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30 Ottobre 2024Se un giudice darà ragione a Menarini sulla richiesta di 23 milioni l’impatto per le scienze della vita sarà devastante Tls come il buco all’Università?
Fa notizia non solo il silenzio dell’ex presidente Landi ma anche quello dei soci fondatori
di Stefano Bisi
SIENA Era un caldo sabato mattina di luglio, pochi giorni dopo il Palio, un periodo dove trovare notizie è come cercare l’ago in un pagliaio. Ma tra una sosta all’Angolo d e l l’unto e l’altra alla Croce del Travaglio che cosa scovai? L’ago in un pagliaio, ma non me ne resi conto. Incontro un professore dell’Università per sapere che cosa ne pensava del primo periodo del rettorato di Silvano Focardi, il docente amico dei pinguini, un galantuomo oltre che scienziato di qualità. “E’ in gamba – mi disse – ma credo che abbia trovato qualche problema nel bilancio. Roba di poco conto ma passa a trovarlo”. Silvanino nostro, gentile come sempre, risponde al telefono: “Passa a trovarmi”. Salgo le scale del rettorato in Banchi di Sotto ed entro n e l l’ufficio di Focardi: “Ma è vero che c’è un buco nei conti ? ” chiedo. “Sì, qualcosa sto trovando ma non mi sembra nulla di preoccupante” risponde il rettore. Torno in redazione e scrivo un articolo sul “buchino” d e l l’Università. In molti, istituzioni comprese, pensarono che si potesse coprire con il solito intervento di Babbo Monte ma non andò così. Passano i giorni e quel “buchino” si scopre che è una voragine. Si parla addirittura di 200 milioni e l’Ate – neo è messo sottosopra e inizia una cura dimagrante. Ecco, quella storia mi è tornata in mente ascoltando il silenzio (“Io non sono titolato a parlare, ho lasciato un mese fa”) di Fabrizio Landi, per 10 anni presidente della Fondazione Toscana Life Sciences, e dei soci fondatori che sono la Regione Toscana, la Fondazione e la Banca Monte dei Paschi di Siena, la Provincia di Siena, le Università di Siena, Pisa e Firenze; le Scuole di alta formazione Sant’Anna e Normale di Pisa, l’Azienda ospedaliero-universitaria senese, il Comune e la Camera di Commercio di ArezzoSi e na. Tacciono sull’atto di citazione in tribunale con cui il gruppo farmaceutico fiorentino Menarini chiede di saldare 23 milioni che si riferiscono alla fornitura del farmaco anti-covid a base di anticorpi monoclonali, sviluppato da Tls con Rino Rappuoli nel 2020, quando ancora non esistevano i vaccini e la lotta alla pa n d e m ia era indispensabile. Menarini aveva prodotto nello stabilimento di Pomezia tremila dosi servite per lo studio clinico e 200 mila destinate allo Stato. Farmaci mai pagati, a quanto risulta dalla richiesta indirizzata da tempo a Tls e al suo braccio operativo Tls Sviluppo srl, società partecipata dall’Agenzia Invitalia e dunque dallo Stato, che in questo modo avrebbe voluto assicurarsi la fornitura del farmaco innovativo. Lo scambio di lettere tra Menarini e il direttore generale di Tls Andrea Paolini per ora non ha portato a una soluzione bonaria e si è arrivati alla citazione in tribunale. Le risposte di Toscana Life Sciences in cui si definiva “temeraria” l’azione di Menarini hanno infatti provocato irritazione nella casa farmaceutica. Ora sarà un giudice a decidere ma prima di quel giorno sarebbe bene che gli enti fondatori di Tls facessero sentire la loro voce e non si accodassero al silenzio dell’ex presidente Landi, perché 23 milioni non sono noccioline e l’i mpatto negativo di una decisione favorevole a Menarini potrebbe essere sconvolgente per il distretto delle scienze della vita su cui Siena punta molto.