Lidia Ravera
flavia amabile
Lidia Ravera, scrittrice, femminista, figlia di una cultura ribelle e libera, confessa la sua paura di fronte alle prime dichiarazioni rilasciate dal presidente del Senato Ignazio La Russa quando è diventata pubblica la notizia che l’ultimo dei suoi tre figli è stato accusato di aver violentato una ragazza. La paura di Lidia Ravera è l’affermazione di un nuovo modello di famiglia, «la famiglia-bunker autoassolutoria», in cui i genitori giustificano i figli senza mai criticarli.
La seconda carica dello Stato difende il figlio a indagini appena avviate e pronuncia parole pesanti nei confronti della donna che ha denunciato di essere vittima di violenza. Che ne pensa?
«Non mi stupisce per niente. È più di 50 anni che faccio questo discorso, purtroppo non è una novità. È la solita tendenza di chi sostiene che la donna se l’è cercata. Qualche decennio fa si diceva che aveva i jeans stretti, adesso si dice che ha assunto cocaina. C’è una cultura che ci sta riportando indietro, si colpevolizzano le donne e si difendono i propri figli che sono la somma di tutte le meraviglie».
Anche Beppe Grillo difese il figlio accusato di aver violentato una ragazza.
«Una volta i figli contestavano i padri, anche quando erano potenti. Ora pensano che a loro tutto sia consentito perché hanno un padre potente. E i padri li giustificano. Non rimpiango le educazioni repressive ma mi fa molta paura questa famiglia-bunker autoassolutoria che non osa mai criticarli. Si sono verificati diversi casi, penso per esempio ai tanti genitori che difendono i figli quando ci sono difficoltà a scuola. I figli sono sempre piezz”e core e questo è grave perché a 19 anni, forse, se sgridi un figlio e gli spieghi qual è lo sbaglio che ha commesso, puoi ancora salvarlo. Se gli dici “bello di papà sistemo tutto io” lo perdi, si abitua a vivere in un mondo in cui la casta dei potenti è impermeabile alle leggi».
Anche le donne di governo non stanno mostrando maggiore vicinanza nei confronti della ragazza che ha denunciato la violenza. La presidente Giorgia Meloni che accusava Grillo di aver «minimizzato» su un «tema pesante» ora ha preferito non esprimersi.
«Giorgia Meloni è una donna ma non è una femminista. Non mi aspetto niente da lei per la sua storia politica e per le sue opinioni culturali. Oltretutto è stata lei a volere affidare a una personalità estrema come La Russa la seconda carica dello Stato. È stata una provocazione e, ora che il figlio è scivolato su questa buccia di banana, lo difende perché difende sempre i suoi».
La ministra delle Pari Opportunità Eugenia Roccella ha ricordato che La Russa ha proposto una manifestazione di uomini contro la violenza sulle donne.
«Eugenia Roccella nasce femminista poi è diventata una cattolica integralista che porta avanti tematiche della famiglia. Evidentemente si preoccupa più dei feti che dei bambini già cresciuti che fanno danni».
Anche il giornalista Filippo Facci si è espresso con termini colpevolizzanti nei confronti della ragazza che ha denunciato la violenza. La preoccupa il fatto che potrebbe un condurre un programma in Rai dalla prossima stagione?
«Infatti mi aspetto il peggio. La destra sta occupando tutte le caselle disponibili e, con la televisione, si sta impadronendo di uno strumento molto potente per impedire che la cultura si sviluppi in direzione di una vera eguaglianza tra donne e uomini».
Non si può negare che anche la sinistra abbia la sua parte di responsabilità nel fallimento della lotta contro il maschilismo.
«Negli anni Settanta mi ricordo bene come serpeggiava il maschilismo anche a sinistra. Noi femministe criticavamo gli uomini di sinistra, chiedevamo anche a loro di iniziare a rispettarci e a trattarci in modo egualitario. È stato il femminismo ad aver cominciato questa battaglia cinquant’anni fa, non la sinistra».