La leader dem convoca la segreteria ma per parlare solo della crisi in Medio Oriente. L’ex premier: “Se c’è Iv, noi fuori dalla coalizione”
ROMA — «Bisogna scavallare le regionali, nessuna polemica». I conti, semmai, si faranno dopo. È la consegna che Elly Schlein ha dato ai suoi. Mentre il mondo brucia, con elezioni così importanti alle porte, impelagarsi in una rissa sul perimetro della coalizione con il (fu?) principale alleato, oltre che senza senso, è del tutto controproducente. In particolare per il Pd, il partito che più ha da perdere alle prossime regionali.
E dunque, nel day after della rottura annunciata da Giuseppe Conte in tv, la leader dem riunisce sì la segreteria al Nazareno, ma per parlare del dramma mediorientale e tornare a chiedere l’immediato cessate il fuoco. Nessuna battuta, neppure di sfuggita, sullo strappo consumato a tradimento dal leader 5S. Tanto i giochi nelle tre regioni chiamate al voto sono praticamente fatti: in Liguria le liste sono chiuse da un pezzo, in Umbria ed Emilia-Romagna manca poco. Infiammare la campagna elettorale con liti da cortile rischia solo di creare disaffezione, allontanare chi aveva deciso di votare per il centrosinistra.
L’ha ben capito Stefania Proietti, la sindaca di Assisi in corsa per il campo extralarge nella regione del Centro Italia. Al punto da affrettarsi a ribadire, ieri, che «nel modello umbro le dinamiche nazionali non entrano». Di più: «Intorno alla mia candidatura c’è uno schieramento saldo, direi granitico, dove non ci sono veti nei confronti di chiunque voglia contribuire con le sue capacità a questo progetto, purché si rifaccia ai nostri valori». Ergo, la coalizione resta quella immaginata prima del proclamato divorzio, aperta alle «realtà civiche in cui, se componenti di Italia viva vogliono aderire, sono i benvenuti. Nessun veto», insiste Proietti. «Anche perché in Umbria, una lista di Iv, anche per ragioni numeriche, non ci sarebbe comunque stata». Caso chiuso: con buona pace di Conte, i renziani correranno nel campo progressista, accanto al simbolo del M5S.
E lo stesso dovrebbe avvenire in Emilia-Romagna, sempre che Renzi non continui a impuntarsi e, di fronte al diktat del capo grillino, non decida di issare le proprie insegne, anziché mimetizzarsi in una lista riformista. Un rebus che andrà sciolto nelle prossime ore, ma che in ogni caso non desta troppa preoccupazione: il vantaggio di Michele De Pascale sul centrodestra è talmente ampio — si ragiona al Nazareno — che se pure Conte si sfilasse, la vittoria non sarebbe in discussione. Come già accaduto cinque anni fa peril bis di Stefano Bonaccini, conquistato nonostante la campagna di un Matteo Salvini allora in grande ascesa. Nel frattempo, a poche centinaia di metri dalla sede del Pd, il leader 5S vede il suo stato maggiore nel quartier generale di via di Campo Marzio. Dove resta blindato tutto il giorno senza neanche farsi vedere a Montecitorio, per non rischiare di incrociare la leader dem con la quale i contatti sono interrotti. Sul tavolo,un unico tema: le alleanze.
L’ex premier giallorosso è ancora furibondo: «Noi siamo i primi a voler creare un’alternativa al governo Meloni» ragiona, «ma non abbiamo mai accettato la definizione di campo largo perché non possiamo scendere a patti con chiunque». Quindi contesta a Schlein di aver dato spazio «all’abbraccio mortale di Renzi». E resta convinto, malgrado i sondaggi dicano altro, che il M5S sia determinante per vincere in Emilia. Riflessione da cui è scaturita la strategia della rottura che, riferiscono i fedelissimi, suona più o meno così: «Se Elly preferirà far correre Iv con il suo simbolo, noi non faremo parte della coalizione. Il Pd dovrà fare i conti con una sconfitta, forse non la sola, e capirà di non poter fare a meno del Movimento». Il tutto accompagnato da un non detto: logorare la leadership dell’alleata. Tattica che non è certo sfuggita al Nazareno. «Noi rispettiamo le scelte delle nostre federazioni territoriali, chissà che Conte non capisca che decidere le cose da Roma non sempre porta bene», avverte la dem Debora Serracchiani. Specie per un movimento nato proprio dai meet-up. Come dire: state tradendo le vostre origini, non solo il Pd.