Politiche per i giovani: le proposte di Centrodestra e Centrosinistra
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di Massimo Franco
Il doppio «fattore C» evocato ieri dal segretario del Pd, Enrico Letta, fotografa lo spappolamento del fronte opposto al centrodestra. E addita il tiro al bersaglio di Carlo Calenda, la prima «C», e del grillino Giuseppe Conte, la seconda, contro il partito che doveva essere l’alleato fino a poche settimane fa. L’appello al «voto utile» che Letta continua a lanciare appare sempre più un esorcismo per evitare una vittoria schiacciante del centrodestra: esito che il leader del Pd teme, se il suo voto dovesse disperdersi tra centristi e grillini.
L’ambiguità del capo del M5S sull’invasione russa dell’Ucraina rimane. Ieri è arrivato a sostenere di non vedere un Vladimir Putin contrario alla pace. È la conferma di quanto sarebbe stata precaria un’alleanza tra Pd e Movimento. Idem le bordate di Conte contro il premier Mario Draghi. Il mancato accordo elettorale ha fatto emergere queste divergenze; di più, le ha radicalizzate proprio perché all’esigenza di rimanere uniti si è sostituita una competizione feroce: dinamica accentuata dalla sensazione che la sfida abbia imboccato un piano inclinato.
In realtà, un elemento di potenziale instabilità esiste anche nel centrodestra. Sulla politica estera, in particolare, esiste un «fattore S» come Matteo Salvini, leader della Lega. E sta già complicando la marcia verso il potere del resto dello schieramento dato in vantaggio. Le sue posizioni filoputiniane, contrarie alle sanzioni dei governi occidentali, sembrano fatte apposta per contrastare l’atlantismo di Giorgia Meloni, che si sente proiettata verso Palazzo Chigi. Ma il conflitto rimane diplomatizzato dall’appartenenza a un’alleanza che ritiene di avere la vittoria a portata di mano. Lo scontro è vistoso, emerge quasi quotidianamente, mostra distanze reali che alimentano anche la propaganda avversaria.
Eppure, si tratta di una bomba a orologeria che forse esploderà, forse no: si capirà solo dopo il voto, e dipenderà dal suo risultato. Lascia capire tuttavia quali margini di incertezza rimangano anche sulla compattezza e la solidità del centrodestra, una volta al potere. Probabilmente ha maggiori probabilità di vincere le elezioni. Fa trasparire tuttavia tensioni e pulsioni interne che potrebbero aumentare dopo il 25 settembre, e zavorrare le sue capacità di governo.
I due «fattori C» indicati da Letta sovrastano il «fattore S». E favoriscono gli attacchi al segretario del Pd: anche quelli che spuntano dall’interno del suo stesso partito, alimentati da quanti sperano in una ricucitura post-elettorale con Calenda e Matteo Renzi, o da chi rimpiange l’asse con i grillini. Insomma, la prospettiva di una stabilizzazione appare tuttora lontana. Ma forse non solo da una parte. L’inadeguatezza del sistema politico è stata congelata, non risolta dal voto anticipato. Rimane da capire se alla fine si scaricherà solo sugli sconfitti, o anche sui vincitori.