“La modernità produce ancora violenza. Umanizziamoci o finiremo distrutti”
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“L’ingegneria applicata ai bisogni della medicina e a quelli che emergono indotti e non nei vari settori sociali ed economici esiste ed è di prestigio, ma confinata in un tassello una delle tante discipline, poi neppure tanto valorizzata, che vengono offerte agli studenti; anche se poi quelli che escono dalle superiori senesi vanno altrove: Pisa, Firenze, Bologna. Eppure i risvolti sarebbero enormi non solo sul piano strettamente medico, ma anche su quello delle trasformazioni antropologiche (con le implicazioni filosofiche e sociologiche che comportano) e, dal punto di vista più soggettivo, a quelle psicologiche. Ma per carità non sia mai detto! Eppure guardando con attenzione gli affreschi al Santa Maria si scoprirebbe, in alcuni di essi, come la raffigurazione è la sintesi dello spirito del momento, che riusciva a unire medicina, filosofia e ricerca, come l’applicazione di quest’ultima: basterebbe ricordare la strumentistica medica. Era una ricerca applicata alla tecnica e questa alla realizzazione artigianale: cosa ci sarebbe di diverso con la situazione attuale? Ci siamo spinti molto oltre, le consapevolezze sono cambiate, così come sono stati superati dei confini tra tecnologia, intelligenza artificiale e umanità, limiti che andrebbero ricomposti o almeno, bisognerebbe tentarlo (Laudate Deum, 24). E perché questo tentativo non tentare di farlo proprio a Siena, dove ci sono le condizioni ideali? La città è qualcosa di più del suo aspetto fisico. Il tentativo consentirebbe di riposizionare la “cura” su terreni inesplorati (cit. Sloterdijk) e di guardare in faccia al futuro proprio nell’antico ospedale”.
di Pierluigi Piccini