Siena, l’associazione In Campo: “Dov’era Giulia Mazzarelli quando il Pd gestiva la città?”
23 Luglio 2022REBECCA CAMMISA
24 Luglio 2022di pierluigi piccini
Si vota il 25 di settembre e così tutto diventa più semplice da un lato, più complicato dall’altro. Più semplice per alcune forze che per le amministrative non avranno la sovrapposizione fra le elezioni locali e quelle nazionali. Più complicato per i partiti che dovranno disegnare delle alleanze politiche, che saranno poi smontate o rimontate per le successive amministrative. Tutto questo sul piano squisitamente politico, ma poi quello che peserà in maniera decisiva saranno i collegi elettorali. Siena per il Parlamento sarà insieme a Grosseto e per il Senato, oltre a quest’ultima, anche con Arezzo. Il rischio per il Pd è di non portare a casa nessun rappresentante, con Siena città che potrebbe rimanere ancora una volta scoperta. Sono elezioni politiche che influenzeranno sicuramente le amministrative. Prima considerazione: la rottura del Pd con Conte come si riverbera nelle successive elezioni? Sarà capace Letta di attrarre a sé quella componente centrista che fa capo a Renzi e Calenda? Si prefigura uno schieramento sempre più centrista che lascerebbe scoperto un fronte di sinistra ancora molto debole, ma che potrebbe trovare nella crisi sociale ed economica una sua identità. Le elezioni politiche inoltre rafforzerebbero l’ipotesi di un candidato sindaco interno al partito, scelto magari attraverso le primarie, sull’onda della campagna elettorale. Sembra proprio che la richiesta di alcune componenti, come la Mazzarelli, sia finalizzata a togliere di mezzo possibili candidati che hanno messo come condizione la nomina diretta senza primarie (Frati). Un classico esempio di rivoluzione passiva. Le forze di centro a Siena sono numericamente deboli e una loro divisione le renderebbe ancora più deboli.
Nel centrodestra la situazione è più semplice, convinti come sono di vincere le elezioni ricompattando i tre partiti di riferimento: Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Almeno sulla carta, perché non è detto che trovino una quadra sul leader, almeno in una prima fase. L’uscita dall’aula del Senato di due delle tre componenti di destra, Lega e Forza Italia sta a dimostrare proprio questo, una forma di federazione. E nel ‘23, a Siena, cosa potrebbe succedere? I partiti non vogliono De Mossi da quanto è dato conoscere, ma da soli non hanno una grande forza elettorale, tranne uno, forse. Alcune liste civetta come quelle che fanno capo a Tafani e Pizzichi, sono pronte a ricandidare l’attuale sindaco insieme ai cosiddetti “pretoriani”. Ma altrettanto pronte a cambiare schieramento (non sarebbe la prima volta), e a lasciare i residui delle liste civetta e i “pretoriani” con un altro candidato, forse Benini? Sta girando un sondaggio a questo riguardo, molto simpatico, chiede addirittura le previsioni per il Palio di agosto. Chissà chi lo avrà commissionato? Un’ultima considerazione: la scadenza delle politiche sposta tutto il quadro politico per le amministrative a dopo il 25 settembre, salvo per quelle forze che hanno già fatto le loro scelte. Comunque, andare a votare con il sistema elettorale vecchio e con i collegi elettorali sottosopra non aiuta a recuperare l’astensionismo.
1 – continua