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11 Giugno 2024Ascanio Piccolomini d’Aragona, Galileo Galilei, Teofilo Gallaccini
12 Giugno 2024di Pierluigi Piccini
Ora, e con tranquillità, due parole sulla campagna elettorale appena conclusasi a Piancastagnaio si possono fare. Abbiamo assistito a due modalità di affrontare i problemi profondamente diverse: una diversità già chiara nello stesso nome che le due liste hanno scelto. “È l’ora di Piano” appare molto laica e molto civica; “Oltre il Ponte”, per il richiamo che porta con sé, è fortemente ideologica, rivolta ad un passato sicuramente glorioso, ma difficilmente adattabile alla situazione pianese, in più per una elezione amministrativa. Un’ideologizzazione che ha pervaso da parte di Bagno e dei suoi candidati tutta la campagna elettorale. Tra l’altro con una forma di mascheramento civico che non ha convinto gli elettori. Mi domando, ma non sarebbe stato più semplice e anche più chiaro presentare il simbolo del Pd? Se tutto il mascheramento non ha poi rotto con le figure storiche di riferimento del partito della Schlein? Insomma, il ringiovanimento tentato, nei fatti non è riuscito perché confuso. E parliamo dell’ideologia, citando Jordi Gracia: “L’unico fantasma che oggi scorrazza per l’Europa è il disinganno per una sinistra che non fornisce una risposta ideologica ai disastri del presente”. Quindi, a dire tutta la verità, più di una ideologia vecchia abbiamo assistito a un’assenza di ideologia. Ma poi in una competizione amministrativa può essere questo l’unico – o quasi – punto di riferimento, accompagnato da una neo-ideologizzazione dell’atto amministrativo con un “decideremo insieme alla gente”? Punto giusto quanto astratto, ma poi chi vota vuol sapere al momento del voto cosa e chi vota per fare cosa: non è corretto rinviare a dopo le decisioni che riguardano la vita di una collettività. Lo dico con rammarico perché tale assenza di prese di posizione ha creato un vuoto alla discussione che, viceversa, poteva essere interessante e costruttiva. Tralascio gli attacchi personali, quelli mi interessano poco e poi dopo Camus ed Angi Vera non mi toccano più di tanto.
Di chi ha vinto parlo poco, mi preme solo sottolineare la differenza tutta incentrata sul da farsi. Contenuti dovuti ad una pratica di governo che non ha avuto bisogno di cambiare posizione all’ultimo momento per cercare di interpretare il sentire degli elettori, rimandando le scelte definitive: coerenza e obiettivi concreti. Situazioni, queste, che fanno di uno schieramento la matrice fortemente civica.
Voglio chiarire, scusandomi, un aspetto personale che poi tanto personale non è, perché mi sono schierato in questa campagna elettorale. Nel ‘93 con una parte del Pds facemmo la stessa cosa di ciò che è successo a Piancastagnaio nel 2014. Si ruppe un asse fortemente trasversale che interessava anche parti del Pds dell’epoca e che rappresentava un vero blocco alla possibilità di un ammodernamento e sviluppo di Siena. Ci furono resistenze, liste costruite da sinistra per contrastare l’affermarsi di tale rottura, inutilmente. Si ricorse anche ad altro, ma sarebbe lungo raccontare tutti quei passaggi. Ricordo solo che nel ‘93 entrò in vigore la legge sulla trasformazione del sistema bancario italiano e l’affermarsi delle Fondazioni bancarie. A Piano la rottura con un sistema di potere è avvenuta nel 2014 ed è innegabile che abbia prodotto risultati positivi: il paese ha ripreso dinamismo e ha fatto scelte concrete di governo della cosa pubblica che sono sotto gli occhi di tutti. Ebbene quella esperienza che ha un nome e un cognome, Luigi Vagaggini, andava e va consolidata non tanto per interessi di qualcuno, quanto per portare a termine un processo che non potrà non portare benefici a Piancastagnaio, la terra dei miei. Questo è quanto e la disponibilità data da parte mia va in questo senso. Vedremo in Consiglio comunale se si creeranno le condizione di un dialogo di merito, nel rispetto reciproco.