AL SANTA MARIA DELLA SCALA ARRIVA “XENOS” IL FESTIVAL DI PERFORMANCE,…
15 Novembre 2024« J’ai été blessé dans mon honneur » : Nicolas Kazadi, l’ancien ministre congolais des Finances, règle ses comptes
15 Novembre 2024Massimo Bubola
Una storia raccontata in forma epica, una vicenda collettiva che tiene perennemente in bilico il lettore tra la visione poetica e la narrazione che si dipana
ISBN: 9788854530102
Collana: Biblioteca Neri Pozza
Generi: Narrativa italiana
Una lunga ballata, un romanzo folk-rock ambientato nella pianura veneta degli anni Cinquanta, dove musicalità e poesia, immaginazione e trama si fondono e danno vita a un’opera composta come un affresco medioevale da un rapsodo cinquantenne, un cavaliere elettrico, con l’amplificatore della sua classicità e della sua eretica gratitudine nei confronti della vita. Massimo Bubola, come un pifferaio magico, aduna una carovana di anime balzane, frutti di un albero che affonda le radici e le sue ruote nei secoli. È «una cultura delle cose riposte» a pulsare. Un alfabeto custodito sotto la cenere, che tuttavia si declina all’interno di una trama sapientemente costruita in forma epica, cioè di racconto collettivo, che tiene perennemente in bilico il lettore tra la visione poetica e la vicenda che si dipana, tra la storia degli uomini e l’incanto.
«Il mondo artistico di Massimo Bubola è popolato di storie riesumate dalla memoria e che a volte sfiorano la leggenda. Scrive canzoni e libri come se i due linguaggi si affacciassero sullo stesso paesaggio poetico».
Antonio Gnoli, la Repubblica
«Come in una ballata in cui sogni e realtà si intrecciano, Rapsodia delle terre basse ci racconta le storie di un paese nella bassa veronese, popolato da foschi ricordi e strane visioni. È il debutto come narratore di Massimo Bubola autore di testi tra i migliori della canzone italiana che ora trascrive sulle pagine di prosa e versi le terre e le acque già cantate nei suoi album. E ancora una volta, grazie alle parole di Bubola, angeli e farfalle, zingari, vagabondi, spose infelici e onesti viaggiatori tornano a vivere sotto il cielo basso della pianura…»
Ranieri Polese, Corriere della Sera
«Per me, quando uno ha messo mano a Fiume Sand Creek e Don Raffae’ (in panchina Il cielo d’Irlanda) è in regola con il mondo».
Gianni Mura, la Repubblica