Pinacoteca Tosio Martinengo
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28 Settembre 2023IL
TACCUINO
di Marcello Sorgi
Non c’è niente di tragico, o di particolarmente tragico, nel fatto che Meloni e Giorgetti siano costretti a varare una manovra a debito, portando il deficit dall’attuale 3,7 al 4,3 per cento, 12 miliardi. E che lo facciano approfittando che le regole pre-Covid, che prevedevano un rapporto deficit/pil al 3 per cento, non siano state ancora reintrodotte. Anche se potrebbero esserlo, non si sa ancora con quale e quanto rigore, a partire dal prossimo anno. E in questo caso sarebbe un bel problema per l’Italia adeguarcisi, sebbene sia prevedibile che la norma, che riguarda tutti i membri dell’Unione, non tornerebbe esattamente com’era, e ci sarebbe un percorso graduale per consentire anche all’Italia, che si porta dietro un bilancio pesante e un indebitamento più che consistente, di rientrare senza far pagare il biglietto di ritorno con nuove tasse ai cittadini.
Del resto, non c’è altra strada: se l’Italia non cresce – e crescerà poco, meno di quanto previsto ad aprile – l’unica altra via sarebbe quella fiscale: l’ultimo pensiero di ogni governo, e men che mai di quello attuale, insediatosi a ottobre scorso con molte aspettative e con il vanto – ora smentito dai fatti – di una delle poche economie dinamiche in Europa, avanti a quelle dei maggiori partners, Francia e Germania.
Nel giro di pochi mesi, purtroppo, il quadro è cambiato: ed anche senza voler semplificare, come tuttavia fanno molti osservatori dicendo che l’Italia vive di fiammate, la prima era stata il Superbonus edilizio, la seconda era attesa con un’estate superturistica, ma per il resto una ripresa strutturale non c’è, basta chiedere a Confindustria, o alle piccole e medie imprese, spina dorsale del sistema italiano, per capire che non è andata e non potrà andare bene tanto facilmente. Del Superbonus si sa che ha lasciato sulle spalle di Giorgetti un debito inatteso di 140 miliardi. L’estate è andata peggio delle previsioni. La crescita immaginata è scesa via via allo 0,8. E c’è da sperare che non si tratti di un pronostico troppo ottimista. Lo spread è salito e galleggia sui 200 punti. A questo punto, dicono i tecnici, l’Italia ha bisogno di scommettere su se stessa. Vasto programma. Quanto a Meloni e ai suoi alleati, hanno già bisogno di una cura ricostituente alle europee del 2024.