato, segnala la magistratura contabile, a causa delle numerose «criticità» delle candidature presentate. Innanzitutto le aree designate per le nuove costruzioni non erano nella disponibilità pubblica e poi emergeva la non conformità della destinazioni d’uso e di quella urbanistica degli immobili destinati ad essere utilizzati come nidi. Risultato: la magistratura contabile, che ha inserito questi progetti tra quelli assoggettati al proprio esame diretto, in prima battuta ha escluso dai finanziamenti 104 enti locali su 143.
Secondo problema: i progetti nuovi. In questo caso il termine di presentazione delle candidature è stato fatto slittare dal 28 febbraio 2022 al 31 marzo dello stesso anno per ovviare al fatto che le candidature presentate dalle Regioni erano inferiori alle risorse disponibili. Ed una volta scaduto anche questo termine veniva prevista un’ulteriore proroga al 31 maggio dal momento che nelle regioni del Sud Italia le candidature per i nidi nella fascia di età 0-2 anni erano ancora insufficienti.
La delibera pubblicata ieri dalla Corte dei Conti parte da qui per lanciare l’allarme sull’attuazione del «piano asili» richiamando il ministero dell’Istruzione alle sue responsabilità. Secondo la magistratura contabile si registra infatti un palese ritardo e c’è «il rischio» che ciò «pregiudichi l’obiettivo intermedio europeo di aggiudicazione dei lavori, da raggiungersi entro il secondo trimestre 2023».
Le risorse Pnrr destinate al potenziamento di asili nido e delle scuole dell’infanzia, ricorda la Corte, ammontano in tutto a 4,6 miliardi di euro, di cui 700 milioni per progetti già in essere (finanziati con fondi nazionali), 2,4 miliardi per la costruzione di nuovi asili nido, 600 milioni per le scuole dell’infanzia e 900 per le spese di gestione. Alla fine delle istruttorie i progetti «in essere» ammessi in via definitiva a fine settembre 2022 sono stati 238, per un controvalore di 389,2 milioni di euro, saliti poi a 381 (595,8 milioni). Già nella prima tranche nel 40% dei casi il livello di progettazione era inferiore alla progettazione definitiva «per cui – segnala la Corte dei Conti – questi comuni hanno bisogno di un adeguato lasso di tempo per avviare velocemente le fase di completamento della progettazione e di indizione delle gare».
Quanto ai nuovi progetti, che potevano contare su 3 miliardi di euro di fondi europei e su 108 milioni di fondi nazionali, l’8 settembre 2022 sono state approvate le graduatorie su nidi fascia 0-2 anni, poli infanzia 0-2 anni, scuole di infanzia e poli di infanzia e scuole di infanzia Sud: in tutto sono stati 2.176 i progetti finanziati, ma ben 1.390 (ovvero il 64%) sono stati ammessi con riserva. E anche dopo un secondo check c’erano ancora 390 progetti sospesi, mentre 35 erano stati ritirati.
La magistratura contabile nella sua delibera ha menzionato le spese di gestione tra le cause dell’inadeguata risposta degli enti locali, raccomandando al ministero dell’Istruzione «una razionalizzazione, nonché la gestione unitaria dei fondi, da trasferire agli enti locali medesimi, destinati ai servizi educativi per i bambini al di sotto dei tre anni, correlando le spese da sostenere con i nuovi posti previsti dal Piano».
Oltre a questo la Corte ha invitato il ministero «a completare celermente la relativa istruttoria e a sottoscrivere gli accordi con gli enti locali, in un complessivo percorso di accelerazione a tutela dell’investimento, sia per i suoi risvolti sui migliori risultati scolastici dei bambini destinatari di istruzione prescolastica, sia per l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro, con riduzione degli attuali divari territoriali e di genere». A questo punto, però, per recuperare i ritardi è praticamente scontato che il governo intervenga a breve con un decreto ad hoc con cui prendere di petto tutte le criticità del Pnrr emerse sino ad oggi, gli asili ma non solo.