R.E.M. – Everybody Hurts
30 Maggio 2023Al Pd senese mancano i coperchi
30 Maggio 2023Dopo il voto
In attesa del primo turno delle amministrative in Toscana rimbalzava da un commento all’altro l’attesa particolare su quello che sarebbe stato l’effetto Schlein sui risultati, nella speranza per il Pd di riconquistare qualcosa di quello che era andato perduto nei tempi recenti. «E si sta lustri», direbbe un fiorentino o un toscano di vecchia tradizione di sinistra, dopo l’esito dei ballottaggi di questi ultimi due giorni. A dire la verità, si era già potuto notare come non si era avvertito nessun rilevante effetto della nuova leadership Pd nelle urne aperte il 14maggio scorso. La stessa cosa, per essere oggettivi, riguardava anche l’influenza della Meloni, ma, come sempre avviene, le considerazioni dopo il primo turno rapidamente prendono il volo e lasciano tutto lo spazio alla speranza nei ballottaggi. Così è stato per il Pd, ma con un esito inaspettato e certamente non previsto dalla classe dirigente che anzi, parole dell’ineffabile nuovo segretario regionale, dichiarava che tutto era aperto e chissà che altro… Ci sarà tempo per l’analisi approfondita del voto, ma alcune considerazioni si impongono da subito.
La prima è che la presa elettorale della destra o della destra-centro in una regione come la Toscana non è più, come succedeva una volta, un mordi e fuggi che consentiva a una sinistra (da sempre dominante sulla scena politica e su quella del potere) di riconquistare la tradizionale primazia in una città invece che in un’altra, nel breve volgere di una legislatura.
Si era cominciato a valutare quanto sopra, per esempio all’indomani della riconferma del sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi l’anno scorso, o anche in altri casi recenti, sottolineando il fatto che iniziava a rendersi evidente una nuova classe politica di destra, in grado di essere competitiva con avversari che non avevano mai lasciato le posizioni nei diversi palazzi del potere regionale.
Ecco la questione: la possibilità o meno della destra di arrivare nel 2025 a una sfida per la Regione con chance di vittoria, come mai avvenuto fino a oggi.
Per questo la riconquista perlomeno di un Comune simbolo della sinistra toscana da parte di Elly Schlein e del suo luogotenente locale, in uno dei ballottaggi che abbiamo alle spalle, sarebbe stata una condizione imprescindibile per dare ossatura alla nuova gestione del Pd, in vista proprio delle Regionali del 2025 che per la prima volta potranno rischiare di togliere il potere a chi l’ha sempre avuto da cinquant’anni a questa parte. Ci si poteva aspettare, secondo una consolidata tradizione, un afflusso maggiore di sostenitori del Pd in un secondo turno caratterizzato ormai inevitabilmente da una minore partecipazione, a fronte di un maggiore disinteresse degli elettori di destra.
È successo il contrario e, di conseguenza, Pisa è tornata a Michele Conti, la prima donna sindaco di Siena si chiama Nicoletta Fabio ed è di destra, a Massa non se ne parla e Francesco Persiani torna al timone della sua città, mentre lo stesso succede a Pietrasanta con Alberto Stefano Giovannetti.
Schlein e Fossi magari si possono un poco consolare con la bellissima Pescia e i suoi fagioli che tutto il mondo ci invidia, ma una cosa dovrebbe venire loro in mente ed è la seguente.
Il centrodestra anche dove si era presentato in rottura al primo turno, come a Massa, nel ballottaggio ha saputo riportare gli elettori precedentemente divisi convincendoli a sostenere un unico obiettivo e a conquistarlo.
Tutto ciò la dice lunga su quali potranno essere le possibilità nuove della destra toscana di competere a cominciare l’anno prossimo dalle elezioni europee e, perché no, da Firenze, anche se in questo caso sembra assai lontana l’apparizione di una classe dirigente all’altezza per una sfida per Palazzo Vecchio.
Il Pd non solo non ha mobilitato i suoi per il secondo turno, ma ha dimostrato anche l’inutilità dei suoi tentativi di alleanza con il Movimento 5 Stelle di Giuseppi, laddove gli è riuscito e dove ha perso come a Pisa. A occhio e croce Schlein in Toscana ha fatto in modo di non convincere quelli più a sinistra, ma inseguendoli di bloccare ogni recupero significativo da un’area riformista che in questa regione ha sempre avuto cittadinanza. Ma non basta: il Pd campigiano di Emiliano Fossi, con stile vagamente futurista, è riuscito a farsi sconfiggere dai Cinque Stelle e compagni vari, moltiplicando così i pani e i pesci di una Sinistra a sinistra dei democratici che nell’hinterland fiorentino può vantare ora due città come Sesto e Campi.
Franco Camarlinghi