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11 Gennaio 2023
Schlein insiste sull’online, Bonaccini: cambiare in corsa è scorretto. Oggi la direzione
Maria Teresa Meli
ROMA L’insistenza con cui Elly Schlein continua a chiedere il voto online, nonostante gli altri candidati alla segreteria siano contrari, ha fatto scattare un campanello d’allarme al Partito democratico. I suoi sostenitori ventilano da una settimana la possibilità di presentare un ordine del giorno nella direzione di oggi per far votare la loro proposta, pur sapendo che spaccherà i dem e che comunque non passerà.
Un partito già lacerato, dato in calo nei sondaggi (Swg ieri gli attribuiva addirittura il 14%) non ha bisogno di ulteriori divisioni, si sono detti Enrico Letta e i suoi collaboratori. Ma a preoccupare gran parte dei dirigenti del Pd è la deriva che sembra prefigurare questa insistenza, perché, questo è il loro timore, potrebbe essere propedeutica a una non accettazione del voto dei gazebo in caso di vittoria di Stefano Bonaccini, e a una nuova, dolorosa, scissione.
Fondate o no che siano queste paure di tanti, Letta intende comunque evitare nella direzione divisioni e drammatizzazioni che nuocerebbero al Pd. Per questa ragione, dopo che in mattinata una riunione degli sherpa dei quattro candidati alla segreteria con i rappresentanti della commissione congressuale si era incagliata proprio sul punto del voto online, ha deciso di intervenire. E ha telefonato a Bonaccini (che è stato il primo a ricevere la chiamata del leader uscente), Schlein, De Micheli e Cuperlo. «Non si possono cambiare le regole a un mese dalle primarie», ha sottolineato Letta in quelle telefonate. E ancora: «Io non posso sostenere dei mutamenti che non sono condivisi da tutti i candidati. Niente forzature o lacerazioni. Serve senso di responsabilità».
Un discorso, quello di Letta, che ha trovato più che d’accordo Bonaccini: «Cambiare le regole in corsa non è corretto. Non dobbiamo spaccare il Pd ma rilanciarlo», ha risposto il governatore al segretario uscente. E Alessandro Alfieri, portavoce di Base riformista, la corrente di Lorenzo Guerini, che sostiene la candidatura del presidente dell’Emilia-Romagna, spiega: «Noi siamo per le primarie vere. Seggi e gazebo diffusi in tutti i territori. Se dobbiamo ricostruire il Pd serve far uscire le persone di casa, guardarle negli occhi, parlarci, prendersi anche qualche insulto… Solo così si può provare a ripartire».
I tentativi di Letta
Ieri il segretario Letta ha chiamato i quattro candidati: «Per nuove regole serve unità»
Dello stesso avviso Paola De Micheli: «Si deve votare nei gazebo per incontrarci e discutere», dice l’ex ministra. Che a Letta ha ribadito il suo no al voto online, spiegandogli: «Non possiamo sempre essere subalterni a chiunque». Ma Alessandro Zan, sostenitore di Schlein, è di parere opposto: «Non ci può essere alcun timore verso uno strumento che favorisce la partecipazione». E infatti l’ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna, nel suo colloquio telefonico con Letta non è arretrata di un millimetro: «Per me il voto online è una pregiudiziale, perché dobbiamo allargare la partecipazione, non rinchiuderci».
L’intransigenza di Schlein su questo punto ha provocato lo stallo nella seconda riunione degli sherpa, che è stata sospesa verso le otto di sera e riprenderà stamattina. Poco dopo il comitato di Bonaccini rilasciava una dura nota: «Le regole del nostro congresso sono state già cambiate per consentire a chi non era del Pd di partecipare. La sola ipotesi che si possa spaccare il partito per cambiarle ancora a congresso già in corso, anziché confrontarsi su come rilanciarlo, sarebbe sciagurata».
A Marco Meloni, coordinatore della segreteria, oggi, l’arduo compito di trovare una «soluzione unitaria» prima della direzione. Ai candidati l’onere di parlarsi in nottata per facilitare il lavoro di Meloni.