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4 Dicembre 2023NEWS
4 Dicembre 2023di Marta Casadei e Michela Finizio
È la prima volta che vince la Qualità della vita, raggiungendo il primo posto nella 34ª edizione dell’indagine del Sole 24 Ore sui territori più vivibili. La provincia di Udine entra così nella storia della classifica che misura il benessere della popolazione italiana, dopo essersi piazzata nella top ten solamente tre volte dal 1990 (prima edizione) ad oggi, precisamente nel 2016, nel 2020 e nel 2021.
Suonano più come delle conferme, invece, il secondo e il terzo posto di Bologna, vincitrice dell’edizione 2022 e sempre in testa nella categoria «Demografia, salute e società» spinta dai livelli d’istruzione elevati, e Trento, già vincitrice dell’Indice della sportività e di Ecosistema Urbano 2023.
La scalata del territorio friulano (+11 posizioni) tra le 107 province italiane prese in esame attraverso 90 indicatori statistici è trainata da alcune particolari performance: ottiene il primo posto nell’indice sintetico della Qualità della vita delle donne e l’ottavo posto in quello che misura la Qualità della vita dei bambini; detiene il record di palestre, piscine e centri per il benessere fisico; si distingue (4° posto) nella categoria «Giustizia e sicurezza» per la limitata frequenza di incendi, delitti informatici e furti di autovetture; eccelle anche per la bassa incidenza di famiglie con Isee sotto i 7mila euro e di imprese in fallimento.
Le new entry tra le prime dieci
Quella di Udine non è l’unica prima volta. Bergamo, quest’anno capitale della cultura insieme a Brescia, sale al 5° posto della classifica dei territori più vivibili, dove solamente nel 1990 aveva occupato l’ottavo posto, e conquista il primato nella classifica tematica di «Ambiente e servizi». Anche Modena, settima, torna in una top ten che aveva raggiunto solo due volte.
Più solido, invece, oltre alla medaglia di bronzo di Trento, il piazzamento nella parte alta della graduatoria della provincia di Aosta, al quarto posto. Si confermano nella top ten anche Milano che è stabile rispetto allo scorso anno e resta prima nella categoria «Affari e lavoro», e Firenze che, dopo aver occupato il podio nel 2022, quest’anno è sesta.
Il territorio del capoluogo toscano perde tre posizioni, appesantito dai dati relativi alle denunce di furti con strappo e rapine in pubblica via, dai canoni di locazione (che erodono fino al’84% del reddito medio dichiarato) e da alcuni nuovi parametri, come il consumo di farmaci contro l’obesità.
Le performance di queste due storiche teste di serie dell’indagine del Sole 24 Ore sono state influenzate anche da un piazzamento nella seconda metà della classifica del comparto «Ambiente e servizi», complici valori non positivi in alcuni indicatori, tra cui le scuole accessibili e le farmacie per Bolzano; l’energia da fonti rinnovabili e gli investimenti Pnrr per Trieste.
Quest’ultima, però, riconquista la leadership in «Cultura e tempo libero». Osservando le sei classifiche tematiche, emerge invece un primato inedito, quello di Chieti in «Giustizia e sicurezza», spinta sul gradino più alto del podio – ad esempio – per il più basso indice di litigiosità tra i suoi abitanti (cause iscritte in tribunale).
Le ultime 40 posizioni
Anche questa edizione fotografa una concentrazione del Mezzogiorno nella seconda metà della graduatoria, con l’unica eccezione di Cagliari che arriva al 23° posto. Ma non mancano le variazioni. In primis il ritorno di Foggia, 107ª, a vestire la maglia nera dopo dodici anni (come nel 2011 e nel 2002).
Nelle ultime 40 posizioni scivolano ben nove province del Centro o del Nord, tre più dell’anno scorso al netto della risalita di Fermo: a Latina (87ª), Imperia (81ª),Frosinone (80ª), Alessandria (70ª) e Rovigo (68ª), si sono aggiunte Grosseto (74ª), Viterbo (75ª), Rieti (73ª) e Massa Carrara (72ª).
Tra le ultime cinque classificate arrivano anche Siracusa (104ª, -14 posizioni) e Napoli (105ª, -7 posizioni): la prima penalizzata, tra l’altro, dalla bassa speranza di vita (nel 2022 registrò un picco di decessi per le ondate di calore estive), dalle imprese in fallimento, dal gender pay gap e dal risibile numero di lavoratori domestici regolari; la seconda – nonostante l’«effetto scudetto» sul turismo locale, non rilevato nei dati presi in esame – dalla densità abitativa, dalla criminalità predatoria in ripresa, dagli scarsi dati occupazionali e da un saldo migratorio sfavorevole.
La fatica delle grandi città
Restano sostanzialmente immobili, invece, le altre aree metropolitane, quasi incapaci di ripartire dopo la pressione generata da emergenze e shock economici negli ultimi anni. Mentre Bologna, Milano e Firenze cercano di non perdere di vista la top ten e i loro primati, Roma è 35ª(-4 gradini), seguita da Torino (36ª) e Genova (47ª, in calo di 20 posizioni).
Le sei classifiche tematiche
Dalla suddivisione in sei categorie dei 90 indicatori – tutti pesati in modo uguale (si veda la nota metodologica in basso) – emergono sei classifiche tematiche, ciascuna con i suoi primati e le sue peculiarità. I 15 indicatori che compongono ogni tappa raccontano presentano diversi record e curiosità.
Ci sono le “teste di serie” che si sfidano nelle leadership di settore puntando al podio della classifica generale: Bologna, che ha vinto più edizioni della Qualità della vita (cinque, in 34 anni, alla pari con Bolzano) ma è anche quella che esce da questa edizione con il bottino più ricco in termini di piazzamenti sul podio, ben quattro. Oppure Milano, che nel 2023 fa razzìa di primati: sei su 90 indicatori.
L’indagine permette anche di fotografare la vittoria di Milano su Roma nell’eterna lotta tra la capitale finanziaria e quella istituzionale del Paese: la provincia lombarda ha un posizionamento più alto rispetto alla Capitale in 62 parametri su 90; Roma si ferma a 27 partite vinte su Milano, con un parimerito nell’indice sintetico di Fpa che stila un ranking dei “Comuni più aperti”, in cui condividono il 4° posto.
L’indagine punta i riflettori anche su singole eccellenze. Conferma primati consolidati come quello di Massa Carrara nelle librerie ogni 100mila abitanti oppure di Vibo Valentia nelle imprese con titolari under 35. C’è poi Savona che non lascia il record nel numero dei ristoranti in rapporto alla popolazione residente (7,2 ogni 1000), ma perde quello nei bar, che per la prima volta va a Nuoro, con 5,7 locali ogni 1000 abitanti.
Leadership inedite ce ne sono molte: in parte sono legate agli indicatori inseriti quest’anno, come per esempio la vittoria di Isernia per numero di progetti finanziati con i fondi del Pnrr sul territorio: 12,3 ogni 1000 abitanti; in parte sono legati a miglioramenti registrati dai territori in indicatori che l’indagine ripropone ogni anno. Come quello di Ascoli Piceno, che l’industria farmaceutica ha spinto in prima posizione nel rapporto export/Pil.
Meritano attenzione anche i record negativi, possibili punti di partenza per la ripresa dei territori. I piazzamenti inferiori – come l’ultima posizione di Palermo nel nuovo indicatore sulle famiglie con Isee basso – sono spesso (ma non sempre) occupati dal Mezzogiorno. Anche quest’anno nelle ultime 40 posizioni si trovano 31 province del Sud e delle Isole.
Alcune di loro, però, stanno risalendo la (lunga) china: Isernia è passata da 106ª a 82ª (+24 posizioni); Potenza da 94ª a 83ª (+11), mentre Enna ha salito 10 gradini, passando da 100ªa 90ª. Miglioramenti che, abbinati ai record forse meno altisonanti del Sud nei 90 indicatori, come quello di Isernia nei progetti Pnrr, raccontano un Paese in cui, tutto sommato, è in atto qualche rimescolamento.
I trend 2023
Per capire come è cambiato il Paese nell’ultimo anno, infine, abbiamo selezionato 15 dei 90 indicatori della Qualità della vita, analizzandone la variazione registrata nel corso di quest’anno a confronto con lo stesso periodo del 2022. Crescono indici economici come Pil pro capite e occupati, ma aziende e famiglie rimangono in attesa.
La cartina di tornasole della crescita è il valore aggiunto per abitante: secondo le stime di Prometeia, a livello nazionale il Pil pro capite crescerà in media del 5,8% sull’anno scorso, con picchi del +6,9% in provincia di Belluno, del +6,5% di Arezzo e del +6,4% di Biella. Accanto all’aumento del valore aggiunto pro capite, un altro indicatore che registra un incremento tendenziale è il tasso di occupazione: secondo l’Istat il numero di occupati, a ottobre 2023, ha superato quello di ottobre 2022 del 2 per cento.
Guardando al presente o al passato recente, dunque, la fotografia risulta incoraggiante. L’altra faccia della medaglia, tuttavia, lo è molto meno. L’impennata dei costi (dal mutuo alle bollette, passando per la spesa e le vacanze) ha portato le famiglie italiane a intaccare i propri risparmi, molti dei quali accantonati durante e immediatamente dopo il Covid: dopo anni di aumenti, infatti, i depositi bancari hanno registrato calo del 3,8% tra agosto 2023 e lo stesso mese del 2022. L’erosione più significativa si è registrata in provincia di Rimini (-8,8%) ma in generale i territori del Centro Nord con Biella (-7,4%), Modena (-7,1%) e Milano (-7%) con una flessione quasi due volte superiore alla media.
L’inflazione ha comportato anche una frenata della spesa delle famiglie in beni durevoli che complessivamente, nel 2022, è diminuita del 2,6% rispetto all’anno precedente, con il record negativo in provincia di Siena dove si è passati da 3.107 a 2.180 euro, quasi il 30% in meno rispetto al 2021. Chi forse non ha potuto ridurre del tutto le spese si è indebitato: la popolazione con crediti attivi, tra giugno 2022 e giugno 2023, è salita del 12 per cento. Sebbene sulle compravendite comincino a pesare i tassi d’interesse elevati, continuano a crescere, invece, i prezzi delle case: +4,7% a livello nazionale rispetto al 2022. Gli immobili, del resto, rappresentano almeno in Italia uno dei beni rifugio per eccellenza.
L’idea di impiegare i propri soldi in qualcosa di solido e poco permeabile alle incertezze correnti e future, ben si abbina all’immagine di un’Italia che ha scarsa fiducia nel futuro. L’immagine di un Paese intimorito emerge ancora una volta dai trend: calano i nuovi nati (-1,4% su base nazionale tra gennaio e giugno sul 1° semestre 2022); diminuiscono le start up innovative (-6% nel periodo gennaio-settembre), figlie a loro volta di un’iniziativa imprenditoriale che sembra arretrare di fronte ai troppi rischi all’orizzonte e le iscrizioni di nuove realtà al Registro Imprese sono calate del 25,2% rispetto ai primi nove mesi del 2022 (a fronte di un -22% delle cancellazioni); i pagamenti sono più lenti (+2% delle fatture saldate oltre i 30 giorni a settembre 2023 sul 2022).
La cornice a questa situazione di stallo è un Paese che sembra prendersi meno cura di sé. A livello letterale, visto che i medici di medicina generale, primo livello nell’approccio tra i cittadini e la sanità pubblica, sono in calo del 6%, ma anche a livello sociale con gli effetti della crisi economica che risultano essere una delle cause dell’aumento dei reati (denunciati) che trovano spazio nell’Indice della criminalità (+4,4% nel primo semestre 2023 sul 2022). L’unico investimento sembra essere quello nell’efficientamento ambientale con le riqualificazioni energetiche che hanno segnato un +124,5% nel 2021 sul 2020 (ultimo dato disponibile), complice la spinta del superbonus: una scelta ambientale ma soprattutto economica.