«La Consulta ha già parlato chiaro, i minori vanno tutelati». È questa la prima reazione di Monica Amirante, presidente del Tribunale di sorveglianza di Salerno, quando legge le novità decise dal governo sul destino delle donne incinte che delinquono.
Che effetto le fa la stretta?
«Mi pare subito evidente che è stata abolita una norma di civiltà che trovava la sua ragion d’essere nell’esigenza di evitare l’ingresso e la permanenza dei minori in carcere».
Piantedosi vuole bloccare l’uso “sgradevole” della maternità.
«Dei casi limite ci sono stati, basti pensare a chi si è comportata come Sofia Loren nel film “Ieri, oggi e domani”. Ma, come c’insegnano i padri costituenti, nelle leggi bisogna sempre bilanciare gli interessi in gioco. E qui, di mezzo, possono esserci le vite dei minori».
Eh già, che dopo questa legge finiranno in galera.
«Dopo 15 anni di lavoro nel settore della sorveglianza, prima di cancellare la vecchia norma, avrei realizzato in numero sufficiente le case protette per le detenute madri, già previste in una legge fin dal 2011, ma realizzate solo in un paio di casi».
Bimbi innocenti con madri recidive vedranno le sbarre?
«Per fortuna vedo che resta il divieto del carcere per le donne incinte e con figli fino a un anno. Ma ciò non impedisce che, compiuto quell’anno, potrebbero finire in carcere».
Passare dall’obbligo del rinvio alla discrezionalità danneggia madre e figlio?
«La decisione resta nelle mani di noi magistrati di sorveglianza, ma è ovvio che siamo di fronte a un forte segnale politico che può far entrare in carcere bimbi che hanno appena compiuto un anno, se la madre è recidiva o vi sia il pericolo di nuovi reati».
Stanno scaricando su di voi ogni responsabilità?
«Assolutamente sì, anche se proprio nel nostro settore la discrezionalità è sempre stata considerata un valore. È un segnale politico come altri contenuti in questo pacchetto sicurezza per lanciare un messaggio rassicurante alla collettività».
Avrete paura di un’azione disciplinare?
«Un giudice che decide temendo questo non è degno di fare questo mestiere. Deve decidere solo studiando e secondo coscienza».
Per la senatrice Cecilia D’Elia “una norma di civiltà per donne e neonati” viene meno.
«Certo, come ha scritto più volte la Consulta ci sono casi in cui nel bilanciamento degli interessi dev’essere ritenuto primario quello del minore».