Appaltopoli di Pozzuoli: arrestato il dem Nicola Oddati, l’ex coordinatore della segreteria Zingaretti
16 Gennaio 2024Norah Jones – Don’t Know Why
16 Gennaio 2024I valori in gioco
Venezia
Il Veneto va alla conta sul fine vita. A partire dalle 10.30 il Consiglio regionale sarà il primo, in Italia, a dibattere la proposta di legge d’iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito. La maggioranza e l’opposizione al provvedimento si giocano sul filo di lana, con schieramenti politici trasversali. Secondo i calcoli della vigilia, i voti a favore del testo potrebbero risultare prevalenti di poco: 27 0 26 a 24 o 25. Una prevalenza appunto trasversale, che vede il centrosinistra votare con Zaia e parte dei suoi. La novità riguarda soprattutto chi dice no: si tratta del centrodestra rimanente (Fdi compatta, Forza Italia, ma non tutta, una quota di leghisti e cosiddetti “zaiani”) e una consigliera del Pd. Verosimilmente, pur arrivando da esperienze politiche diverse, daranno voto contrario.
In particolare il provvedimento è destinato a provocare una spaccatura nel Carroccio, il partito del governatore. I 33 consiglieri leghisti, compresi quelli della lista del presidente, sarebbero così disarticolati: 15 contrari e 18 favorevoli, di cui 12 della lista Zaia e 6 della Lega. «Sarò in aula – annuncia Zaia – ma non sarà un voto politico, perché stiamo parlando di un tema etico. Il Consiglio regionale è chiamato a trattare una proposta di legge d’iniziativa popolare (oltre 9 mila le firme in calce all’iniziativa di “Liberi subito”, ndr). La legge non istituisce la pratica del suicidio assistito, perché esiste già in virtù di una sentenza già operativa, ma semplicemente stabilisce dei tempi nelle risposte».
La relatrice (a favore) sarà Sonia Brescacin, presidente della quinta Commissione consiliare, competente per le Politiche socio-sanitarie, “zaiana” della prima ora. L’approvazione della proposta di legge di iniziativa «darà la certezza giuridica – spiega il coordinatore regionale di Sinistra italiana, Marco De Pasquale – che non si ripeta in Veneto quanto già accaduto in altre regioni, cioè che le richieste di accesso
al suicidio medicalmente assistito, pur rispondendo agli stringenti requisiti previsti dalla Corte Costituzionale, si impantanino in una procedura non definita di verifica delle condizioni del malato».
Fibrillazioni trasversali
Le fibrillazioni attraversano coalizione e partiti. Elena Donazzan, Fdi e assessore regionale al lavoro, ha posto l’alto là. « Il Veneto rischia di essere la prima regione ad affrontare il tema del fine vita in un modo profondamente sbagliato. Il “suicidio medicalmente assistito” è un’aberrazione giuridica, etica, morale e sociale». Roberto Bet, consigliere regionale della Lega (Lista Zaia), anticipando che voterà contro, motiva la propria scelta con la non competenza in materia della Regione. « La Corte Costituzionale – ricorda – in una sentenza del 2016 ha dichiarato illegittima una legge regionale friulana che aveva tentato di introdurre delle norme sul fine vita, in particolare sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), quando la legge 219/17 non era ancora stata approvata. Direi che l’inciso della sentenza che riporto letteralmente non lasci spazio a dubbi interpretativi. “Una normativa in tema di disposizioni di volontà relative ai trattamenti sanitari nella fase terminale della vita – al pari di quella che regola la donazione di organi e tessuti – necessita di uniformità di trattamento sul territorio nazionale, per ragioni imperative di eguaglianza, ratio ultima della riserva allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia di ‘ordinamento civile’, disposta dalla Costituzione”. Detto questo – aggiunge Bet – potremmo chiuderla qua, ma volendo dare valore all’iniziativa popolare ci dobbiamo chiedere se la sentenza della Corte Costituzionale 242/19 abbia introdotto comunque un obbligo in capo al servizio sanitario di fornire l’aiuto al suicidio; non mi pare». Quindi, secondo Bet, usare questa base normativa per introdurre un nuovo livello essenziale di assistenza, pare una forzatura.
Tra opposizione e governo
Anna Maria Bigon, Pd, vicepresidente della Commissione consiliare
Sanità, si chiede, sull’onda di queste considerazioni: «C’è una vera e consapevole libertà quando non si ha accesso concreto alle cure palliative? Competenza della Regione è sicuramente quella di potenziare e garantire a tutte e a tutti le cure palliative necessarie che a oggi, in Veneto, raggiungono a malapena il 30% degli ammalati che ne hanno diritto». Da parte del Pd e del centrosinistra non si manifesta peraltro nessuna riserva a votare insieme a Zaia. E, guarda caso, proprio nel giorno in cui approda in aula parlamentare l’altro tema scottante, l’Autonomia, che vede la sinistra sul versante diametralmente opposto a quello di Zaia.
Dal ministero della Giustizia è intervenuto intanto anche il sottosegretario Andrea Ostellari, sempre della Lega. «Su questi temi – afferma – il nostro movimento garantisce la libertà di coscienza. Il presidente Zaia ha più volte spiegato come la pensa. Rispetto la sua posizione e comprendo che gli amministratori, trovandosi in prima linea, siano costantemente sollecitati a dare risposte».