il nuovo segretario della cgil
Ha 61 anni e da lunedì ha preso il posto di Dalida Angelini È stato operaio alla Sammontana e segretario della Camera del lavoro di Lucca
di Ilaria Ciuti
Arrivato alla guida della Cgil Toscana dalla fabbrica, lui empolese e operaio della Sammontana, ricorda con nostalgia « le lotte, le discussioni con i compagni, perfino il padrone perché dopo tante vertenze si impara a rispettarsi a vicenda». Il sessantunenne RossanoRossi, diventato lunedì scorso alle 8 di sera segretario della Cgil Toscana succedendo a Dalida Angelini, ha fatto un bel salto, ancorché passato in trent’anni da operaio a delegato di fabbrica, a membro della segreteria regionale della Cgil, poi segretario della Camera del lavoro di Lucca dove ha aumentato in tre anni gli iscritti. Ora è «entusiasta e anche un po’ preoccupato», confessa, di essere finitoalla testa di 400 mila iscritti. Dell’operaio mantiene il Dna: «Torno sempre alla Sammontana e i compagni mi fanno festa. Un sindacalista non è tale se non resta legato al suo posto di lavoro. Non loè neanche se non ha dentro la capacità di indignarsi di fronte all’ingiustizia e quella o la hai o non la hai». Dopodiché però ci si deve anche aggiornare e «bene ha fatto la Cgil a istituire l’agenzia per la formazione » . Lui l’indignazione la conserva ma insieme alla capacità di trattare e al radicato pragmatismo. «Sono un vecchio comunista non pentito — non usa mezze parole — ma aperto alle alleanze, anche inedite, se gli obiettivi sono comuni. Vedi quella con il Papa sul no alla povertà e alla guerra » . A chi gli chiede del Pd, risponde netto: «Ha perso il suo popolo che sono i lavoratori e i pensionati. Potrebbe correggere rotta iniziando dal cancellare il job’s act, e la gente tornerebbe a votare».
Grande e grosso, pizzetto sul mento, sorriso svelto e cordiale, empatia facile, se la Cgil cercava un segretario capace di tessere rapporti con i lavoratori, ma anche con istituzioni e controparti pare che questo lo sia.
Le priorità. Intanto la sicurezza sul lavoro: « A Lucca abbiamo iniziato a costituirci parte civile per ogni incidente sul lavoro. Voglio far sì che l’iniziativa si estenda a tutta la Cgil Toscana». Dopodiché, i problemi cardine in Italia come in Toscana: « Quello sociale enorme e il rischio di perdita della manifattura. L’inflazione vola, i salari sono i più bassi d’Europa, il 50% dei contratti nazionali non si è rinnovato, il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti è crollato, le disuguaglianze aumentano. E non è colpa del destino ma di scelte politiche sbagliate dei governi: di destra ma anche di centrosinistra. Quanto al rischio manifattura, ricordo che la Toscana è terra manifatturiera e di Disneyland non si vive». Il manico è nazionale ma alcune cose, sul creare lavoro di qualità, le può fare anche la Regione «che ha ragione sulle mancate risorse per la sanità da parte dello Stato che le aveva promesse ma faccia la voce grossa. Meglio delle convenzioni con i privati che la pandemia ci insegna sparire al momento della necessità». I giovani: «Vergogna chiamare fannulloni ragazzi cui stiamo consegnando un mondo deteriorato dal punto di vista ambientale, sociale, della democrazia e a cui vengono offerti anche due o tre euro l’ora per lavorare 12 ore travestite da 4». La Cgil deve incrementare il dialogo con loro: « A Lucca abbiamo creato un ottimo rapporto con quelli di Fridays for Future. Li abbiamo portati dai cavatori per spiegare che ambiente e sviluppo possono andare d’accordo » . Infrastrutture e rifiuti. Le prime, dove è necessario vanno fatte ma «ragionandone con popolazioni e sindacati sennò è difficile farle». Lo stesso i rifiuti: «Il ciclo va chiuso secondo i principi dell’economia circolare. Ma in ambedue i casi il piano deve essere pubblico, poi possono anche arrivare i privati». Quanto alla Fi-Pi-Li, «prima dateci la strada, poi parleremo del pedaggio».