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20 Luglio 2023Oltre 100 mila lavoratori a meno di 9 euro all’ora “Pnrr monco, rischi seri”
20 Luglio 2023La crescita fragile della Toscana. La Cgil: col Pnrr al 75% si rischiano di perdere 20 mila occupati
Mauro Bonciani
Una crescita lenta, con prospettive di ulteriore rallentamento nella seconda metà dell’anno, e con un lavoro sempre più precario. Tanto che in due anni si sono persi in Toscana 55 mila posti di lavoro a tempo indeterminato: ogni dieci persone con contratto a tempo indeterminato andate in pensione ne sono stati assunti sette, il resto sono contratti atipici.
L’allarme sul lavoro precario e sulla necessità di sostenere il settore manifatturiero — «Non è pensabile una Toscana basata solo su servizi, commercio e turismo» — è stato lanciato dalla Cgil Toscana, alla luce anche di un focus di Ires, l’ufficio studi del sindacato, su lavoro, economia e giovani. «Siamo davanti ad una crescita fragile, anche se nel 2022 è stata di qualche decimo più della media nazionale, e si conferma la tendenza che vede nel lavoro a tempo indeterminato, anche se in saldo positivo nel 2022, una tipologia di contratto sempre più marginale anche in Toscana. Lo scorso anno tra le nuove assunzioni solo il 23% circa è stata con contratti a tempo indeterminato — ha sottolineato Gianfranco Francese, presidente di Ires Toscana — Non solo, gli investimenti pubblici e privati si alimentano solo intorno alla realizzazione dei progetti del Pnrr, il cui eventuale ridimensionamento produrrebbe effetti pesantissimi. Una congiuntura che alimenta previsioni di crescita regionale nel 2023 nell’ordine di pochi decimali, comunque inferiore al 2022». Secondo le simulazioni di Ires un’attuazione limitata al 75% del Piano di ripresa e resilienza in Regione metterebbe a rischio non meno di 20 mila posti di lavoro nel biennio 2024-2025 (soprattutto nel settore dell’edilizia) e costerebbe un punto di Pil regionale, i ritardi riguardano in particolare i progetti infrastrutturali più grandi e quelli a carico dei Comuni più piccoli.
In Toscana i giovani tra i 15 e i 34 anni sono 690 mila, il 51,1% lavora, il 6,5% è in cerca di occupazione, il 32% impegnato in studi o formazione, il 18,7% sono i cosiddetti Neet, cioè non studiano né lavorano: «Un dato ben sotto la media italiana, ma i giovani toscani non è che non hanno voglia di lavorare come qualcuno vorrebbe dipingerli, sembrano più che altro scoraggiati. È dovere della politica costruire politiche del lavoro più efficaci», hanno spiegato i tecnici di Ires. Sul fronte del lavoro, infine, resta la difficoltà a trovare le professionalità richieste dalle imprese, con circa il 42% delle offerte rimaste inevase lo scorso anno.
Sulla richiesta di politiche industriali e azioni governative diverse ha insistito Rossano Rossi, segretario regionale della Cgil. «Nel 2022 abbiamo resistito, nel 2023 lo scenario ha tinte più cupe. In Toscana uno dei settori in difficoltà è il manifatturiero: Gkn a Firenze, Sanac a Massa, Whirlpool a Siena, Venator a Grosseto, Jsw a Piombino, Fimer ad Arezzo… non c’è una provincia che si salvi e non abbia grandi aziende in crisi — ha detto Rossi — Occorre un ruolo maggiore del pubblico in economia, ma non elargendo soldi a pioggia: servono vincoli più stringenti, legati alla qualità dell’occupazione, per le aziende che ricevono soldi pubblici. Le politiche della destra al governo peggiorano le condizioni di vita e di lavoro di donne e uomini. Per questo abbiamo in campo un percorso di mobilitazioni e a settembre non escludiamo scioperi e altre manifestazioni».
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