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31 Agosto 2024Inizia la stagione universitaria, si riapre il fronte alloggi: così attrarre nuovi iscritti è sempre più difficile
Jacopo Storni
Caro affitti per gli studenti, i rettori lanciano l’allarme. Con l’inizio della stagione universitaria, tornano i problemi per tanti studenti che non riescono a trovare casa — anzi, una stanza — a prezzi accessibili. L’attrazione turistica delle tre città universitarie toscane, Firenze, Pisa e Siena, contribuisce inevitabilmente ad innalzare il prezzo degli affitti. Secondo la recente indagine di Immobiliare.it, a Firenze i prezzi di affitto per una stanza singola sono aumentati del 16 per cento, si tratta del rincaro percentuale più alto d’Italia insieme con Napoli.
Una zavorra per l’Ateneo fiorentino: «Un primato ben poco invidiabile — commenta la rettrice dell’Università di Firenze Alessandra Petrucci — che richiede il massimo impegno possibile da parte nostra per riuscire ad attrarre studenti al di fuori del nostro territorio». L’appello di Petrucci è alle istituzioni: «Sfide così complesse non si possono affrontare da soli, ma solo con la collaborazione di un’ampia rete di soggetti istituzionali e di stakeholder», motivo per cui, ricorda, «abbiamo aperto un tavolo con Palazzo Vecchio che procede spedito anche con la nuova giunta Funaro. Da questo confronto sono scaturiti i passi in avanti verso la realizzazione del progetto “Lupi Student Hall” che considero estremamente incoraggianti». Ma non basta, viste le difficoltà degli studenti. «L’emergenza casa — aggiunge la rettrice — non può essere affrontato come tema a sé stante, ma come parte integrante di una riflessione sul diritto allo studio che può considerarsi garantito solo se si verificano alcune condizioni essenziali. Oltre agli alloggi penso a quell’insieme di servizi, dalle mense ai trasporti, dalle biblioteche agli spazi studio, che consentono a uno studente di poter intraprendere serenamente il suo percorso e di sentirsi parte integrante della comunità di cui fa parte».
Un allarme condiviso da Enza Pellecchia, prorettrice agli studenti dell’Università di Pisa, secondo cui «le ricchezze e le prospettive sono diverse: una direzione solo turistica rischia di impoverire le città, sia a livello economico che di intelligenze. Pisa è una città universitaria e per restare tale e continuare ad essere attrattiva deve avere lo spazio e le strutture per ospitare gli studenti che vogliono venire qua da tutto il mondo, come hanno sempre fatto per poi restare, io stessa ne sono un esempio e lo rivendico con orgoglio». Per indagare l’emergenza abitativa l’Università di Pisa avvierà uno studio, finanziato con una borsa di ricerca, proprio per approfondire cause e conseguenze di un cambiamento che sta spingendo gli studenti al margine della vita, e dell’economia, della città. «Bisogna allargare lo sguardo oltre il caro affitti — spiega Pellecchia — un fenomeno che noi possiamo contrastare con le risorse che abbiamo dedicato ai contributi per gli studenti, ma il problema è la scarsità della risorsa, i numeri di posti disponibili sono ogni anno più esigui, gli studenti vivono le stesse difficoltà che incontrano coppie e famiglie nel reperire un alloggio a lungo termine».
Un tema presente anche a Siena, dove il rettore Roberto Di Pietra, tende tuttavia a vedere il bicchiere mezzo pieno: «Se penso a Milano e Bologna si arriva a prezzi ben superiori, anche il doppio rispetto a noi». Ma Di Pietra non nasconde il problema, che riguarda anche l’Ateneo senese: «La situazione è un po’ critica ed è resa complessa dalla presenza sempre più evidente di Airbnb. Noi, dal canto nostro, stiamo proseguendo nella messa norma delle residenze universitarie. Entro gennaio un’altra dovrebbe tornare nella piena disponibilità, questo significa avere altri posti letto per chi rientra entro una certa soglia di reddito. In totale arriveremo intorno ai 1.100 posti letto disponibili». In realtà anche a Siena, come evidenzia il rettore, il dilagare degli affitti a breve termine ai turisti non riguarda solo l’università: «Noi abbiamo posto il problema, ma non so cosa possa fare l’amministrazione per contrastare questa tendenza. Abbiamo l’esempio di altre amministrazioni che hanno portato avanti politiche per frenare questa avanzata, ma non è così semplice. A rimetterci non sono solo gli studenti, ma tutti i cittadini».
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