L’intervista al fumettista ospite al Salone del Libro di Torino
di Fabio Tonacci
TORINO — Suo padre, il nuovo libro, la censura, l’antifascismo, la battaglia di Ilaria Salis. Si era a parlare di questo con Zerocalcare nello stand dell’Arena Robinson Repubblica al Salone del Libro quando si è diffusa la notizia delle manganellate della polizia agli studenti e alle femministe che a Roma cercavano di raggiungere l’Auditorium dove si tengono gli Stati generali della natalità. Ed ecco che la conversazione ha fatto una di quelle vertiginose virate tipiche delle chiacchierate col fumettista Michele Rech, per cui un attimo dopo si discuteva della compressione del diritto al dissenso. «La vedo. Non tanto e non solo da parte degli apparati istituzionali quanto nel sentire popolare. La gente in piazza si è sempre menata e ha sempre preso le botte dalla guardie, ma prima le prendeva se faceva qualcosa, oggi le prende quando non fa niente».
Perché?
«Il livello di conflitto nelle piazze negli ultimi anni è stato inesistente.
Al massimo 16enni che bloccano il Raccordo anulare o lanciano vernice sui muri. Vent’anni fa non le avremmo nemmeno definite contestazioni. Oggi invece per queste cose si usa un armamentario retorico impensabile, anche da parte di chi commenta sui social. Si chiede la galera, si ipotizzano associazioni per delinquere… La povertà di conflitto genera società barbariche e chiuse dove ogni espressione di critica diventa qualcosa da reprimere con la galera».
La ministra della Famiglia Eugenia Roccella si è sentita censurata perché il Comitato transfemministe Aracne ha urlato in sala al momento del suo intervento. Si dibatte se questa sia censura o no. Secondo lei?
«Una discussione ridicola. Faccio mie le parole di Fumettibrutti: quella dall’alto è censura, quella dal basso è contestazione».
E quella che ha subito lo scrittore Antonio Scurati cos’è?
«È chiaro che qualcosa è cambiato col governo Meloni. Il fatto che la Rai non mandi in onda il monologo di Scurati perché in Rai ci sono persone più zelanti della premier è sicuramente inedito. Un fatto inedito che colpisce persone che non si erano mai trovate a essere censurate. Però…».
Però?
«Però il mondo da cui provengo, i centri sociali, quegli spazi di espressione non li ha proprio mai avuti».
Faccia un esempio, sennò sono parole.
«Penso all’omicidio di Renato Biagetti, ucciso a Roma nel 2006. Non era comodo dire che nella Roma di Veltroni i fascisti ammazzavano perstrada e quindi la sua storia è stata derubricata a rissa. Noi per raccontare ciò che era successo abbiamo dovuto autoprodurre fumetti e distribuirli fuori dalle scuole perché la narrazione dominante era inscalfibile».
Quindi?
«Quindi tutto questo strapparsi i capelli per persone che dicono di essere state censurate… sono in difficoltà a unirmi a quel coro, perché non erano al nostro fianco quando a noi non concedevano spazi di espressione».
C’entra l’antifascismo?
«Non dico che sta tornando il fascismo, però c’è un gigantesco non detto che fatico a capire: come si fa a dire che è normale che ministri e governanti giurino sulla Costituzione e poi contemporaneamente facciano il saluto per i caduti della Rsi?
Bisognerebbe giocare a carte scoperte. Che abbiano l’onestà intellettuale di dire che sono fascisti e che la Costituzione gli fa schifo».
Loro chi?
«Buona parte di questo governo».
Parlare di dissenso e antifascismo è anche parlare della vicenda Salis.
Cosa l’ha spinta ad appoggiare la sua causa?
«Intanto perché mi è stato chiesto, pochi giorni dopo l’arresto, dagli amici di Ilaria. Siamo arrivati all’udienza in cui le hanno detto che se si fosse dichiarata colpevole l’avrebbero condannata a undici anni. Si è capito che tenere il basso profilo non serviva. Se sento di una persona che rischia ventiquattro anni di carcere per aver menato due nazifascisti con referti di 5 e 8 giorni, mi sta subito a cuore. C’era qualcosa di profondamente ingiusto in ciò che stava succedendo. Il punto non eradifendere il gesto in sé: è irrilevante se Ilaria sia colpevole o no, la condanna a più di vent’anni è del tutto sproporzionata. E poi ho pensato a Carlo Giuliani».
Perché? Qual è il collegamento?
«Il tema della vittima. La mia parte politica ha sviluppato un’empatia solo attorno alla figura della vittima, lo vediamo sempre per l’anniversario del G8 di Genova. Tutti siamo solidali con chi è stato pestato alla scuola Diaz, ma quando si passa a discutere di Carlo Giuliani, nonostante sia l’unico morto, la cosa cambia».
«Perché lui stava dentro a un corteo che è stato caricato in modo illegittimo, lo dice anche il tribunale: chi era lì si è trovato a combattere per la propria vita, perché tutte le strade erano chiuse. Giuliani è stato freddato nel momento in cui aveva preso e sollevato l’estintore. La sua postura non era quella della vittima e quindi è più difficile empatizzare. La stessa cosa per Ilaria Salis: non è stata menata, ma è accusata di aver menato».
Cosa pensa della sua scelta di candidarsi alle Europee per uscire dal carcere?
«Non faccio campagne elettorali e non accanno la gente in galera. Non è il mio ruolo dire cosa o se votare. Ma quando sono stato all’udienza a Budapest ho avuto l’impressione che tutto fosse già scritto. Il giudice non ha neanche ascoltato la difesa di Ilaria. E lì ho capito che noi che abbiamo a cuore questa storia non eravamo in grado di mettere in crisi quel costrutto là. Aver acceso i riflettori non sarebbe bastato. Allora forse la candidatura è una possibilità che noi che ci stiamo mobilitando non avremmo potuto ottenere».
Quindi è a favore?
«Mi sono chiesto se fosse una scelta moralmente giusta. Mi sono risposto che uscire di galera male è uscire infamando gli altri, e Ilaria non lo farebbe mai. Quindi capisco la sua scelta e spero che venga eletta. Una sola cosa mi mette in difficoltà…».
Cosa?
«È una soluzione individuale, nonostante questo sia un processo che riguarda diciotto persone. Gli altri non potranno giocarsi la stessa carta. La candidatura evidenzia una grossa debolezza della mobilitazione, che io sento come un fallimento».
Il governo italiano poteva fare di più?
«Sì, poteva avere più inventiva sulle soluzioni possibili. Forse non siamo stati in grado di incalzarlo abbastanza».
Lei andrà a votare per Ilaria Salis?
«A questo non rispondo, mi interessa solo che tutti abbiano gli strumenti per capire la posta in gioco».