Nemici per la pelle
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9 Ottobre 2022Da Gagosian a Roma in mostra le opere dell’artista Moglie di Balthus, ne protegge l’eredità e la memoria “ Le sue ragazze ora danno scandalo? Ma i putti sono nudi”
di Lara Crinò
Setsuko Klossowska de Rola cammina a piccoli passi lungo l’ellisse chiara della galleria Gagosian di Roma, raccontando la genesi delle opere della sua personale (Into the Trees II, fino al 29 ottobre). Sono i lavori degli ultimi anni: ceramiche rivestite di lattiginoso smalto bianco, che rappresentano tronchi di quercia, di magnolia, di vite, su cui gemmano germogli; candelabri in bronzo ornati da melograni e fichi come in un antico rito, e un ulivo in legno con fiori e foglie dipinti, in una sorta di collettiva metamorfosi arborea che sembra un omaggio a quell’Apollo e Dafne del Bernini che alla Galleria Borghese, non lontano da qui, stupisce e incanta. Poi ci sono i dipinti e le opere su carta; alcuni, più recenti, ritraggono i bambini della figlia Harumi tra i boschi che circondano il grand chalet di Rossinière, la casa di legno che Balthus comprò nel 1977, quando lasciò Roma e l’incarico di direttore di Villa Medici, per tornare in Svizzera con moglie e figlia. Altre risalgono agli anni romani, in cui il famoso pittore e la giovane moglie giapponese, coppia d’oro dell’arte europea, sul Pincio vivevano, creavano e tessevano amicizie. Scomparso Balthus nel 2001, Setsuko ne cura l’eredità ed è presidente onorario della fondazione che ne porta il nome, ma non abbandona la propria arte, anzi la porta in nuove direzioni.
Oggi è una donna di ottant’anni, ma in lei non c’è traccia di quell’incertezza nei movimenti e nei gesti che più di ogni altra cosa rivela la vecchiaia. Parla a voce bassa, conservando nel francese raffinato un accento orientale. Minuta com’è, sembra dominare tutto lo spazio. Ci sediamo nel retro, davanti a una teiera e a due tazze bianche. Il kimono che indossa è il suo vestito abituale. Da ragazza, racconta, metteva i jeans e le gonne. Fu Balthus, incontrato quando aveva vent’anni in Giappone e subito amato di un amour fou, a suggerirle di tornare a quell’abito. « Quando lo conobbi rimasi meravigliata di quanto comprendesse i valori spirituali del mio Paese. Era stato Rilke, che a Parigi aveva una relazione con sua madre Baladine, a regalargli da bambino un libro sulla cerimonia del tè, mentre Gide lo portava al teatro kabuki. Ma non era solo il retaggio dell’infanzia, o il fatto che leggesse moltissimo: lui non solo sapeva, lui sentiva le cose del Giappone.
Comprendere è un atto intellettuale, ma sentire, come un bambino davanti alle cose belle, è diverso. Aveva una sensibilità pura che mi ha toccato, e la capacità di portare in superficie ciò che era nel mio inconscio » . Accadde anche con la pittura. « A Villa Medici gli dissi che volevo dipingere. Lui mi consigliò di non fare pittura a olio: non dovevo perdere la parte migliore della tradizione da cui provenivo, la trasparenza, la leggerezza » . I disegni e i dipinti sucarta di Setsuko sembrano fuori dal tempo. O meglio, in un tempo soltanto loro. « Ora crediamo che più veloce sia meglio» dice versandosi il té « e anche il Giappone è cambiato. Ma ancora esiste, ad esempio, chi per nove anni impara l’arte di realizzare un kimono. Indossandolo senti il calore delle mani che lo hanno cucito. Allo stesso modo, mi piace sentire la natura. Con la ceramica realizzo alberi, anzi tronchi da cui con tenacia rinasce la vita. È una specie di miracolo: da dove viene una tale energia magica?. Questo spirito, questo rapporto con il tempo è importante per me e lo era per noi. Balthus ci metteva anche dieci anni per finire un quadro » . Del mitico amore- sodalizio che per quarant’anni li ha uniti, Setsuko racconta volentieri. Nata in una famiglia nobile di Kyoto, conosceva inglese e francese ed era destinata a nozze combinate. «Le cene con i possibili pretendenti, una noia… Quando avevo 15 anni dissi a mia madre che volevo un altro tipo di amore, un amore drammatico. Sa, leggevo Stendhal e Tolstoj. E con Balthus, all’inizio, ebbi poi la mia dose di dramma » . Avevano 35 anni di differenza, Balthus aveva già una relazione e la prima moglie del pittore, da lungo tempo separata, non gli aveva mai concesso il divorzio. « Le sarò sempre grata perché quando io entrai in scena acconsentì a lasciarlo libero».
Ancora, oggi, a vent’anni dalla morte del marito, Setsuko veglia su di lui: « Mi pare che le persone oggi amino gli altri per se stesse, ed è per questo che sono arrabbiate. Ma bisogna amare qualcuno per la sua felicità » . Se le si citano le polemiche che in questi anni di politicamente corretto hanno suscitato lejeunes fillesdi Balthus, a chi voleva staccarle dai muri dei musei risponde con un verso del Macbeth: « A tale / Told by an idiot, full of sound and fury, / Signifying nothing » . « A chi non comprende l’arte lascio la sua opinione. Non mi tocca, non ci dovrebbe toccare. A Roma i putti sono nudi. Qualcuno pensò di coprirli con foglie di vite, ma l’effetto era così ridicolo che ci si è affrettati a toglierle, non è vero? » . E Setsuko lievemente sorride.