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9 Agosto 2022Rotto il patto con il Pd, Calenda pensa al Terzo polo con Renzi
9 Agosto 2022È il tema del giorno, eppure si discute in modo ancora rarefatto del fatidico “terzo polo”, ossia l’intesa eventuale tra Renzi e Calenda. Il primo pronto da settimane a presentare la sua lista “terzista” e il secondo reduce dalla rottura con il Pd. Se si ascoltano opinioni e punti di vista nei palazzi romani e sui canali “social”, è pressoché unanime il giudizio: cosa aspettano quei due a mettersi insieme e a creare un approdo per gli scontenti del mediocre e ora anche squilibrato bipolarismo?
Eppure i due, strano a dirsi, si muovono con cautela, attenti a non esporsi troppo.
Calenda, nell’intervista oggi a questo giornale, ammonisce a non dare alcunché per scontato.
Peraltro sembra intenzionato a raccogliere le firme indispensabili per dar vita alla sua lista, ovviamente separata da +Europa che è rimasta con Letta. E Renzi tace: resta sulla riva del fiume in attesa che il suo alleato/rivale — al momento soprattutto rivale — si presenti a chiedere, diciamo così, asilo politico. Vale a dire senza firme e con la necessità di avvalersi dell’ospitalità del simbolo di Italia Viva.
Considerando l’opinione che Calenda coltiva di sé, non è facile che tale scenario si realizzi, facendo di Renzi il vincitore del braccio di ferro implicito tra i due.
Tuttavia bisogna andare per esclusione. La raccolta di firme da parte di “Azione” è una sfida molto incerta a Ferragosto e con le candidature ancora da mettere a punto.
Ma se anche l’operazione riuscisse, avremmo non uno, ma ben due “terzi poli” in concorrenza tra loro: il partito calendiano e quello renziano. Del tutto fuori dalla realtà. Poi ci sarebbe l’altra ipotesi: due liste diverse, sì, ma alleate che configurano una coalizione, per cui la soglia di accesso alla Camera diventerebbe del 10 per cento contro il 3 della lista unica.
Quindi il buon senso e la logica suggeriscono che i due avrebbero tutto l’interesse a mettersi d’accordo per tempo, senza che uno debba per forza sottomettersi all’altro. Solo che i giorni sono pochi e la trattativa dovrebbe essere molto rapida. A essere ottimisti, bisogna pensare che il negoziato sia già cominciato e che la prudenza sia una via obbligata per coprire la pentola che bolle.
Per ora nessuno dei due vuole concedere un vantaggio alla controparte. Non proprio un bel viatico per un accordo ancora virtuale e nei confronti della quale né l’uno né l’altro dimostrano un particolare entusiasmo. Ma anche in questo caso forse è solo pretattica.
Vedremo.
L’altro aspetto è la questione elettorale: a chi giova il “terzo polo”? Non sorprende che dal Pd sia già cominciata l’offensiva polemica contro Calenda, l’uomo che ha indebolito il fronte anti-Meloni. Sarà uno dei temi della campagna.
In realtà anche dal polo Meloni-Salvini-Berlusconi emergono gli indizi di una certa preoccupazione. Vuol dire che non hanno torto quanti da giorni sostengono che una lista “terzista” ben fatta — quindi esente da litigi permanenti fra i due co-protagonisti, nonché aperta a volti interessanti della destra moderata e del mondo produttivo — sarebbe in grado di attrarre voti dal recinto delle destre.
Forse non da FdI, ma probabilmente da qualche settore della Lega e soprattutto da Forza Italia.
Questo non vuol dire che si riaprirebbe la partita elettorale, in cui al momento lo svantaggio del centrosinistra sembra irreparabile, tuttavia significa che un sasso è stato lanciato nelle acque stagnanti della nostra politica.
Spetta a Renzi e Calenda, se mai ne saranno capaci, dimostrare che la loro convergenza ha due ambizioni: da un lato, mostrare le incertezze della sinistra; dall’altro, indebolire le destre con argomenti concreti e una visione non propagandistica circa il futuro del paese.
Di sicuro il sistema politico mai come oggi è sembrato disponibile a farsi scomporre e ricomporre su basi nuove. Anche questo è un lascito del governo Draghi.