In commissione bocciato un emendamento della sinistra. La destra minaccia votazioni a oltranza per rendere la maternità surrogata reato universale
ROMA — I figli di coppie omogenitoriali non possono essere trascritti all’anagrafe dai sindaci: la circolare del Viminale detta legge. La destra tiene il punto e blocca il blitz della sinistra in commissione Giustizia alla Camera per far ripartire le trascrizioni. L’opposizione prova a lanciare un segnale di apertura alle trascrizioni per i bimbi delle famiglie arcobaleno, con un emendamento alla proposta di legge di FdI che mira a punire la maternità surrogata come reato universale, ma la maggioranza boccia l’emendamento e tira dritto sulla sua strada, convinta che la gestazione per altri vada vietata e perseguita anche se fatta all’estero, rendendo il reato, appunto, universale. «Un obbrobrio giuridico», secondo i progressisti.
L’obiezione non ferma la destra, che anzi accelera. Nel pomeriggio di ieri annuncia una seduta notturna per approvare il testo, seduta sulla quale insiste Carolina Varchi, la deputata meloniana di ferro, portabandiera della proposta. È a quel punto che le opposizioni alzano barricate. Il responsabile diritti del Pd, Alessandro Zan, minaccia di fare ostruzionismo per tutta la notte. La destra ci ripensa e rinvia il voto in commissione di una settimana. Lo scontro è posticipato. Si dovranno votare ancora 14 emendamenti in commissione, poi la legge andrà in aula per il via libera. La scommessa di FdI e Lega è che la maternità surrogata diventi reato universale entro giugno.
L’opposizione ci prova, a far fallire la scommessa. Un emendamento soppressivo del testo, di Pd e +Europa, non passa per soli due voti di scarto (14 contro 12). A fare la differenza in favore del centrodestra è il voto irrituale del presidente della commissione, Ciro Maschio. «Una sgrammaticatura », la definiscono Zan, Riccardo Magi (+Europa), e i grillini. In genere il presidente di commissione proprio per il suo ruolo non vota. Però Maschio si difende: «Il risultato è stato di 14 voti contro l’emendamento soppressivo e di 12 a favore. Il mio voto, quindi, è risultato ininfluente. Ho votato per esprimere la mia posizione sui diritti, ma ho garantito imparzialità nella conduzione della seduta». Una riunione andata avanti a singhiozzo per la mancanza di deputati di maggioranza, impegnati altrove. Sul fronte dei progressisti risulta assente Francesco Bonifazi di Italia Viva, presente Enrico Costa di Azione, che spiega: «Ho votato a favore dell’emendamento soppressivo a titolo personale. Sono contrario dal punto di vista giuridico a questo testo». Denuncia Magi: «I partiti della maggioranza hanno nuovamente dimostrato l’analfabetismo giuridico che li caratterizza». Varchi da FdI contrattacca: «Avrebbero potuto fare una legge quando erano maggioranza di governo». Il punto per le opposizioni è che se sul reato universale sono tutte contrarie, sulla gestazione per altri il centrosinistra resta diviso.