La leader dem nella Cittadella aretina, poi a Colle, a Volterra e quindi a Livorno
di Ernesto Ferrara
rondine (Arezzo) — «Io sono pronta a portare il metodo Rondine con me. Accolgo in pieno l’appello a ricordarmi di avere di fronte avversari, non nemici» dice nel primo pomeriggio di ieri Elly Schlein a braccetto con il candidato alle Europee Marco Tarquinio a Rondine, nella cittadella aretina fondata da Franco Vaccari dove dal 1988 si formano ragazzi provenienti da tutti gli scenari di guerra del mondo. La segretaria li incontra, chiede storie. L’ucraina Kataryna le racconta della lavatrice che condivide con l’amica russa, Schlein sfoggia un inglese fluente, si lascia andare ai ricordi: « Ho frequentato una scuola pubblica in Svizzera cheera meta di giovani in arrivo dai Balcani, allora scossi dalla guerra. È da lì che ho imparato quanto le differenze siano il segreto della ricchezza. E mia madre mi ha sempre insegnato a capire prima le ragioni dell’altro » . Encomiabile proposito di pace che quattro ore dopo evolve in un più pragmatico grido di battaglia a Livorno, dove la segretaria nazionale del Pd sbarca, dopo due tappe a Colle Val d’Elsa (dove firma la legge d’iniziativa popolare sul salario minimo) e Volterra, per lanciare la campagna elettorale toscana: «Sono convinta che noi possiamo fare un grande risultato, ma dipende più da voi che da noi: se vi mettete in testa di raggiungere ognuno almeno 15 persone» è il messaggio che risuona dapiazza Cavallotti dove si fiondano tutti i candidati alle Europee e molticandidati sindaco. Spunta uno striscione contro il Pd accanto a una bandiera palestinese. La leader attacca la premier Meloni: «Non ce ne facciamo niente di una premier donna se non si batte ogni giorno per i diritti delle donne a entrare nei consultori. E poi con l’Autonomia differeniata e il premierato spacca in due il Paese». L’avversario del Pd l’8 e 9 giugno, avverte però Schlein, non sarà solo la destra: «Ne abbiamo un altro, pericoloso, che è l’indifferenza e l’astensionismo».
Tema rilevante anche per il Pd fiorentino. Per cui se non altro da ieri la partita coi 5 stelle è chiusa. Dopo gli ultimi 3-4 giorni vissuti pericolosamente, tra negoziati e riunioni, da ieri sera è praticamente ufficiale che l’intesa a lungo cercata tra dem e grillini per Palazzo Vecchio non si farà. I 5 Stelle vanno da soli e il loro candidato dovrebbe essere salvo colpi di scena Lorenzo Masi. Lui stesso ieri sera, pur senza dichiararlo ufficialmente, lo confermava. Intesa rinviata al secondo turno forse. Non un addio, chissà. Ma intanto un arrivederci niente affatto scontato, anzi sembrava fatta, fino a poche settimane fa, dopo l’accordo a Prato. I dubbi tattici del Pd fiorentino e quelli fin dalla primissima ora della stessa candidata Sara Funaro di precludersi un dialogo con Renzi al secondo turno, oltre ai sondaggi che parlavano di un 1-2% in più al massimo per il Pd in caso di accordo col partito di Conte, hanno fatto però crollare le certezze. Non solo: Funaro non ha mai nascosto le sue perplessità verso l’operazione anche per ragioni di profilo politico: come metterla con lo storico no grillino ad aeroporto e Tav? E perchè complicarsi le cose se al secondo turno si dovrà poi parlare con Renzi? Pare che anche big nazionali come Franceschini si siano interessati per far saltare la trama. Le scintille interne ai 5 Stelle e il veto di Calenda hanno fatto il resto. Con la conseguenza che il tavolo è ora chiuso. « Rimane un canale di dialogo aperto per il ballottaggio » , si fa sapere dal Pd. Pensare che anche negli ultimi giorni l’insistenza del Nazareno e della segretaria Schlein per un campo largo e la disponibilità offerta da Conte tramite la sua capo- negoziatrice Taverna avevano fatto ritenere ai più nel Pd fiorentino che l’accordo alla fine si dovesse fare. Invece no: i 5 Stelle a questo punto correranno da soli. Con una lista già pronta per cui sono a caccia di firme da consegnare agli uffici elettorali entro domani alle 12. Candidato probabilissimo Masi, il consigliere comunale che più di tutti in questi mesi si è battuto per l’asse col Pd, e contro la coalizione rosso- gialla con Tomaso Montanari per cui spingeva Roberto De Blasi. Averla fatta saltare scongiurando il pericolo di una Campi 2 è ritenuto il successo tattico degli strateghi Pd. Adesso Masi dovrà guidare i 5Stelle contro il Pd. Probabilmente senza esagerare in vista di un possibile patto al secondo turno. A meno che il Pd non torni a bussare a Renzi.