I metalmeccanici e la loro rappresentanza hanno un rapporto con la realtà che spesso non ha la politica. In questo momento chi legifera dovrebbe sostenerci trovando, nelle proposte che abbiamo avanzato, una piattaforma comune per contrattare con Stellantis e, poi, con l’Ue.
Carlos Tavares ha già messo lavoratori e politici nello stesso girone, definendovi “livorosi”.
Spero ci sia un difetto di traduzione della sua audizione. Tra i lavoratori c’è una profonda arrabbiatura, non livore. Sono più di dieci anni che gli operai di Stellantis e dell’indotto si sentono raccontare che ci sarebbe stata la piena occupazione e un aumento dei salari, ma alle parole non sono seguiti i fatti. Nei posti democratici come il nostro, l’arrabbiatura si trasforma in sciopero. La manifestazione di venerdì è fatta per costruire. Un’astensione dal lavoro che lancia un messaggio: contrattiamo a Palazzo Chigi.
L’ad di Stellantis continua a sostenere che sia tutta colpa della transizione.
Il problema in Italia è che non produciamo né endotermiche né ibride e nemmeno elettriche. Gli ho sentito dire che per produrre un milione di vetture dobbiamo avere un milione di clienti. Bene, ci dica se è in grado di mettere sul mercato auto che attirino i clienti. Mi sarei aspettato che dicesse lui qual è la strategia. Invece avanza richieste mentre Stellantis perde quote di mercato.
Sono credibili e risolutivi l’anticipo della 500 ibrida a Mirafiori e i nuovi modelli promessi negli altri siti?
La prova dei fatti è già iniziata e non sta dando risposte: la 500 ibrida non basta. A Melfi le soluzioni sono state posticipate, la gigafactory è rimandata sine die, i volumi di Atessa si sono contratti. A Pomigliano si proseguirà fino al 2029 con la Panda endotermica che però sarà in concorrenza con la Grande Panda, elettrica e ibrida, prevista in Serbia. Chiediamo un piano industriale, che comprenda ricerca e sviluppo. Qui non si producono auto mass market, ma solo premium e lusso; intanto questo Paese non ha più l’autonomia di ricercare e sviluppare nuovi prodotti.
Siete in disaccordo anche sulla chiusura ai cinesi?
La verità è che i gruppi europei si sono già organizzati: hanno stretto accordi con le loro case, proprio come Stellantis con Leapmotor, e producono in Ue. Non si fanno le analisi del sangue agli investitori, ma chiediamo che rispettino le leggi e i nostri contratti.
La richiesta di incentivi è corretta?
Serve un pacchetto straordinario dedicato alla transizione, in Italia e in Europa. Esiste un problema anche a Bruxelles, lo diciamo chiaramente, perché non basta stabilire obiettivi e dare incentivi, ma una programmazione negoziata con sindacati e aziende. Nessuno sta governando la transizione ma tutto è affidato al mercato, dove il più forte mangia il più debole. Mi ha colpito che Tavares non abbia mai parlato dei lavoratori e delle loro condizioni: negli ultimi dieci anni ne sono andati via più di 10 mila e gli altri vivono con gli ammortizzatori sociali.
Quanto tempo resta prima di una crisi irreversibile?
Il processo di deindustrializzazione è già in corso. Penso alla Lear, all’ex Gkn, a Denso e Bosch. La mappa delle crisi è vasta. Per compensare il calo dei volumi, bisogna alzare i salari: oggi gli operai non hanno i soldi per acquistare le auto che producono. Poi c’è il tema delle delocalizzazioni nella componentistica. Senza un ecosistema dell’auto, muore tutto. Palazzo Chigi si svegli.
A proposito, parla tutta la maggioranza ma non la premier Meloni.
Qualcuno pensa a vincere la gara dell’applausometro, intanto i problemi restano a noi e ai lavoratori. Ci serve un negoziato e l’unica che tace è proprio lei, alla quale chiediamo unitariamente da mesi di assumersi la propria responsabilità convocando Tavares, confrontandosi con le aziende della filiera. È in gioco il presente del lavoro e il futuro delle giovani generazioni, la presidente del Consiglio affronti la realtà.