La Spagna rischia di tornare al voto. Le elezioni di domenica hanno avuto un esito molto meno netto di quanto previsto dagli ultimi sondaggi.
Mentre i Popolari, infatti, hanno portato a casa un ottimo risultato, ottenendo 136 seggi in parlamento, l’estrema destra di Vox non è andata altrettanto bene: cannibalizzata da Alberto Núñez Feijòo, che ha saputo bene raccogliere temi e toni del partito di Santiago Abascal, amico personale di Giorgia Meloni, Vox alla fine totalizza solo 33 seggi. Meno dei 52 del 2019, troppo pochi per ottenere la maggioranza insieme ai parlamentari, com’era sembrato in un primo momento.
Anche l’altra possibilità, quella di formare una sorta di Grande coalizione con i socialisti del premier uscente Pedro Sánchez sembra sfumare, anche perché il partito non solo ha retto il confronto con gli avversari di destra, ma addirittura ha migliorato la sua performance guadagnando due seggi in più rispetto ai 120 di quattro anni fa. Quarto partito – ma praticamente alla pari con il terzo, Vox – è Sumar, guidato dalla ministra del Lavoro Yolanda Díaz, che dal nulla ottiene 31 seggi. Anche in questa parte dell’arco parlamentare la maggioranza di 176 seggi resta un miraggio, nonostante, il fatto che Sánchez possa quasi sicuramente contare sulle formazioni locali galiziane, basche e catalane.
Resta da vedere cosa decideranno di fare gli indipendentisti catalani di Carles Puigdemont. Il leader non è attualmente disponibile a sostenere nessuno dei due grandi partiti, e in questo contesto una decisione simile significa condannare il paese allo stallo e, verosimilmente, alla ripetizione del voto. Una situazione simile si era già verificata nel 2015 e nel 2019, all’epoca tra le consultazioni erano passati appena sei mesi.