La proposta di Francesca Campana Comparini in uno scambio di lettere con padre Bernardo Gianni dopo la fiaccolata dei diecimila
diAzzurra GiorgiFirenze come luogo per “convocare la pace”. Con un dialogo che potrebbe partire da San Miniato al Monte che lunedì scorso ha riunito oltre diecimila persone. Arrivate lassù rispondendo all’appello di padre Bernardo Gianni, che invocava la pace in Medio Oriente mentre il rabbino Gadi Piperno e l’imam Izzedin Elzir dopo una stretta di mano hanno camminato uno accanto nella marcia. Da quella fiaccolata è scaturito uno scambio epistolare in cui è stata avanzata una suggestione: riunire a San Miniato «leader autorevoli» per « proporre al mondo Firenze come città della pace, come luogo dove siglare la pace». A suggerirlo, con una lettera a padre Bernardo, è Francesca Campana Comparini, organizzatrice del Festival delle Religioni e moglie del console onorario di Israele Marco Carrai ( assente lunedì): « Nonostante ti abbia espresso la mia diffidenza verso chi non condanna direttamente a chiare parole Hamas, al punto che mi sarei sentita ipocrita e non a posto con me stessase avessi partecipato facendo finta di nulla, mi hanno colpito le immagini delle migliaia di persone, semplici, umili, genuine che sono scese per le strade per innalzare al cielo il grido della pace » , si legge all’inizio della lettera indirizzata a Padre Bernardo. Poi l’idea: « Dovremmo “ convocare la pace” cioè chiamare a noi i contendenti, per sedersi intorno a un tavolo al fine di raggiungere l’accordo, al fine di siglare il patto della pace». Come fare, però? «Forse non possiamo chiamare qui i rappresentanti delle due parti della guerra in atto, però attraverso un incontro propiziatorio possiamo proporre almondo Firenze come città della pace invitando nella tua, nella nostra San Miniato leader autorevoli, affinché quelle strette di mano che ho visto sui giornali siano il seme per arrivare a qualcosa di concreto e più grande » scrive ancora Campana Comparini. L’intento, insomma, è far incontrare e dialogare alcune figure internazionali che rappresentino i vari mondi in un momento drammatico e complesso. E di farlo presto, nell’inverno. Sapendo che non basterà a risolvere il conflitto, ma che potrebbe quantomeno essere un passaggio, un colloquio di pace. A partecipare potrebbero essere quattro figure: una per il mondo della Chiesa, una per quello palestinese, una per quello israeliano e infine una che rappresenti la politica europea. È presto per sapere chi vi prenderà parte, ma tra i possibili invitati potrebbero esserci il segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin e l’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri Josep Borrell. Di certo invece c’è la lettera di risposta con cui padre Bernardo ( al quale il presidente di Regione Eugenio Giani ha deciso di conferire il Pegaso d’oro perché « In un mondo in cui i conflitti sembrano espandersi, è un uomo di pace » ) accoglie « con gratitudine » la proposta di « fare di San Miniato al Monte un possibile luogo di incontro e di riflessione, dove poter propiziare una risoluzione del conflitto che sta insanguinando anche il nostro futuro oltre al presente di innumerevoli innocenti». La basilica (dove si svolge solitamente il Festival delle Religioni) si apre così a un nuovo dialogo. « Nel mio cuore c’è ancora così tanto grato stupore da non permettermi di trovare parole adeguate per il dono infinito che è stato contemplare tanta coralità di partecipazione » dice padre Bernardo nella lettera riferendosi a lunedì scorso, sottolineando come «fare della pace un appello di unitarietà, anzi di ritrovata concordia, mi pareva la premessa ineludibile perché da Firenze si alzasse con limpida coerenza una ferma richiesta di cessate il fuoco » . E chissà, nelle prossime settimane, che cosa potrebbe nascere da San Miniato al Monte.