L’Assemblea dei 5 stelle Dai tavoli al voto. Quesiti quorum, contratti
15 Novembre 2024Gianluca Grignani – La Fabbrica Di Plastica
15 Novembre 2024L’Europa divisa
Bruxelles
Resta granitico lo stallo sulle vicepresidenze della Commissione Von der Leyen al Parlamento Europeo, acuito ieri da un nuovo “incidente” che ha ulteriormente inasprito gli animi: i Popolari hanno votato insieme a tutta la destra (i Conservatori di cui fa parte Fdi, i Patrioti cui aderisce la Lega e l’estrema destra con i tedeschi dell’AfD) non solo per rinviare di un anno la legge Ue sulla deforestazione (le norme per garantire che i prodotti venduti in Ue non provengano da terreni disboscati), ma anche con modifiche nella sostanza. In un primo tempo, il voto doveva essere solo sul rinvio di un anno, come proposto già dalla Commissione Europea, ma ora l’approvazione degli emendamenti (il Ppe, almeno, ha ridotto di circa la metà i suoi) costringe a riaprire il tavolo negoziale con gli Stati membri, rinviando ulteriormente l’entrata in vigore. In soldoni, le modifiche di sostanza introducono una nuova categoria di Paesi che «non presentano alcun rischio». Quel che conta però resta il dato politico. Furibondi sono i socialisti e democratici (S& D) cui appartiene il Pd, che parlano di «grave passo indietro» e chiedono alla Commissione di ritirare il testo. «Per la prima volta – tuona anche l’eurodeputato dei liberali- macroniani di Renew, Pascal Canfin – il Ppe si allea con l’estrema destra per un testo legislativo. È il segnale di una crisi politica in Europa». La “maggioranza Ursula” esce «nuovamente sconfitta al Parlamento Europeo », giubila intanto, in una nota, la Lega. Con queste premesse, sulle vicepresidenze niente si muove. S& D ha ribadito ancora una volta che voterà no a Raffaele Fitto, la ragione è sempre la stessa: il rifiuto di accettare una vicepresidenza esecutiva per i Conservatori (di cui fa parte FdI), considerati di “estrema destra” e fuori del perimetro della “maggioranza Ursula”. Fitto, tra l’altro, ieri è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale, si legge in
una nota, «gli ha formulato gli auguri per l’incarico, così importante per l’Italia», assegnatogli. E un invito a superare le divisioni è giunto anche da Confindustria e dalla Cisl, con il leader Luigi Sbarra, oltre che da altre parti sociali e da politici come Renzi e Calenda.
Resta poi il problema numero uno, legato alla vicepresidente per Antitrust e Clima, la socialista spagnola Teresa Ribera. Ai Popolari spagnoli, non pare vero di mettere alla graticola Ribera, vice del premier Pedro Sanchez. Il Pp spagnolo l’accusa di responsabilità nella disastrosa gestione delle alluvioni nella regione Valencia (guidata proprio dai popolari). Il leader Ppe, Manfred Weber, frena, la soluzione è per ora temporeggiare, in attesa dell’audizione di Ribera di fronte al Parlamento spagnolo, iche avverrà solo il 20 novembre. Solo dopo, per i Popolari sarà possibile procedere al voto sul “pacchetto” di vicepresidenti.
E ancora bloccato è il terzo nodo, che riguarda il commissario “ordinario” (tutti gli altri sono passati senza problema la scorsa settimana) Oliver Varhely, ungherese orbaniano. Socialisti, Liberali e Verdi rifiutano di votarlo perché orbaniano (e membro dei Patrioti, di cui fa parte anche la Lega). Ma a che serve bocciarlo? Viktor Orbán manderebbe un altro suo fedelissimo.
La quadra si troverà, se si troverà, ormai solo la prossima settimana. La presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, nonostante tutto ostenta ottimismo. Il Parlamento Europeo, ha dichiarato ieri, «voterà sulla prossima Commissione il 27 novembre. C’è ancora tempo. Il Parlamento è pienamente impegnato a garantire l’insediamento della nuova Commissione. Questa è la nostra responsabilità e la prendiamo molto sul serio. Soprattutto quando guardiamo cosa sta succedendo nel mondo». E se l’accordo non ci sarà si slitterà ancora, a dicembre.