Il solco che separa le posizioni delle gerarchie ecclesiastiche sul tema migranti da quelle del governo Meloni lo traccia nettamente, seppure con toni diplomatici, il segretario di Stato vaticano Parolin. Con due dichiarazioni inequivocabili. La prima: «Non giudico le disposizioni, non tocca a me. Certo, è stato messo in rilievo come le politiche molte volte sono di contenimento e di restringimento, di ripulsa». Bisognerebbe passare «a una politica più aperta, di accoglienza, che poi dovrebbe trovare anche manifestazioni concrete nei vari atti legislativi». E vale pure per l’Unione europea: «Anche l’orientamento del patto della Ue è sempre frenare, e mai ricevere». Seconda stoccata: «Non lo so e non l’ho sentito, non posso né confermare né smentire» che papa Francesco andrà a Cutro, ma «è possibile che intenda andare». Da Oltretevere trapela che la volontà del Pontefice c’è, qualcuno accenna alla data, il 26 marzo, ma altri prelati sostengono che sia complicato per motivi logistici. Commenta un presule dai Sacri Palazzi: «Il solo fatto che Bergoglio ci abbia pensato o stia ancora valutando la possibilità, è un chiaro segno di distanza abissale dagli atteggiamenti e dalle scelte dell’esecutivo italiano sulle questioni migratorie, in particolare dopo il naufragio nelle acque calabresi». Alla faccia dei tentativi di Meloni e Matteo Salvini di corteggiare papa Francesco predicando una presunta convergenza di idee tra Santa Sede e destra di governo al di qua del Tevere.
Il cardinale Pietro Parolin ha parlato a margine della presentazione del libro “L’Atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale” (Marsilio), di padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, e dopo il successivo vertice a due con Giorgia Meloni. Un monsignore racconta che «l’intervento della premier nella conferenza è apparso totalmente strumentale, finalizzato solo ad accreditarsi con le alte sfere ecclesiastiche».
Parolin ha spiegato che con il presidente del Consiglio in privato si sono confrontati sulla «regolarizzazione dei flussi dei migranti, un’esigenza che si può tradurre nei corridoi umanitari. Su questo condividiamo la posizione». Quella precisazione, «su questo», nel codice diplomatico d’Oltretevere la dice lunga sulla divergenza di opinioni. E infatti chiosa un porporato: «Vanno bene i corridoi, ma adesso basta chiusure e respingimenti, la priorità diventi davvero l’accoglienza».