Francesco Guccini – Quattro Stracci
16 Giugno 2022News, press
16 Giugno 2022di Pierluigi Piccini
È vero che le ultimissime elezioni amministrative hanno avuto un perimetro ristretto, ma è anche vero che si è votato in alcune città importanti, delineando una tendenza annunciata ed ora confermata dalle urne. I due partiti vincitori alle ultime politiche escono fortemente ridimensionati se non in crisi: la Lega che perde due volte (amministrative e referendum) e Cinquestelle, che subisce una pesante confitta a nord, mentre a Palermo è superato nei voti dallo stesso Calenda. Il Pd esce bene dal voto, ma ha perso la consistenza numerica del suo alleato privilegiato chiudendo la prospettica del cosiddetto “campo largo”. Bisogna altresì sottolineare che in generale, anche se è un dato difficilmente misurabile, in moltissime realtà le liste civiche sono presenti e ottengono risultati più che apprezzabili, anche se nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di liste civetta. Di supporto al candidato di cdx o csx tranne che a Viterbo dove, però, la candidata è legata fortemente a Fratelli d’Italia. In una situazione dove si torna a dividere la politica in due poli e su tutto regna sempre più fortemente l’astensionismo. La stessa concomitanza con il Referendum non ha certo incoraggiato la partecipazione al voto, aprendo un dibattito su questo istituto, che va ripensato, e che ha forse nel livello locale e etico la sua dimensione più naturale.
E arriviamo alla Toscana e in modo particolare a Pistoia che segna un cambiamento inedito per la politica regionale. Il risultato di Alessandro Tommasi segna un cambiamento nei rapporti di Forza fra Lega e Fratelli d’Italia a vantaggio di questi ultimi. Segnano altresì la fine del tentativo leghista di prendere la Toscana prima con Borghi e poi con la Ceccardi. Oggi tutta la destra invoca l’unità, ma non è detto che sia così semplice realizzarla. Intanto, è difficile pensare che sia Forza Italia che la Lega concedano così facilmente le scettro del comando a Fratelli d’Italia. Anche perché i due partiti sopra menzionati stanno pensando concretamente a federarsi. Arriviamo quindi alla Sinistra e alla situazione cittadina. È innegabile che, a livello nazionale, la proposta del Campo Largo non ha retto alla prova dei fatti e quel voto grillino che sarebbe dovuto rientrare, in qualche modo, nel Pd ha preso strade diverse. Sarà necessario un approfondimento su quanto sta avvenendo, ma non è escluso che gli elettori pentastellati abbiano strizzato l’occhio alle liste civiche arrivando fino alla stessa Meloni. La questione si complica ulteriormente a livello senese. I Cinquestelle di fatto in città non ci sono, i moderati renziani e quelli di Calenda staranno sicuramente riflettendo e alzeranno il prezzo della eventuale collaborazione con il Pd. I riformisti sono molto deboli, divisi in diversi rivoli alcuni dei quali saldamente nel centrodestra, altri stanno tentando di riunire persone che si autodefiniscono di matrice socialista (socialist-lobby) e comunque, se l’associazione dovesse avvenire, sarebbe comunque un accozzo elettoralistico. Insomma il Pd si è chiuso in casa, non ha affrontato in fase congressuale la questione del rapporto corretto con il civismo e ha disatteso nei confronti delle liste civiche le aperture di Letta durante le suppletive. Qualcuno nel frattempo sta tentando di rinverdire e prendere in mano il simbolo dei pentastellati in città. Qualcosa si muove e anche se l’attore dell’operazione non ha una cultura grillina, lo stesso sa che c’è un vuoto che si può riempire condizionando in questo modo le scelte del partito di Roncucci. Se ciò dovesse avvenire, i piddini senesi dovranno dire addio a Italia Viva e ad Azione. Bel rompicapo accentuato dal fatto che, come dire, nel partito di Letta l’articolazione delle posizioni è molto elevata.