L’industria e il rischio dell’addio
1 Febbraio 2024Bagnoli risponde alla direttrice del Santa Maria della Scala: non è una macchia, ma una progressiva disgregazione di materiali
1 Febbraio 2024Siamo all’anno zero. Passeranno anni prima di avere qualcosa di strutturale… per ora istagram, ma senza polemiche
Tutto preoccupante, si capisce facilmente che non si sa nulla dei progetti proposti e discussi a partire da quelli di Brandi, Previtali e Briganti ne recuperano frammenti che non hanno più senso. Si abbandonano di strategici senza vedere se esistono spazi di realizzazione; ad esempio i laboratori di restauro, che non possono essere sganciati da un museo…
Siena
Centomila metri cubi di Santa Maria in attesa di un progetto sul futuro
La direttrice Valdambrini: «Concorso d’idee per aggiornare Canali. Un auditorium, la Pinacoteca resta dov’è»
di Pino Di Blasio
SIENASono spazi grandissimi, immensi, migliaia di metri cubi vuoti, che fino agli anni Novanta, per secoli, hanno ospitato reparti ospedalieri. Nel locale più grande, nel piano sopra la Sala San Pio, c’è una lapide di marmo appoggiata a terra, datata marzo 1900. «Quest’aula dall’amministrazione ospitaliera decretata per l’insegnamento della Medicina Clinica fu costruita a spese del Monte dei Paschi benemerito protettore di ogni utile istituzione cittadina». E’ il riassunto in pietra degli ultimi secoli del Santa Maria della Scala, per mille anni Spedale, da trent’anni polis museale rimasta a metà.Saranno almeno centomila metri cubi di volumi distribuiti su due piani del Santa Maria. Secondo lo storico dell’arte Alessandro Bagnoli, locali distrutti come dopo un bombardamento. Il viaggio nei piani alti dello Spedale, accompagnati dalla direttrice Chiara Valdambrini e da una dirigente tecnica, si snoda attraverso questi spazi abbandonati dal 2000, che conservano i nastri dei cantieri di demolizione e le tracce di interventi per mettere in sicurezza il possibile. Si passa da una sala fin troppo ampia, che potrebbe ospitare un auditorium e un cinema, strutture di cui Siena ha un bisogno disperato, a stanze e corsie che ospitavano i letti dei pazienti. Che dovrebbero avere una funzione museale. Oppure ospitare aule universitarie, laboratori di restauro, depositi d’arte«Il Santa Maria senza nuovi spazi museali – premette la direttrice della Fondazione Chiara Valdambrini – sarebbe come un angelo a cui hanno tagliato le ali. Ma questo non significa che tutto debba essere destinato all’esposizione di opere d’arte».Nel progetto dell’architetto Guido Canali questi spazi avrebbero dovuto ospitare il museo dell’arte senese, gran parte della Pinacoteca.«La forza del progetto Canali è l’aver pensato al Santa Maria nel suo insieme, l’aver indicato una funzione per tutti e 380mila i metri cubi dello Spedale. Non credo sia ancora attuale. Bisognerebbe indire un nuovo concorso di idee per scegliere cosa mettere in tutti gli spazi».Il trasloco della Pinacoteca non ha più senso?«Non credo sia una priorità, oggi. La Pinacoteca è autonoma, ha un suo direttore, è un museo statale e ha finanziamenti per i suoi progetti».Cosa pensa dovrebbe esserci in questi spazi?«Dovrà essere un nuovo progetto di insieme a stabilirlo. Dopo un confronto aperto a tutta la città e alle istituzioni. Anch’io penso anche a un auditorium oltre a laboratori di restauro. Ma il futuro dovrà essere disegnato dopo dibattiti aperti a varie suggestioni, anche le più ardite».Da quando sono stati abbandonati questi locali?«Come le dicevo gli ultimi interventi risalgono al primo decennio del 2000, con le demolizioni e il bagno sopra il Pellegrinaio ’tombato’. Non c’erano soldi a sufficienza per recuperare tutto, molte funzioni indicate da Canali non erano più attuali».Ripartiamo da zero. Cosa si dovrebbe fare ora?«Nelle prossime settimane, assieme all’amministrazione, al presidente Leone e al consiglio d’amministrazione inizieremo la discussione e penseremo ai primi cronoprogrammi. Il Santa Maria è un cantiere che regala sorprese dietro ogni parete. Servirebbe un magnate, forse anche più di uno, che avrebbe voglia di investire sul recupero».Salverebbe il ristorante-terrazza ideato dall’architetto?«Se si inserisse nel nuovo progetto di insieme, perché no? Nell’idea originale mancavano totalmente i depositi d’opere d’arte. Ma la priorità è ritornare a una visione complessiva, riprendendo l’essenza del progetto Canali. Pochi sanno che questo era uno Spedale che per mille anni è stato luogo di cura e assistenza. C’è la Sala del Pellegrinaio a ricordarcelo. Ma potrebbe esserci anche altro. Persino uffici che qui mancano».A chi toccherà varare il bando per il concorso d’idee?«Lo statuto conferisce poteri decisionali al presidente e al consiglio, il direttore è un manager. Ovvio che l’impulso dovrà venire dal sindaco e dalla giunta».
Siena
Il presidente della Fondazione
Leone a Bagnoli
«Ogni consiglio è ben accetto»
SIENA «Ringrazio Alessandro Bagnoli, di cui conosco i lavori, in particolare quello sulla Maestà di Simone Martini. Ogni segnalazione per tenere sotto controllo lo stato di conservazione del Santa Maria è fondamentale». Parola del presidente della Fondazione, Cristiano Leone (foto), che interviene nel dibattito di questi giorni da Città del Messico, dove si trova per presentare il suo libro ’Atlas of Performing Culture’. «Le infiltrazioni umide di cui parla Bagnoli mi erano state segnalate dalla Direzione del Santa Maria – racconta Leone –, garantendomi che sono monitorate da tempo. Ora quindi metteremo in atto un’azione ancora più forte per la conservazione del museo». Il presidente della Fondazione Santa Maria entra anche nel merito del confronto sull’opportunità di ospitare grandi eventi in spazi dove si trovano custoditi i tesori d’arte: «D’ora in poi quello che verrà accolto nell’ex Spedale deve essere compatibile con lo stato di conservazione delle opere. Mi trovo di fronte a decisioni assunte in passato da un’altra amministrazione, ma ritengo che la valorizzazione del museo vada di pari passo con la su a conservazione». E ancora: «Nelle riunioni online mi sono reso conto che ci sono molte situazioni in ballo. Presto sarò fisicamente a Siena, per lavorare su una visione strategica globale, pronto ad accogliere spunti e segnalazioni da ogni parte – continua Leone –. Per ogni evento si dovrà capire come si inserisce al Santa Maria e i termini di impatto sull’allestimento delle sale. Al momento non ci sono i fondi all’altezza delle ambizioni, per questo sto lavorando per l’ingresso di nuovo soci nella Fondazione». E tornando sull’allarme di Bagnoli: «Non amo le polemiche, ma ogni spunto per il bene comune del Santa Maria è ben accolto».
Cristina Belvedere