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10 Agosto 2024di Alessio Gaggioli
Di sondaggi, più o meno recenti e simili — per il loro sottofondo ammiccante nei toni — ce ne sono venuti in mente subito due appena letta la notizia della ricerca che Palazzo Vecchio ha avviato per conoscere «il sentiment dei fiorentini» sull’impatto che il turismo ha in città. Quello che nel 2020, l’allora sindaco Dario Nardella lanciò facendosi fotografare in Borg’unto con il panino del vinaino superstar: «Qual è la vostra schiacciata preferita?». O quello della città all’incanto che, sempre Palazzo Vecchio, portò avanti e in giro per il mondo con una brochure-sondaggio destinata a immobiliaristi, soggetti pubblici e privati interessati a mettere in vendita o a comprarsi i pezzi di Firenze dismessi. Nelle note del Comune l’operazione veniva definita «Marketing territoriale». Era il 2018 e questo giornale, già da qualche anno, lanciava allarmi sugli effetti dell’assalto a Firenze. Già era cominciata la fuga dei residenti, già era stato realizzato lo svuotamento dei servizi dal centro. Già intere strade erano diventate dormitori per turisti. Già c’erano palazzi svuotati e trasformati in resort. Già Borg’unto era Borg’unto. E presto, con l’accelerata decisiva nella fase del Covid, il cuore di Firenze avrebbe definitivamente seguito la sorte dei centri storici alla mercé di tour operator e grandi player diventando un mangificio e un grande albergo diffuso con tutti i costi economici e sociali sulle spalle dei superstiti residenti.Tutto è già successo e tutti gli effetti sono sotto i nostri occhi. Ora Palazzo Vecchio però fa il sondaggio con tanto di istituto di ricerca. Da un lato è necessario fare quello che non si è mai voluto fare: cioè raccogliere tutti i dati che riguardano il turismo in città per capire le reali dimensioni del fenomeno e magari per restituire qualcosa a chi Firenze la vive e se l’è vista portare via sotto il naso. Dall’altro sarebbe interessante capire cosa ha spinto il Comune a voler registrare soltanto adesso, ad assalto ormai completato «il sentiment dei fiorentini». Forse due scritte comparse sui muri contro i turisti? Noi speriamo di no, sarebbe semplicemente ridicolo. Le cause del malcontento dei fiorentini (non tutti certo visto che la sindaca Funaro, ex fedele assessora del sindaco uscente, ha vinto le elezioni seppur con un’astensione altissima al ballottaggio) sono nelle collezioni di questo giornale ma soprattutto nelle strade dove sono scomparsi e scompaiono giorno dopo giorno i negozi di vicinato; nei campanelli delle abitazioni sostituiti dalle pulsantiere, nei cumuli di rifiuti prodotti dagli airbnb che finiscono anche nella Tari di tutti i fiorentini. Eccetera eccetera. Cose arcinote. Tornare indietro alla Firenze pre Disneyland pare oramai un’impresa impossibile. Ancora di più se di fronte alle scritte sui muri anti turisti si mettono in campo misure di marketing politico come un sondaggio sul «sentiment». L’esito delle elezioni dimostra che a Firenze e in Italia difficilmente si vedranno manifestazioni di piazza come alle Canarie. La rendita in questo sempre più malandato Paese sembra essere — e da qualcuno è anche legittimata — l’unica via. Ma un sondaggio o il reiterato e ardito stop agli airbnb non cambieranno la vita ai superstiti dell’overtourism. Servono cose concrete che in parte stanno anche nelle promesse fatte in campagna elettorale: vero ascolto e politiche per favorire il ritorno della residenza e del commercio di vicinato (al netto degli effetti dell’ e-commerce). Ci vorrà del tempo, vedremo.
Ps: messaggio al neo presidente della Camera di commercio Massimo Manetti che non vuol sentire parlare degli effetti negativi dell’overtourism, ma governarlo. «Overtourism», sovraffollamento turistico. Nel significato c’è già tutto. Governarlo? Nessuno ha voluto o è stato in grado di farlo finora. Si deve combattere, con le buone e con le cattive.
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