Da cento a quattordici milioni, passando per quel cinque per cento in meno previsto per tutti i ministeri. La giornata che s’era aperta con la lettera (pubblicata dal quotidianoDomani ) in cui il ministro dei Beni culturali Gennaro Sangiuliano annunciava al collega dell’economia Giancarlo Giorgetti un taglio da 100 milioni al cinema (sul miliardo totale), si è chiusa con la cifra di 14 milioni, che la sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha rivelato alla platea di un convegno alla Festa di Roma: «Alla cifra — ha spiegato — va aggiunto quel cinque per cento di riduzione previsto per tutti i ministeri. Ma vi assicuro che non ce ne accorgeremo ». Questa cifra «serve per un intervento chiesto da Sangiuliano, per destinarli ad altri interventi (Pompei? ndr ).».
Già in tarda mattinata il presidente dell’Anica Francesco Rutelli aveva fatto capire che quella della lettera di Sangiuliano era una storia nata e già finita, grazie ai febbrili incontri degli ultimi giorni tra il ministro e levarie sigle di settore (Anica, Apa, CNA, Cinema e Audivosivo, doc/it, Unita, 100autori, WGI, AGICI).
Nella lettera delle associazioni si sottolineava che il settore «ha aumentato il proprio valore complessivo e che l’investimento pubblico attiva attrazione di risorse private, nazionali e internazionali, con un moltiplicatore tra i più alti tra tutte le filiere industriali. Un’inversione di rotta in questo momento — reso critico anche dagli annunciati tagli sulle risorse Rai — provocherebbe instabilità e fermerebbe investimenti programmati, oltre a mettere in grave difficoltà le imprese che lavorano seriamente, e creerebbe ricadute negative sul gettito complessivo per lo Stato». «Grazie all’incontro del ministro con le associazioni di settore — ha detto Rutelli — la situazione mi sembra sia rientrata in un quadro fisiologico. Serve che le risorse abbiano efficacia, ma anche stabilità e certezza per chi vuole investire».
Scongiurato il taglio, il nuovo passo da affrontare è una riforma sullelegge del tax credit, che Borgonzoni indica come necessaria: «Lo considero uno strumento indispensabile, ma le associazioni, compresa l’Anica, sanno non da ora che nella legge cinema ci sono problemi. Non dovuti al fatto che qualcuno ruba — altrimenti si va direttamente dalla Finanza — ma al fatto che ci sono elementi che non fanno bene al sistema». È giusto, si chiede con un esempio criptico «ridare il tax credit al 40 per un film il cui regista prende due milioni di euro? Forse no, sarebbe meglio limitarlo a una certa cifra. Parliamo di film commerciali, non di start up, film d’autore, opere prime. Vanno messi criteri di accesso». «Con la riforma — assicura — ci sarà un risparmio maggiore del taglio. E le modifiche saranno condivise con le associazioni». Borgonzoni, a cui Rutelli riconosce il grande sostegno dato nel confronto dei giorni scorsi col ministro, bacchetta l’opposizione: «Le polemiche preventive mosse da certa politica in cerca di consenso che sono solo un danno all’audiovisivo e all’immagine del nostro Paese», ha detto. Preventive ma non infondate, se le “voci” volano, la carta di Sangiuliano canta.
Resta l’allarme dell’opposizione. «Non ha precedenti che un ministro della Cultura inviti il collega del Mef a tagliare fondi al cinema oltre quelli richiesti. Un settore strategico per l’Italia la cui sofferenza è nota a tutti. Ci opporremo in ogni sede», così Elly Schlein, leader del Pd. E Matteo Renzi: «Dopo aver cancellato la 18App il ministro propone di tagliare anche sul cinema. Allucinante. Finiremo con il rimpiangere Tremonti?».