Il Punto 18/07/2023
19 Luglio 2023La maternità surrogata lacera il Pd Fuori dall’Aula per non spaccarsi
19 Luglio 2023«Sotto i 9 euro è sfruttamento Io e Conte? Ora mi interessa dare una identità chiara al Pd»
di Monica Guerzoni
La segretaria: non credo che Bonaccini farà una corrente
Elly Schlein a tutto campo, dall’appello per Patrick Zaki al salario minimo, dalla giustizia alle elezioni del 2024.
Segretaria, nel Pd i suoi avversari meditano di mandarla a casa se alle Europee non supererà di slancio il 20%. Le è chiaro, vero?
«Dopo il congresso abbiamo riportato il partito a essere la prima forza di opposizione, saldamente sopra il 20% e possiamo riconquistare la fiducia di tanti che si erano allontanati. Mi sembra un bel balzo in avanti, visto che partivamo dal 15%. Noi le Europee ci candidiamo per vincerle e siamo l’unica forza politica che non ha mai avuto ambiguità sull’Ue. Ricordo che quando Giorgia Meloni fondò anni fa il suo partito chiedeva l’uscita dall’euro».
Perché quando Meloni parla in Aula lei è spesso altrove? Non si sente a suo agio nei panni dell’anti Giorgia?
«Non interpreto il mio impegno come contro qualcuno, ma per una visione del Paese diversa. E comunque a ogni occasione di confronto che ho avuto con lei, in Parlamento e fuori, non sono arrivate le risposte di cui il Paese ha bisogno. Se una premier donna vuole sostenere tutte le altre donne servono misure come salario minimo e congedo paritario».
Meloni assicura che l’impegno per la liberazione di Zaki continuerà. Fiduciosa?
«Per chi si è sempre battuto per la liberazione è un verdetto scandaloso, una ingiustizia gravissima. Alla premier e al ministro Tajani chiedo di riferire in Aula. Battano un colpo e si attivino per ottenere la liberazione e la grazia».
La battaglia per il salario minimo è persa?
Addii e arrivi
Gli addii? Rispetto
la scelta, ma mi interessa soprattutto chi nel Pd
sta arrivando
«È inaccettabile che la destra volti la faccia da un’altra parte. Il salario minimo è una misura su cui le opposizioni hanno unito le forze per chiedere che non si scenda sotto i 9 euro l’ora, altrimenti è sfruttamento e non può essere legale. L’emendamento soppressivo non è un dispetto a noi, vuol dire calpestare i diritti di tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori che, dai dati Istat, sono poveri anche se lavorano».
Cosa farete quando la misura sarà bocciata?
«Continueremo a dare battaglia in Parlamento, ma credo dovremmo raccogliere firme in tutto il Paese. Il 75% delle italiane e degli italiani è favorevole».
Ma lei e Giuseppe Conte riuscirete mai a costruire l’alternativa alla destra?
«A me ora interessa rilanciare il Pd. Dopo il congresso siamo impegnati a ricostruire una identità chiara, coerente e a ricostruire una credibilità della nostra proposta. Poi continuiamo a essere molto unitari e a cercare convergenze con le altre forze che sono interessate a costruire l’ alternativa alla destra. Al salario minimo possono seguire le battaglie per la sanità pubblica e l’attuazione del Pnrr, occasione irripetibile per l’ammodernamento del Paese. Purtroppo rischiamo di perdere le risorse».
Sul Pnrr il governo smentisce ritardi.
«Il governo è in ritardo, è da nove mesi che parla di modifiche e da nove mesi non è in grado di presentarle al Parlamento e al Paese. Hanno già messo nero su bianco che la quarta rata, se arriverà, la vedremo nel 2024».
La raccolta firme
Sul salario minimo continueremo a dare battaglia, dando vita
a una raccolta firme
Il 75% degli italiani
è favorevole
La «pace fiscale» di Salvini divide il governo: è un altro condono?
«Noi abbiamo contato già 12 forme diverse di condono, purtroppo è un governo che strizza l’occhio a chi evade a danno dei contribuenti onesti, che pagano le tasse anche per chi non le paga».
Il 26 luglio voterete la mozione di sfiducia a Santanchè del M5S. Non rischiate solo di ricompattare la maggioranza?
«Abbiamo chiesto a Santanchè di dimettersi, in Italia e in Europa altri ministri si sono dimessi per fatti molto meno gravi. In Aula ha dichiarato cose false, non è accettabile. Quando la mozione arriverà, voteremo a favore».
C’è qualche aspetto del ddl Nordio su cui il Pd ha voglia di dialogare in Parlamento? O sperate che il Quirinale non lo promulghi?
«Ci batteremo per modificarlo e mi auguro che accettino di discuterne. La montagna ha partorito un topolino, mi pare difficile che quel ddl possa risolvere le criticità del funzionamento della giustizia. La maggioranza fatica a trovare la quadra, lo abbiamo visto con le smentite reciproche sul concorso esterno in associazione mafiosa».
Meloni, come lei, sarà oggi a Palermo per commemorare Borsellino, ma non andrà alla fiaccolata. E ha fatto bene la premier a stoppare Nordio, che voleva modificare il concorso esterno?
Su De Luca
L’iniziativa di Napoli
è stata un successo
Non sentirete mai da me una brutta parola
o un insulto
verso i dirigenti del Pd
«La preoccupazione è comprensibile, se si vuole andare a ritoccare strumenti come il concorso esterno che hanno una valenza giurisprudenziale nel contrasto alle mafie e che sin qui hanno dimostrato la loro efficacia. Si spacciano come liberali, ma poi nella maggioranza c’è chi vuole indebolire alcuni presidi di legalità e gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata, dall’innalzamento del tetto al contante, alle modifiche al codice degli appalti».
Per l’Anm la separazione delle carriere è un «pericolo per la democrazia». Condivide l’allarme?
«Il governo ha aperto uno scontro istituzionale molto pericoloso con la magistratura. Penso ci siano rischi in un sistema come il nostro, perché dove esiste la separazione delle carriere è modulata diversamente l’obbligatorietà dell’azione penale, principio cardine dell’uguaglianza. Nell’incapacità di dare risposte sul piano economico e sociale, il governo si sceglie un nemico al giorno. Rave party, migranti, comunità Lgbtq, green deal…».
Bonaccini teme che la rabbia di chi ha perso tutto per l’alluvione in Emilia-Romagna si riverserà sulle istituzioni, ha ragione?
«Dopo le passerelle delle prime settimane il governo non sta trovando le risorse per famiglie e imprese. Non ci sono stanziamenti e sulla nomina del commissario il governo ha perso un sacco di tempo. Sembrano più interessati alla conquista della Regione che alla ricostruzione».
Lei è attesa a Cesena alla convention di Bonaccini. Nascerà una corrente per ribaltare la sua segreteria?
«No, non ho questo timore. È normale che in un grande partito plurale convivano sensibilità diverse, ma è il motivo per cui facciamo i congressi. A me la responsabilità di tenere assieme il partito valorizzando il pluralismo, ma senza venire meno alla linea politica che ha vinto il congresso. Poiché Bonaccini aveva detto più volte di non voler creare nuove correnti, non penso sia questo il suo obiettivo».
Le divisioni interne
A me sembra invece
che il Pd stia dando
una bella
dimostrazione di unità
su tutti i temi,
dalla casa al lavoro
La svolta a sinistra fa soffrire cattolici e riformisti. Vi siete divise sulle armi, sulla gpa, sulla giustizia e se ne sono andati Fioroni, Marcucci, Borghi, Chinnici, Cottarelli, D’Amato. Come fermerà la grande fuga?
«A me sembra invece che il Pd, dalla Direzione nazionale, stia dando una bella dimostrazione di unità. Sulle campagne dell’estate militante, sanità, casa, lavoro, politiche industriali, clima, Pnrr e autonomia differenziata, il partito è unito e compatto. Rispetto le legittime scelte di riposizionamento di persone che fanno parte della classe dirigente, ma mi interessa soprattutto chi nel Pd sta arrivando».
A Napoli si è notata l’assenza dei De Luca, Enzo e Piero. Scissione in vista?
«Non sentirete mai da me una brutta parola o un insulto verso i dirigenti del Pd. Penso che l’iniziativa a Napoli contro l’autonomia differenziata di Calderoli sia stata un successo, l’accoglienza della città, dei giovani e della società civile è stata bellissima».