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24 Marzo 2023L’EUROPA SPIEGA A MELONI PERCHÉ È FINITA LA PACCHIA
24 Marzo 2023Presente pure la leader Pd. L’ntervento di Stoltenberg n.1 dell’Alleanza Atlantica: “Bisogna aumentare la produzione delle armi: aiutare Kiev per sempre”
di Wanda Marra
C’era il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a ribadire che il sostegno militare a Kiev dovrà andare avanti sia ora che a lungo termine. C’era la premier finlandese, Sanna Marin, che a Zelensky ha appena promesso l’invio di caccia. E poi Pedro Sanchez, il premier spagnolo più riformista che di sinistra (quello che Matteo Renzi ogni tanto sfoggiava come biglietto da visita in camicia bianca, come la sua), tanto da aver condotto in patria una battaglia contro l’aumento del salario minimo. E il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, pronto a vigilare sul rigore europeo, a opporsi alla revisione del Patto di Stabilità, chiunque glielo chieda.
Si è trovata davanti questi compagni di viaggio, Elly Schlein, alla sua prima uscita a Bruxelles. Una visita ben costruita, in modo da arrivare nella Capitale belga prima della premier Giorgia Meloni, attesa per il Consiglio europeo. La segretaria del Pd sa perfettamente che l’Europa è centrale anche per la riuscita della sua azione politica. E dunque ha cercato la scena per imporre la sua agenda, per differenziarsi dalla premier, per cercare di costruire reti e convergenze.
Ma la sua è una sfida tutt’altro che facile: il momento clou della sua trasferta era il vertice del Pse. E si è trovata davanti un consesso di certo interessato alla sua leadership, ma ancor di più rassicurato dal fatto che non abbia avuto alcuna ambiguità rispetto alla posizione sull’Ucraina. L’Italia è centrale per il gruppo socialista, rimasto praticamente senza i francesi e funestato dal Qatargate. Ma se abbia voglia di trasformarsi è tutto da vedere.
La segretaria dem ha cercato di far passare le sue parole d’ordine. Sui migranti, ha denunciato la mancanza di risultati ottenuti in Europa dall’esecutivo e ha alzato l’asticella: “Dobbiamo estendere la direttiva sulla protezione temporanea non solo agli ucraini, ma a tutti”. A partire dagli afghani.
Sulle auto e sull’efficientamento energetico degli edifici ha detto chiaro e tondo che il governo sbaglia, esprimendo “pieno sostegno” alla Commissione europea sul Green deal e il Fit for 55, ma chiedendo che “ci siano ulteriori risorse per accompagnare la società e le imprese” nel percorso di transizione. Poi, nei numerosi bilaterali, ha provato soprattutto a stabilire punti di convergenza, a partire dal lavoro, a cominciare a disegnare un’Europa sociale.
Consapevole del consesso nel quale si trovava, ha cercato di battere sui punti di contatto. Con Sanchez, in particolare, ci ha tenuto a sottolineare come nel suo programma si sia ispirata alla riforma spagnola (che limita per legge i contratti a termini), con la Marin ha parlato del congedo paritario, che in Italia non c’è, ma in Finlandia sì. Schlein è stata introdotta dall’ex premier svedese, Stefan Löfven, che ha sottolineato la sua “grande responsabilità” nel prendere la guida del Pd e la “grande opportunità” per il Pse di avere una leadership come la sua. Dichiarazioni accolte con un applauso, che ha accompagnato l’inizio del discorso della segretaria. Un intervento in cui lei ha parlato di migranti e di Green deal anche in relazione ai posti di lavoro, ma ha anche ribadito la linea sull’Ucraina (pieno sostegno a Kiev, anche con l’invio di armi, ma importanza del ruolo diplomatico dell’Europa). I leader socialisti hanno apprezzato sia la misura che i toni (e l’inglese perfetto). Se anche la segretaria dem intende interpretare il suo mandato politico come una novità, che sia di rottura rispetto al Socialismo europeo vigente, ieri è entrata abbastanza in punta di piedi.
“Ha parlato di Green deal in relazione all’aumento dei posti di lavoro. Insomma, non ha fatto la Greta”, raccontava uno dei presenti al vertice.
La nettezza usata a Bruxelles su Kiev, poi, fa da contraltare alla scelta di disertare l’Aula in occasione della discussione non solo sul Consiglio Ue, ma pure sull’invio di aiuti militari all’Ucraina. Perché per Schlein la guerra resta un problema, sul piano interno. Peraltro, ieri il Pse ha approvato una risoluzione in cui ribadisce la posizione che ha sempre tenuto: supporto all’Ucraina, da tutti i punti di vista, compreso quello militare (esplicitamente specificato). Tutti d’accordo, senza alcun dubbio. D’altra parte Stoltenberg è intervenuto per dire che il sostegno a Kiev comporterà l’aumento della produzione di armi e munizioni, il coinvolgimento dell’industria e l’avanzamento degli sforzi di approvvigionamento congiunto. Mentre ha sottolineato che si aspetta che gli alleati della Nato concordino un nuovo impegno di investimento nella difesa al vertice di Vilnius di luglio, con il 2% del Pil come minimo da investire nella difesa.
Ieri comunque Schlein ha incontrato tutti. Scholz, ma soprattutto il Commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, con il quale ha parlato di Pnnr. E il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, al quale ha garantito che in Italia spiegherà l’importanza della conversione ecologica. Nel discorso tenuto al Pse ha voluto mettere l’accento sui migranti. Ma nei commenti alle sue parole, quelle sui migranti sono le meno citate. E lo stesso Sanchez negli anni ha avuto posizioni ben più tiepide dell’Italia nel chiedere la riforma del Regolamento di Dublino. Proprio le elezioni in Spagna di fine del 2023 saranno una cartina al tornasole per capire se il progressismo riuscirà a fermare il sovranismo.
Schlein, ieri, alla domanda diretta della stampa in merito alla richiesta della Nato di fare del 2% del Pil per le spese militari una base dalla quale partire, non ha risposto. Così come ha rimandato a successiva valutazione una scelta sulla ratifica del Ceta, il trattato di libero scambio Ue-Canada, al quale il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha aperto. L’incognita, insomma, è la stessa che riguarda la politica italiana: Schlein riuscirà a imprimere un cambio di marcia al Pse o sarà costretta ad adeguarsi al “club”? La risposta è aperta.