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22 Luglio 2022“Siamo ormai a una forma monocratica del potere”
di Giampiero Calapà
“L’agenda Draghi di cui parla Enrico Letta è per il Pd una via esplicita di suicidio assistito. Lo stato del Paese è esattamente l’opposto”. Il professor Marco Revelli, 74 anni, sociologo, politologo, storico, cuore a sinistra da sempre, è sconcertato dall’evoluzione politica delle ultime ore. “Credo difficile che il dentifricio del campo progressista possa ritornare nel tubetto di un’alleanza Pd-M5S-sinistra”.
Nel discorso di Draghi al Senato abbiamo ravvisato populismo e cesarismo, è d’accordo?
L’anno e mezzo di governo Draghi ha contribuito ad aumentare il degrado del sistema politico verticalizzando il potere su una persona che poi ha espresso anche il suo stizzito disprezzo per quella platea: è il colpo di grazia al sistema dei partiti. Si è consolidata una “democrazia” monocratica elitaria e insieme plebiscitaria, decodificata dallo stesso Draghi contro il Parlamento degradato e mortificato. Sono stati dati gli ultimi colpi di piccone alla Costituzione: siamo usciti dai confini di una democrazia parlamentare rappresentativa per far posto a una centralizzazione e personalizzazione del potere che neppure Berlusconi era riuscito a ottenere, perché c’era un’opposizione larga che ora non si vede.
Draghi ha esasperato la crisi, perché?
Forse perché l’establishment di cui fa parte ha la ragionevole certezza di un autunno turbolento che avrebbe minato la figura di Draghi non rendendolo più spendibile su altri scenari. Così si è posto sopra quella che ha mostrato di considerare la suburra del Parlamento tra gli applausi della grande stampa e dei principali osservatori.
Non ritiene che Pd, 5Stelle, Sinistra italiana, Verdi, Articolo1, possano ancora provare a presentarsi alle elezioni nel “campo progressista”?
Mi sembra molto difficile. È una prospettiva che esisterebbe se si formasse un’aggregazione pronta a mettere la drammaticità della questione sociale al centro della riflessione. Il Pd mi sembra vada nella direzione opposta con “l’agenda Draghi”, Renzi e Calenda. E Di Maio…
I 5Stelle di Giuseppe Conte da soli sono ormai spacciati?
Non credo possano ristabilire una comunicazione con reti sociali in grado di organizzare alcune forme di resistenza come hanno fatto in passato intercettando sentimenti di rivolta contro il sistema.
A sinistra c’è anche, con Rifondazione e Potere al popolo, Luigi De Magistris che sogna di essere il Mélenchon italiano…
Mi auguro che abbiano un futuro e uno spazio politico non residuale, ma vengo da troppe delusioni per ragionare lucidamente su questo.
Non resta che aspettare la vittoria delle destre di Meloni, Salvini e Berlusconi?
Sono apparentemente proiettati verso un successo che sembrerebbe garantito da una legge elettorale sciagurata. I parlamentari di questa legislatura porteranno sulle spalle il peso di non averla cambiata, ma qualcosa si potrebbe ancora fare per cancellare la torsione anti-democratica del Rosatellum…
E cosa potrebbe fare un Parlamento d’agosto ormai agli sgoccioli con i partiti in campagna elettorale?
Potrebbe trovare occasione di rinascita su questo aspetto il “campo progressista” con Pd e M5S che prendono l’iniziativa per una legge proporzionale giocando anche sulle contraddizioni degli altri. Non escludo che si possa trovare ora una maggioranza per poterlo fare, ma servirebbe la volontà politica. Invece il Pd pensa all’agenda Draghi…
D’altra parte il Pd, erede del Pci, è stato l’unico (con pochi altri gruppuscoli) a rimanere fino alla fine fedele a un banchiere della grande finanza internazionale…
Sembra un paradosso, ma ormai è un partito-Stato con l’unico obiettivo di dar continuità istituzionale al potere. E Draghi è molto congruente col paradigma dominante occidentale e con il modello neo-liberista. Con tutto il rispetto, altro che Pci.