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Ho letto con attenzione l’intervista del sindaco Fabio rilasciata alla Nazione, nonché la replica di Profeti su Sunto. Ebbene, la prima, nel vano tentativo di fare chiarezza, in realtà lascia il lettore in uno stato di confusione (vedremo perché). Profeti, viceversa, fa capire solo un passaggio dell’intervista criticandolo: la storia dell’articolo 85; tuttavia, a sua volta, tralascia la questione di fondo, non aiutando il lettore a capire ciò che è successo nella procedura che ha portato alla soppressione del Corteo storico. Che la nuova stesura dell’articolo 85, come afferma Profeti, non modifichi di fatto il dispositivo della stesura precedente (del 1952) è chiaro, come era chiaro ai componenti della commissione del regolamento del Palio del 2019. L’art. 85 aggiunge solamente, codificandoli, i comportamenti storicizzati che i vari addetti compiono nel momento dell’imbussolamento dei barberi nella famosa fiasca e nella successiva redazione della Mossa. Una rivisitazione che fa ordine, nulla di più. Non mi risultata che ci sia scritto che dopo la quarta contrada sia possibile annullare il Corteo storico. Si tratta di una fantasticheria che è nel pensare di molti senesi, ma che non risponde al vero. Se fosse così l’articolo 85 andrebbe in contraddizione con l’articolo 72, che dispone in maniera tassativa che il Corteo storico debba essere fatto in ogni caso. Quindi, una presunta contraddizione regolamentare? Assolutamente no! Perché nell’articolo 85 non è scritto nulla di ciò che il sindaco vorrebbe farci credere. Sono altresì convinto che, per la Fabio, non siano stati momenti facili, e che sia effettivamente rammaricata per ciò che è successo e della sincerità nel riconoscere l’errore compiuto. Ma, francamente, aver voluto correre il Palio all’ora canonica e non aver fatto il Corteo risulta incomprensibile. Nondimeno resta la gravità di quanto è successo, che non è soltanto un fatto legato all’applicazione di una norma regolamentare, ma porta con sé la storia di molti che vedono nel Corteo un momento per esserci, una testimonianza della propria appartenenza, quel procedere lento in avanti che torna comunque all’origine, momento di una identità collettiva a cui il singolo vuole partecipare (Hölderlin). Tutto ciò è accaduto e l’accadere rimane nel ricordo delle persone e nella storia del Palio. E dato che nessuno è tuttologo, farsi aiutare non è un peccato di lesa maestà con una accortezza, però: scegliere i consiglieri giusti e magari una commissione Palio aperta a degli esperti non sarebbe male. I vari sindaci che l’hanno utilizzata ne hanno tratto solo dei vantaggi.