Santana – Evil Ways 1969 “Woodstock”
20 Ottobre 2023Contributo affitti Palazzo Vecchio ci mette tre milioni. Nuovo picco di sfratti
20 Ottobre 2023J.Sto.
Quasi 3 mila famiglie toscane hanno lasciato la casa con l’intervento della forza pubblica. È questo uno dei numeri più allarmanti in tema di sfratti nell’anno 2022. Nella nostra regione, secondo i dati diffusi da Sunia e Cgil, i nuovi provvedimenti di sfratto convalidati nel 2022 sono stati 5.978, con un +0.61% rispetto all’anno precedente, che si aggiungono ai 15.026 in attesa di esecuzione con forza pubblica. Oltre 55 mila sono le persone che hanno presentato domanda di assegnazione di una casa popolare, ma solo il 10% troverà soluzione in una casa pubblica. La Toscana è la quinta regione dopo Lazio, Lombardia, Campania e Piemonte per numero di convalide di sfratto, mentre è al quarto posto per quanto concerne le richieste di esecuzione della forza pubblica, pari a 8.604 (+200% rispetto al 2021). Il dato sostanzialmente nuovo che emerge dall’analisi dei dati 2022 in Toscana è che l’alto numero di sfratti non si localizza solo nelle città capoluogo, ma si estende anche a molti comuni delle province, nelle aree dove la crisi economica e il numero di licenziamenti e cassa integrazione si sono fatti sentire con maggiore drammaticità. Dopo Firenze, la provincia con più sfratti è Pisa, seguita da Prato e Pistoia. La ragione principale di questa diffusione sta nell’aggravarsi dello stato di precarietà lavorativa ed economica delle famiglie toscane in affitto, insieme alla difficoltà di canoni ancora troppo alti rispetto alle sempre più scarsa capacità di reddito (media incidenza canone affitto reddito 47%) e al grande problema legato al fenomeno degli affitti turistici. Da qui le richieste di Sunia e Cgil di «rifinanziare il Fondo di sostegno all’affitto e il Fondo per morosità incolpevole» e «creare un piano pluriennale di aumento dell’offerta di alloggi Erp». Alla Regione viene chiesto di modificare una legge al fine di introdurre due sottocategorie all’interno della categoria d’uso residenziale, in modo da permettere ai Comuni di distinguere l’uso residenziale proprio da quello a fini di locazione breve, o turistico ricettiva».
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